Secondo la Corte dei Conti europea che ha sottoposto a verifica l’efficacia dei sostegni finanziari ad eolico e fotovoltaico per il conseguimento dei valori-obiettivo di energia da fonti rinnovabili, il significativo rallentamento degli investimenti rischia di compromettere l’obiettivo del 20% al 2020, oltre che rendere estremamente improbabile quello del 32,5% al 2030.
Secondo la Relazione speciale “Produzione di energia elettrica da impianti eolici e solari: sono necessari interventi significativi per conseguire i valori-obiettivo che l’UE si è prefissata”, per conseguire i valori-obiettivo prefissati al 2020 dalla Direttiva 2009/28/CE. in termini di energia da fonti rinnovabili, l’UE dovrà adottare misure significative.
Sebbene sia il settore dell’energia eolica che quello dell’energia solare abbiano fatto registrare una forte crescita dal 2005, la Corte ha rilevato che vi è stato un rallentamento a partire dal 2014, tanto che per la metà degli Stati membri raggiungere gli obiettivi resterà una sfida significativa.
“Gli Stati membri hanno incentivato gli investimenti in impianti eolici e solari, ma il modo in cui hanno ridotto il sostegno ha scoraggiato potenziali investitori e ha rallentato la loro diffusione – ha affermato George Pufan, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – Il rallentamento nel passaggio alla produzione di energia elettrica da rinnovabili comporta il rischio che il valore-obiettivo dell’UE al 2020 possa non essere raggiunto”.
L’UE ambisce a produrre da fonti rinnovabili, entro la fine del 2020, un quinto dell’energia che consuma a fini di riscaldamento, raffrescamento, trasporto e per energia elettrica. In effetti, tra il 2005 e il 2017 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nell’UE è raddoppiata, passando da circa il 15 % a quasi il 31 %. I settori eolico e solare fotovoltaico attualmente forniscono la quota maggiore di energia elettrica prodotta usando fonti rinnovabili, e la diminuzione dei costi li rende un’alternativa sempre più concorrenziale alla combustione dei combustibili fossili.
Tra il 2007 e il 2020 l’UE, tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione, ha messo a disposizione circa 8,8 miliardi di euro per progetti relativi a energia da fonti rinnovabili, di cui circa 972 milioni di euro per investimenti in impianti eolici e 2,9 miliardi di euro per investimenti in impianti a energia solare. I regimi di sostegno, in genere, hanno offerto prezzi di vendita garantiti, premi supplementari o introiti aggiuntivi tramite certificati negoziabili.
C’è da osservare che in vista della scadenza del 2020, la Commissione UE con la Direttiva 2018/2001 ha definito nuove regole per la promozione delle fonti rinnovabili, al fine di incentivarne un uso sempre più diffuso, abbandonando per il 2030 i target nazionali per il valore obiettivo per l’insieme dell’UE, che tra le altre misure, riporta le disposizioni per fissare i regimi di sostegno.
Nel nuovo bilancio, per il periodo 2021-2027 la Commissione ha proposto di mettere a disposizione circa 71,8 miliardi di euro per interventi che sostengano gli obiettivi climatici, tra i quali rientra la promozione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Gli auditor della Corte si sono recati in Germania, Grecia, Spagna e Polonia per verificare se il sostegno finanziario alla produzione di energia elettrica mediante impianti eolici e solari sia stato efficace, rilevando che, in diversi casi, i primi regimi di sostegno erano stati eccessivamente sovvenzionati, risultando in prezzi dell’energia elettrica più alti e maggiori disavanzi pubblici. Dopo il 2014, quando gli Stati membri alla fine hanno ridotto il sostegno finanziario per alleggerire l’onere gravante sui consumatori e sui bilanci nazionali, la fiducia degli investitori è diminuita e si è verificato un rallentamento del mercato.
