Economia e finanza Politica Società

“Una nuova era per l’Europa”: la necessità della tripla transizione

Il Rapporto del Gruppo di Alto Livello sulle sfide economiche e sociali post-COVID, costituito dal Commissario UE per l’Economia Gentiloni, non ha avuto la risonanza mediatica che merita per lo scoppio della guerra in Ucraina, eppure uno dei possibili scenari indicati, qualora l’UE non intraprendesse la tripla transizione nelle aree del cambiamento climatico, della trasformazione digitale e dell’evoluzione sociale, è proprio quello della frammentazione in cui i conflitti, come quello in corso, potrebbero diventare più comuni e far precipitare l’UE in ulteriori crisi.

L’Europa si trova di fronte a un cambio di paradigma. Lo evidenziano le conseguenze della pandemia di COVID, la guerra che infuria in Ucraina e la crisi climatica sempre più pressante, resa ancora più evidente dalle evidenze emerse dall’ultimo Rapporto del Gruppo di Lavoro II dell’IPCC. Le decisioni politiche di oggi hanno il potenziale di inaugurare una nuova era per l’Europa o, all’opposto, di portare alla divisione, al conflitto e al degrado ambientale. Per intraprendere il giusto percorso, giocano un ruolo fondamentale la ricerca e la comprensione di come le decisioni prese oggi in ambito politico possano influenzare il futuro, anche nel medio e nel lungo termine. E centrale in questo processo è la creazione di scenari in grado di descrivere il mondo di domani sulla base delle decisioni di oggi.

A questo scopo, il Rapporto A New Era for Europe” del Gruppo di Alto Livello sulle sfide economiche e sociali post-COVID, costituito all’inizio del 2021 dal Commissario UE per l’Economia Paolo Gentiloni, esamina la possibilità di dare vita ad una nuova era per l’Europa e come possa sfruttare al meglio la ripresa dalla pandemia, perseguendo allo stesso tempo una crescita sostenibile e promuovendo la stabilità a livello globale.

Del Gruppo, composto da 8 membri, ha fatto parte il Professor Carlo Carraro, Rettore Emerito e Professore Ordinario di Economia Ambientale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Vice-Presidente e membro del Bureau dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC-WG III), Presidente della Commissione su Cambiamenti Climatici, Infrastrutture e Mobilità Sostenibili costituito presso il MIMS, nonché Membro del Comitato strategico della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), a cui si deve il capitolo relativo a “Costi macroeconomici.ed esigenze finanziarie della transizione alla neutralità carbonica dell’UE post-Covid”.

Il Rapporto osserva che le scelte politiche prese prima e durante la pandemia offrono un’indicazione di ciò che riserva il futuro, fornendo al contempo indicazioni per aiutare l’UE a intraprendere scelte mirate, che facciano tesoro del passato ed evitino la ripetizione di errori commessi in precedenza.

Per farlo, il primo passo è quello di immaginare un futuro ideale che richiederà una tripla transizione nelle aree del cambiamento climatico, della trasformazione digitale e dell’evoluzione sociale. Una volta delineato questo futuro, dovranno essere articolati i passi necessari per renderlo possibile, applicando una tassazione equa ed efficace, muovendo verso un’European Health Union (Unione della Salute), rafforzando il ruolo dell’Europa nel contesto mondiale e rendendo la governance dell’Unione adatta ai nuovi obiettivi.

E se non si intraprendesse il percorso verso questo futuro ideale?
L’alternativa sarebbe la frammentazione, e quello che si delineerebbe sarebbe un futuro in cui i conflitti, come quello che attualmente infuria in Ucraina, diventerebbero più comuni e farebbero precipitare l’UE in ulteriori crisi.

Alla base di ogni transizione efficace vi è la comprensione delle sfide finanziarie, politiche e ambientali da affrontare e la formulazione di raccomandazioni che ne garantiscano una gestione sicura.

A questo scopo, occorre anche assicurarsi che il settore privato e quello pubblico lavorino insieme per favorire lo sviluppo di innovazione nei campi green, digitale e sociale.

Esistono molti esempi di queste sinergie nel contesto europeo. Per quanto riguarda le iniziative del settore pubblico, l’UE può attingere alla propria esperienza e al successo del NextGenerationEU. Sul fronte privato, può essere decisivo promuovere gli investimenti rafforzando l’Unione Bancaria, muovendo verso un’Unione dei mercati dei capitali e fornendo incentivi che spingano gli attori privati a preferire investimenti a favore di una transizione climatica.

L’UE, attraverso una combinazione di scelte politiche e meccanismi di mercato, può aiutare il settore privato ad allontanarsi dalle fonti fossili, preferire le energie rinnovabili e le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio.

