Il Rapporto congiunto di FAO, IFAD, UNICEF, WFP e OMS sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (SOFI 2024), presentato in occasione della riunione della Task force per l’Alleanza globale contro la fame e la povertà del G20, evidenzia che per 3 anni consecutivi non c’è stato alcun progresso negli sforzi per conseguire l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2. Sconfiggere la fame e la malnutrizione.
Il mondo è completamente fuori strada per l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2. Sconfiggere la fame e la malnutrizione, dal momento che nel 2023 dopo 8 anni dall’Agenda ONU al 2030 su cui i Paesi si sono impegnati, una persona su 11 che ha sofferto la fame nel 2023, e tale livello è rimasto invariato per tre anni consecutivi, e più di una persona su 4 ridurrà la quantità e la qualità del cibo che consuma o salterà i pasti.
È l’amara constatazione sottesa al Rapporto di punta delle Nazioni Unite “The State of Food Insicurity and Nutrition in the World” (SOFI), redatto congiuntamente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che presenta gli aggiornamenti sulla sicurezza alimentare e sullo stato della nutrizione in tutto il mondo, comprese le ultime stime su costi e accessibilità economica per una dieta sana.
Il SOFI 2024 è stato presentato il 24 luglio 2024 a Rio de Janeiro in occasione della riunione della Task force per l’Alleanza globale contro la fame e la povertà del G20, presieduto dal Brasile.
“Oggi il mondo – ha sottolineato il Presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, intervenendo in apertura della riunione – produce cibo più che a sufficienza per sradicare la fame, quello che manca è creare le condizioni per l’accesso al cibo, mentre la spesa per gli armamenti è aumentata del 7% nell’ultimo anno, raggiungendo i 2,4 trilioni di dollari”.
Il SOFI 2024 evidenzia come, nonostante alcuni progressi in settori specifici, come il ritardo della crescita e l’allattamento esclusivo al seno, un numero allarmante di persone continua a trovarsi ad affrontare insicurezza alimentare e malnutrizione, poiché i livelli di fame nel mondo hanno raggiunto un plateau per tre anni consecutivi, con almeno 733milioni di persone denutrite nel 2023, circa 152 milioni in più rispetto al 2019.
Le tendenze regionali variano in modo significativo: la percentuale della popolazione che soffre la fame continua ad aumentare in Africa (20,4%), rimane stabile in Asia (8,1%), sebbene rappresenti ancora una sfida significativa poiché la regione ospita più della metà di coloro che soffrono la fame nel mondo, e mostra progressi in America Latina (6,2%). Dal 2022 al 2023, la fame è aumentata nell’Asia occidentale, nei Caraibi e nella maggior parte delle sotto-regioni africane.

Se le tendenze attuali continueranno, circa 582 milioni di persone saranno cronicamente denutrite nel 2030, metà delle quali in Africa, avvertono le Agenzia ONU. Questa proiezione assomiglia molto ai livelli osservati nel 2015, quando furono adottati gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, segnando una preoccupante stagnazione nei progressi.
“Un futuro senza fame è possibile se riusciamo a mobilitare le risorse e la volontà politica necessarie per investire in soluzioni comprovate a lungo termine – ha affermato Cindy McCain, Direttrice esecutivo del WFP – Invito i leader del G20 a seguire l’esempio del Brasile e a dare priorità a un’azione globale ambiziosa contro la fame e la povertà. Abbiamo le tecnologie e il know-how per porre fine all’insicurezza alimentare, ma abbiamo urgente bisogno di fondi per investire in esse su larga scala. Il WFP è pronto a intensificare la collaborazione con governi e partner per affrontare le cause profonde della fame, rafforzare le reti di sicurezza sociale e supportare lo sviluppo sostenibile in modo che ogni famiglia possa vivere dignitosamente“.
