Secondo i dati dell’ENEA sul sistema energetico italiano, nei primi sei mesi dell’anno sono salite le emissioni di CO2 e sono calate le fonti rinnovabili, mentre al contempo sono aumentati i consumi energetici e le importazioni di gas, mettendo in salita il percorso per la decarbonizzazione dell’economia e in difficoltà il raggiungimento degli obiettivi UE al 2030.
Lo scenario energetico nazionale dei primi sei mesi del 2017 vede l’incremento dei consumi finali di energia (+1,6%) dei consumi finali di energia nei primi sei mesi del 2017; un aumento delle emissioni di anidride carbonica (+1,9%) con il conseguente rallentamento del percorso di decarbonizzazione; si accresce il peso del gas nel mix energetico (38%); e il calo del 7% delle fonti rinnovabili.
Questo è quel che emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, curato dall’Unità Studi e Strategie dell’ENEA.
Anche se le ragioni di tale quadro, foriero di un arduo percorso che attende il Paese per raggiungere gli obiettivi UE al 2030, vengono spiegate dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, rispettivamente con la ripresa economica, con fattori legati alla perdurante siccità che ha ridotto notevolmente il contributo dell’idroelettrico, con un forte aumento della domanda di gas (che è pur sempre un nemico del clima) da parte del termoelettrico che ha fatto meno ricorso ai combustibili fossili e della relativa aumentata offerta che ha permesso maggiori importazioni (+10%), non è di certo con questi costi che si deve uscire dalla crisi.
Non è “fare di più con meno” la parola d’ordine lanciata nel 2012 dalla Commissione UE?
E il decoupling ovvero il disaccoppiamento tra crescita economica e consumo di risorse-energia non è il mantra della Tabella di marcia della Strategia faro dell’Europa efficiente nell’uso delle risorse e del 7° Programma d’azione europeo per l’Ambiente?
Francesco Gracceva, l’esperto ENEA che ha coordinato l’Analisi, ha osservato che “Questi fattori hanno determinato un nuovo peggioramento dell’indice ISPRED che misura l’andamento di sicurezza, prezzi e decarbonizzazione nel nostro Paese. Se nel primo trimestre 2017 abbiamo rilevato un calo dell’indice del 10% su base annua, ora siamo a -17%, con -4% rispetto al trimestre precedente“.
L’ ISPRED è l’acronimo del trilemma energetico (Indice Sicurezza energetica, Prezzo Energia e Decarbonizzazione), messo a punto dall’ENEA, può variare tra un valore minimo pari a zero (elevata criticità) e un valore massimo pari a 1 (elevato soddisfacimento del trilemma).
L’Indice è costituto dalla combinazione di un insieme di indicatori riconducibili alle tre dimensioni considerate, che hanno pari peso nel calcolo del valore dell’indice. Per ciascuna delle tre dimensioni sono stati considerati diversi indicatori, ai quali sono stati assegnati differenti pesi nel calcolo del contributo di ciascuna dimensione al valore complessivo dell’indice. segnala un peggioramento sul lato sicurezza sia degli indicatori del sistema elettrico che del gas, in uno scenario che negli ultimi anni ha visto riemergere alcune fragilità del passato.
“Il nuovo peggioramento del 14% per effetto principalmente del prezzo del gasolio che, seppur in discesa, risulta il più caro dell’intera Ue (“primato negativo” in condominio con la Svezia e legato alla diminuzione della fiscalità in altri Paesi membri) – ha proseguito Gracceva – Allo stesso tempo, aumentano i prezzi dell’energia elettrica per le piccole imprese (+1,3% del II trimestre con una stima di +3,7% nel III trimestre 2017) e del gas per le piccole utenze (+9% nel I semestre.
Il nuovo peggioramento è legato in particolare all’aumento delle emissioni, il terzo consecutivo dopo il +5% del IV trimestre 2016 e il +2,5% del I trimestre 2017.
In questo scenario gli obiettivi europei di riduzione dei gas serra al 2020 restano comunque a portata di mano, ma il cambiamento della traiettoria di decarbonizzazione a partire dal 2015 rende più problematico il raggiungimento degli obiettivi al 2030″.