Biodiversità e conservazione Fauna

Uccelli europei: agricoltura intensiva driver principale del declino

Il più ampio studio mai realizzato sugli uccelli europei che ha preso in esame 170 specie in 20.000 siti in 37 anni per verificare gli impatti antropogenici del loro declino, ha rilevato che l’agricoltura intensiva con l’uso di pesticidi e fertilizzanti è di gran lunga il driver più rilevante rispetto ad urbanizzazione, cambiamenti climatici e riduzione manto forestale.

La biodiversità è esposta a crescenti pressioni a causa dei cambiamenti climatici e dell’uso del suolo. Ma come le specie rispondono a queste pressioni e quale sia la più dominante rimangono questioni controverse

Per valutare come gli uccelli abbiano risposto alle maggiori pressioni indotte dall’uomo, un folto gruppo di ricercatori di 28 Paesi europei, tra i quali gli italiani Elisabetta de Carli di FaunaViva, MITO2000, e Guido Tellini Florenzano di Dimensione Ricerca Ecologia Ambiente (DREAM) , coordinati dal Progetto Pan-European Common BirdMonitoring Scheme (PECBMS), hanno condotto il più ampio studio mai realizzato sugli uccelli in Europa, i cui risultati sono stati pubblicati il 15 maggio 2023 sulla PNAS con il titolo “Farmaland practices are driving bird population decline across Europe”.

Questo è il set di dati più completo mai assemblato che misura il contributo relativo di diverse metriche dei cambiamenti climatici e dell’uso del suolo sulle popolazioni di uccelli – ha sottolineato Stanislas Rigal, del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS) di Francia e principale autore dello Studio – Pensate: stiamo parlando di 170 specie monitorate in tutta Europa in 20.000 siti in 37 anni! “.

Un set di dati così vasto non sarebbe stato possibile senza i costanti sforzi di quasi 15.000 ornitologi esperti che si offrono volontari per contare gli uccelli sul campo ogni primavera – ha aggiunto Alena Klvaňová,responsabile del Progetto PECBMS – Meritano certamente il riconoscimento da parte di tutta la società europea per quanto fanno”.

I ricercatori hanno esaminato 4 principali pressioni antropogeniche:
– l’intensificazione dell’agricoltura, valutata sulla base dell’elevato uso di pesticidi e fertilizzanti;
– i cambiamenti climatici, con focus sulle temperature;
– il cambiamento nella copertura forestale;
– l’urbanizzazione.

Durante il periodo di studio (1980-2016), le specie di uccelli comuni europei hanno registrato complessivamente una perdita di circa un quarto (-25,4%), ma le specie tipiche dei terreni agricoli, come l’allodola europea, lo strillozzo, lo zigolo giallo o la passera mattugia sono stati i più colpiti, con una riduzione nello stesso periodo di oltre la metà (-56,8%).

Dall’analisi è emerso che l’agricoltura intensiva è stato il driver più importante del declino di molte popolazioni di uccelli comuni europei, soprattutto per quelli che si nutrono di insetti, mentre la loro risposta agli effetti dei cambiamenti climatici, della copertura forestale e dell’urbanizzazione è stata diversificata e specifica per specie. In particolare, diminuzioni sono state osservate negli uccelli dei boschi, in quelli che abitano nelle città, tra gli uccelli settentrionali che preferiscono il freddo e persino nelle specie di uccelli meridionali che preferiscono il caldo, sebbene la tendenza in quest’ultimo gruppo di uccelli sia ora decisamente al rialzo.

Un altro aspetto rilevante dello studio è la metodologia utilizzata:
I nostri risultati non si limitano a quantificare le correlazioni: il nostro quadro analitico rivela le risposte causali degli uccelli ai driver del cambiamento globale – ha aggiunto Rigal Come parte dello studio, ‘le pressioni e le abbondanze di uccelli’ sono state monitorate simultaneamente nello spazio e nel tempo, come in un ambiente sperimentale”.

Le pratiche agricole iniziarono a cambiare in modo significativo dopo la seconda guerra mondiale con politiche incentrate sull’aumento della produzione. Tuttavia, gli sforzi per aumentare la produzione, inclusa la nostra crescente dipendenza da pesticidi e fertilizzanti, hanno comportato un costo significativo per i nostri uccelli e altri animali selvatici e, in modo critico, per la salute generale dell’ambiente. 

I risultati non lasciano dubbi sull’effetto dannoso di pesticidi e fertilizzanti su molte specie di uccelli – ha sottolineato Vincent Devictor,ricercatoredell’Istituto di scienze dell’evoluzione di Montpellier(ISEM) e autore senior dello studio – Questo non è un problema locale, gli effetti dannosi si estendono a tutta l’Europa”. 

Secondo gli autori, l’importanza degli uccelli nell’ecosistema e il declino delle loro popolazioni evidenziano l’urgente necessità di ripensare il modello attuale di produzione alimentare.

In copertina: Lo strillozzo (Emberiza calandra) uccello tipico dei terreni agricoli in declino (foto: Aurélien Audevard)

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