I risultati chiave del Rapporto
– L’accesso al cibo adeguato resta sfuggente per miliardi di persone. Nel 2023, circa 2,33 miliardi di persone in tutto il mondo hanno dovuto affrontare un’insicurezza alimentare moderata o grave, un numero che non è cambiato in modo significativo dalla forte ripresa del 2020, durante la pandemia di COVID-19. Tra queste, oltre 864 milioni di persone hanno sperimentato un’insicurezza alimentare grave, restando senza cibo per un giorno intero o più a volte. Questo numero è rimasto ostinatamente alto dal 2020 e mentre l’America Latina mostra miglioramenti, persistono sfide più ampie, soprattutto in Africa, dove il 58% della popolazione ha una moderata o grave insicurezza dal punto di vista alimentare.
– Anche la mancanza di accesso economico a diete sane rimane un problema critico, che colpisce oltre un terzo della popolazione mondiale. Con nuovi dati sui prezzi dei prodotti alimentari e miglioramenti nella metodologia utilizzata, la pubblicazione rivela che oltre 2,8 miliardi di persone non erano in grado di permettersi una dieta sana nel 2022. Questa disparità è più pronunciata nei Paesi a basso reddito, dove il 71,5% della popolazione non può permettersi una dieta sana, rispetto al 6,3% nei Paesi ad alto reddito. In particolare, il numero è sceso al di sotto dei livelli pre-pandemia in Asia, nel Nord America e in Europa, mentre è aumentato sostanzialmente in Africa.
– Sebbene siano stati fatti progressi nell’aumentare i tassi di allattamento esclusivo al seno tra i neonati al 48%, raggiungere gli obiettivi nutrizionali globali sarà una sfida. La prevalenza di basso peso alla nascita è stagnante intorno al 15% e il ritardo della crescita tra i bambini sotto i cinque anni, pur scendendo al 22,3%, non è ancora in grado di raggiungere gli obiettivi. Inoltre, la prevalenza di deperimento tra i bambini non ha visto miglioramenti significativi mentre l’anemia nelle donne di età compresa tra 15 e 49 anni è aumentata.
“La malnutrizione influisce sulla sopravvivenza, la crescita fisica e lo sviluppo cerebrale di un bambino – ha sottolineato la Direttrice esecutiva dell’UNICEF, Catherine Russell – I tassi globali di arresto della crescita infantile sono diminuiti di un terzo, ovvero di 55 milioni, negli ultimi due decenni, dimostrando che gli investimenti nella nutrizione materna e infantile danno i loro frutti. Tuttavia, a livello globale, un bambino su quattro sotto i cinque anni soffre di denutrizione, il che può causare danni a lungo termine. Dobbiamo aumentare urgentemente i finanziamenti per porre fine alla malnutrizione infantile. Il mondo può e deve farlo. Non è solo un imperativo morale, ma anche un solido investimento per il futuro“.
– Al contempo, le nuove stime dell’obesità adulta mostrano un aumento costante nell’ultimo decennio, dal 12,1% (2012) al 15,8% (2022). Le proiezioni indicano che entro il 2030 il mondo avrà più di 1,2 miliardi di adulti obesi. Il doppio fardello della malnutrizione, la coesistenza di denutrizione insieme a sovrappeso e obesità, è aumentato anche a livello globale in tutte le fasce d’età. La magrezza e il sottopeso sono diminuiti negli ultimi due decenni, mentre l’obesità è aumentata notevolmente.
Queste tendenze sottolineano le complesse sfide della malnutrizione in tutte le sue forme e l’urgente necessità di interventi mirati, poiché il mondo non è sulla buona strada per raggiungere i 6 obiettivi nutrizionali globali che entro il 2025 mirano a:
– conseguire una riduzione del 40% del numero di bambini sotto i 5 anni che soffrono di ritardo della crescita;
– conseguire una riduzione del 50% dell’anemia nelle donne in età riproduttiva;
– conseguire una riduzione del 30% del basso peso alla nascita;
– garantire che non vi sia un aumento del sovrappeso infantile;
– aumentare il tasso di allattamento esclusivo al seno fino ai 6 mesi almeno del 50%;
– ridurre e mantenere il deperimento infantile a meno del 5%.