Per quanto riguarda le scelte politiche, si spazia da strumenti come il carbon pricing (dare un prezzo al carbonio), sussidi ben mirati, schemi assicurativi, incentivi per la ricerca e lo sviluppo, e altri tipi di standard e norme di settore.

Guardando alle condizioni di mercato, gli investimenti low-carbon saranno guidati dalla riduzione del costo delle tecnologie – dal fotovoltaico alle batterie -combinata con l’aumento (e con la volatilità) dei prezzi dei combustibili fossili.

Tema ancora una volta critico, data l’impennata subita dai prezzi dell’energia in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, la “transizione verde è anche il solo sistema definitivo a disposizione dell’UE per raggiungere la sicurezza energetica, la stabilità dei prezzi e una bolletta energetica più bassa nel lungo periodo”, si legge nel Rapporto.

Nel complesso, la risposta dell’UE alla pandemia può offrire un esempio per la definizione di nuove e future sinergie pubblico-private. E il rafforzamento delle istituzioni e della governance Europea, insieme all’efficienza nella fornitura di beni pubblici, può permettere di affrontare il tema delle disuguaglianze, favorendo maggiore prosperità e resilienza, elementi fondamentali per l’attuazione della tripla transizione: cambiamenti tecnologici; transizione energetica; evoluzione in capitale umano e competenze.

La capacità di guardare al futuro e di studiare le conseguenze della rosa di azioni possibili è una competenza chiave che il mondo della ricerca continua ad affinare e sulla quale il mondo della politica fa sempre più affidamento nei propri processi decisionali.

Il Rapporto “A New Era for Europe” esamina nello specifico gli impatti della pandemia di COVID e le sfide finanziarie, politiche e ambientali che ci attendono, delineando 3 scenari possibili: “Nuova Era”, “Business as Usual” e “Frammentazione e Conflitto”.

Nello scenario “Business as Usual” le cose continuano secondo le tendenze attuali, con modesti cambiamenti in termini di spesa sanitaria e di “rinverdimento” dell’economia. Questo scenario è paragonato al periodo successivo alla crisi finanziaria 2002-2008: all’indomani della recessione europea di quel periodo, gli unici cambiamenti fatti nell’UE riguardarono il settore finanziario, senza affrontare in modo significativo l’economia reale. L’equivalente, questa volta, sarebbe implementare solo riforme nell’ambito del settore sanitario senza cogliere l’opportunità offerta dalla pandemia di affrontare altre questioni fondamentali. Continuare con il business as usual aggraverebbe problemi di fondo come i cambiamenti climatici, le questioni legate alla globalizzazione e la disuguaglianza economica.

Al contrario, lo scenario “New Era” mostra come la crisi dovuta alla pandemia possa fornire lo slancio per un cambiamento. Questo scenario è paragonato a ciò che avvenne nel primo e nel secondo dopoguerra, quando “un nuovo ordine mondiale fu costruito sulle ceneri del vecchio, con una maggiore giustizia sociale concretizzata nello stato sociale”.

Anche se questo è uno scenario positivo, rimangono aperte alcune questioni sulla compatibilità tra crescita elevata, basse disuguaglianze e basse emissioni di carbonio. Mentre alcuni tecno-ottimisti credono che l’innovazione legata all’affrontare la sfida del clima e la trasformazione digitale saranno sufficienti, i critici indicano la necessità di attuare politiche di crescita limitata o addirittura di decrescita e ritengono che sarà inevitabile dover trovare un compromesso tra crescita economica e sostenibilità ambientale.

Infine, il terzo scenario coinvolge il conflitto e la frammentazione in tutta l’Unione, suggerendo la possibilità dell’emergere di una nuova crisi entro i prossimi dieci anni: “Una crisi diversa, che richiede nuovamente grandi somme di denaro pubblico ed erode ulteriormente la fiducia dei cittadini nei governi, già molto bassa nella maggior parte dei paesi dell’UE amplificata dai social media. Forse una crisi geopolitica con gravi conseguenze economiche – si legge nel Rapporto – Questo terzo scenario potrebbe anche essere descritto come ‘minaccioso’ o ‘catastrofico’ per le democrazie liberali e per l’integrazione dell’UE”. Queste parole ora suonano come una vera e propria premonizione del conflitto che si sta svolgendo in Ucraina.

Sia la pandemia che la guerra in Ucraina devono riunire l’UE e dare un senso di urgenza alla necessità di attuare la tripla transizione. Se ci si riuscirà, allora si prospetta una nuova era per l’Europa. In caso contrario, la frammentazione e il conflitto saranno inevitabili.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.