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11,5 miliardi di euro: SAD che l’Italia ha elargito al settore energetico

SAD che Italia ha elargito al settore energetico

Il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, previsto dal “Collegato ambientale” e diffuso dal Ministero dell’Ambiente, ha individuato le aree e le misure per una riforma fiscale che elimini rapidamente i sussidi ambientalmente dannosi (16 miliardi di euro) e migliori l’efficacia e l’efficienza di quelli ambientalmente favorevoli, indirizzando consumatori e produttori a riorientare le proprie scelte di consumo e d’investimento.

Secondo quanto previsto dall’art. 68 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali“, (il cosiddetto “Collegato Ambientale” alla Legge di Stabilità 2014), che ne aveva disposto l’istituzione presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stato pubblicato online sul sito del MATTM il “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli 2016“.

Tali sussidi sono intesi nella loro definizione più ampia e comprendono, tra gli altri, “gli incentivi, le agevolazioni, i finanziamenti agevolati, le esenzioni da tributi direttamente finalizzati alla tutela dell’ambiente“, definizione che collima con quella dell’OCSE, ampiamente condivisa dalla maggior parte della comunità scientifica.

Si tratta prima di tutto di identificare i sussidi, di capirne struttura e obiettivi, di riesaminarne la validità, l’efficacia e l’efficienza, spesso numerosi anni dopo la loro introduzione – scrive in premessa il Ministro Gian Luca Galletti – In pochi casi, si tratta di situazioni di privilegio che non hanno più ragione di esistere. Non pochi sussidi hanno tuttavia tuttora valide motivazioni economiche e sociali. Ma andranno rivisti affinchè non siano ragione di effetti ambientali negativi. È infatti difficilmente comprensibile per l’opinione pubblica, per i cittadini, per la comunità scientifica, per gli esperti delle organizzazioni ambientaliste, come delle imprese, che si utilizzino fondi dello stato (attraverso spese dirette) o che si rinunci a fondi dello stato (attraverso spese fiscali, vale a dire agevolazioni, esenzioni o riduzioni) per incoraggiare attività economiche, che abbiano un impatto negativo per l’ambiente“.

A livello di classificazione, il Catalogo suddivide i sussidi in due principali categorie: sussidi diretti (leggi di spesa) e spese fiscali (sussidi indiretti); restano al momento esclusi i sussidi impliciti.

Il Catalogo ha lo scopo di sostenere il Parlamento e il Consiglio dei Ministri nella definizione delle politiche ambientali tese ad accogliere le raccomandazioni comunitarie e internazionali. Questa prima edizione ha come obiettivo principale l’individuazione dei sussidi ambientalmente rilevanti e valutati dal Gruppo di lavoro in SAF (Sussidio Ambientalmente Favorevole), SAD (Sussidio Ambientalmente Dannoso) o incerti, valutazione quest’ultima attribuita nei casi in cui, al momento, vi è una difficoltà a stabilire l’effetto dell’impatto ambientale ad esso associato (negativo o positivo), rinviando un loro approfondimento alle successive edizioni del Catalogo.

Il Catalogo verrà infatti aggiornato, arricchito e possibilmente completato, a seguito degli approfondimenti e delle collaborazioni attivate, entro il 30 giugno di ogni anno.

Inoltre, il Catalogo ha previsto l’individuazione di alcuni sussidi che, sebbene non ambientalmente rilevanti e quindi neutrali dal punto di vista ambientale (SAN), sono considerati di interesse perché con una loro piccola modifica o integrazione, possono facilmente trasformarsi in SAF.

Il Catalogo analizza i sussidi suddivisi per i diversi settori: agricolturaenergiatrasportiIVA altri sussidi, considerando sia le spese fiscali sia i sussidi diretti, con riferimento agli effetti finanziari al 2016.

Il Catalogo dei sussidi si pone come utile strumento:
a) per individuare l’area di intervento per una possibile riforma della fiscalità generale, in applicazione del PPP (il “principio chi inquina paga“) che migliori il funzionamento del mercato;
– b) per individuare misure che contribuiscano a una riforma fiscale ambientale (riduzione della pressione fiscale che grava sul fattore produttivo lavoro e sulle imprese con il contestuale recupero di gettito mediante forme di fiscalità ambientale che colpiscano consumi e produzioni dannosi per l’ambiente);
c) e, soprattutto, volto a individuare aree di riduzione delle spese fiscali in generale.

Dal Catalogo emergono questi i suggerimenti di policy:

– la necessità di un’attività di “verifica d’impatto ambientale dei sussidi”, anche in fase di predisposizione delle misure fiscali o di spesa (valutazione ex ante);

– un allineamento all’aliquota “normale” dell’IVA per i beni dove l’agevolazione – riducendo lo stimolo di prezzo a consumi più efficienti di prodotti con effetti ambientali particolarmente dannosi – determina un impatto distorsivo;

– l’applicazione di requisiti ambientali ai sussidi per migliorare il loro livello di merito ambientale, favorendo una loro eventuale futura evoluzione in sussidi favorevoli per l’ambiente;

– trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente, assicurando la neutralità fiscale quale strumento di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro.

Al momento non è stato possibile includere nell’analisi perlomeno i seguenti sussidi:
– le esenzioni e agevolazioni fiscali di recente adozione;

– i fondi strutturali utilizzati nei Programmi Operativi Nazionali (PON) e nei Programmi Operativi Regionali (POR);
– i sussidi diretti (misure di spesa) di competenza degli altri Ministeri, ivi inclusi quelli erogati attraverso le Regioni;

– i sussidi diretti autonomamente erogati dalle Regioni e dagli Enti Locali;

– e, come sopra anticipato, i cosiddetti sussidi impliciti.

Essi saranno oggetto di approfondimento e valutazione nelle prossime edizioni del Catalogo.

Mi auguro – conclude il Ministro Galletti – che questo primo Catalogo possa contribuire ad aiutare Parlamento e Governo, con il consenso convinto di produttori e consumatori, ad avviare un processo, progressivo nei tempi, ma rapido nei modi, di eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, così come ci richiede la comunità scientifica e la comunità internazionale“.
Che è anche il nostro auspicio, visto che il Catalogo stima che i SAD costino circa 16 miliardi di euro, di cui ben 11,5 miliardi al solo comparto energetico!

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