“I progressi che abbiamo fatto nel ridurre l’arresto della crescita e migliorare l’allattamento esclusivo al seno dimostrano che le sfide che affrontiamo non sono insormontabili – ha affermato il Direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus – Dobbiamo usare questi progressi come motivazione per alleviare la sofferenza che milioni di persone in tutto il mondo sopportano ogni giorno a causa della fame, dell’insicurezza alimentare, delle diete non sane e della malnutrizione. L’investimento sostanziale richiesto in cibo sano, sicuro e prodotto in modo sostenibile è di gran lunga inferiore ai costi per le economie e le società se non facciamo nulla“.
L’insicurezza alimentare e la malnutrizione stanno peggiorando a causa di una combinazione di fattori, tra cui la persistente inflazione dei prezzi alimentari che continua a erodere i guadagni economici per molte persone in molti paesi. I principali fattori come conflitti, cambiamenti climatici e crisi economiche stanno diventando più frequenti e gravi. Questi problemi, insieme a fattori sottostanti come diete sane non accessibili, ambienti alimentari non sani e disuguaglianze persistenti, si stanno verificando simultaneamente, amplificando i loro effetti individuali.
Finanziamenti per porre fine alla fame
Il tema del rapporto di quest’anno, “Finanziamenti per porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e a tutte le forme di malnutrizione“, vuole sottolineare che il raggiungimento dell’Obiettivo 2. Fame Zero richiede un approccio multiforme, che includa la trasformazione e il rafforzamento dei sistemi agroalimentari, il contrasto alle disuguaglianze e la garanzia di diete sane accessibili e a prezzi accessibili per tutti. C’è bisogno di finanziamenti maggiori e più convenienti, con una definizione chiara e standardizzata di finanziamenti per la sicurezza alimentare e la nutrizione.
Le politiche trasformative possono costare miliardi di dollari, ma “il costo del non finanziamento ammonterebbe facilmente a migliaia di miliardi”, ha avvertito l’ONU, dopo che il Rapporto “The State of Food and Agriculture” (SOFA 2023) aveva evidenziato come i costi nascosti degli attuali sistemi agroalimentari sulla salute pubblica, sull’ambiente e sulla società ammontino ad almeno 10 trilioni di dollari all’anno.
“Trasformare i sistemi agroalimentari è più critico che mai, poiché ci troviamo di fronte all’urgenza di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro sei anni – ha sottolineato il Direttore generale della FAO, QU Dongyu – La FAO resta impegnata a sostenere i paesi nei loro sforzi per sradicare la fame e garantire la sicurezza alimentare per tutti. Collaboreremo con tutti i partner e con tutti gli approcci, inclusa la Global Alliance contro la fame e la povertà del G20, per accelerare il cambiamento necessario. Insieme, dobbiamo innovare e collaborare per costruire sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili, in grado di resistere meglio alle sfide future per un mondo migliore“.
Il rapporto sottolinea che il divario di finanziamento richiede soluzioni innovative ed eque, in particolare per i paesi che devono far fronte a livelli elevati di fame e malnutrizione, aggravati dagli impatti climatici. I paesi che hanno più bisogno di maggiori finanziamenti affrontano sfide significative nell’accesso. Tra i 119 paesi a basso e medio reddito analizzati, circa il 63% ha un accesso limitato o moderato ai finanziamenti. Inoltre, la maggior parte di questi paesi (74%) è colpita da uno o più fattori importanti che contribuiscono all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione. Sforzi coordinati per armonizzare i dati, aumentare la tolleranza al rischio e migliorare la trasparenza sono essenziali per colmare questa lacuna e rafforzare i quadri globali di sicurezza alimentare e nutrizione.