La Corte ha riscontrato che i vincoli di pianificazione del territorio hanno costituito un limite significativo allo sviluppo di nuovi progetti eolici sia in Germania che in Polonia: “La sfida per gli stati membri consiste nell’attuare disposizioni che tutelino zone urbane e riserve naturali, consentendo al contempo la diffusione dell’energia eolica e fotovoltaica”.
Secondo gli auditor della Corte, bisognerebbe ridurre la lunghezza delle procedure amministrative ed eliminare le carenze riscontrate nelle reti. La Commissione UE a sua volta dovrebbe esortare gli Stati membri a sostenere l’ulteriore diffusione dell’energia da fonti rinnovabili organizzando aste per assegnare capacità aggiuntiva, promuovendo la partecipazione dei cittadini e migliorando le condizioni di tale diffusione.

La Corte ha inoltre rilevato che nel 2017, la metà degli Stati membri aveva già raggiunto o era in procinto di raggiungere i propri valori-obiettivo per il 2020, ma avverte che per la restante metà saranno necessari considerevoli sforzi per raggiungere i valori-obiettivo per il 2020, anche perché sussistono molti dubbi sul fatto che gli sforzi di chi ha raggiunto traguardi elevati in materia di energia da fonti rinnovabili siano sufficienti a compensare gli sforzi insufficienti degli altri al fine di conseguire il valore-obiettivo per l’insieme dell’UE.
L’Italia ha già raggiunto il suo obiettivo al 2020 e per quello al 2030 ha predisposto il suo Piano integrato energia e clima (PNEC) su cui la Commissione UE ha espresso sostanzialmente positivo nella recente Valutazione sui Piani al 2030 proposti dagli Stati membri. In generale, la Commissione ha raccomandato maggior ambizione, soprattutto sulle rinnovabili e l’efficienza energetica, anche in vista dell’obiettivo a lungo termine di zero emissioni al 2050. Al riguardo si segnala che al recente Consiglio europeo (20-21 giugno 2019) che aveva all’ordine del giorno, tra l’altro, gli orientamenti sulla Strategia “Un Pianeta pulito per tutti”, proposta dalla Commissione stessa, anche in vista del Vertice sul Clima indetto dal Segretario ONU per settembre, non ha trovato il sostegno di 4 Paesi dell’est-europeo: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia.
La Corte segnala, inoltre, che la nuova normativa sulle rinnovabili non prevede una comunicazione tempestiva sui progressi compiuti né dà mandato alla Commissione UE di ovviare a una diffusione più lenta da parte degli Stati membri.
In questo contesto raggiungere il valore-obiettivo del 32,5% necessiterà di un importo significativo di finanziamenti nazionali pubblici e privati, oltre ai finanziamenti dell’UE sui quali si è incentrata la relazione.
Con l’intento di migliorare la situazione, la Corte dei Conti europea formula 4 Raccomandazioni.
– La Commissione dovrebbe verificare quali Stati membri rischiano di non conseguire i rispettivi valori-obiettivo per il 2020 e consigliare loro di intraprendere misure efficaci per colmare il divario in termini di capacità per l’energia da fonti rinnovabili. Tali misure dovrebbero inoltre comprendere l’esame della pianificazione delle aste, la semplificazione delle procedure amministrative e investimenti a favore di interconnettori e infrastrutture di rete.
– La Commissione dovrebbe predisporre una modifica delle parti rilevanti del regolamento sulle statistiche energetiche, in modo che gli Stati membri forniscano a Eurostat statistiche annuali sull’energia, compresa quella da fonti rinnovabili, entro nove mesi dalla fine dell’anno.
– La Commissione dovrebbe:
a) individuare gli Stati membri che non hanno pianificato aste per l’energia da fonti rinnovabili che prevedano la capacità supplementare richiesta per conseguire i valori-obiettivo per il 2020 e incoraggiarli a definire una pianificazione;
b) monitorare e riferire regolarmente sui risultati delle aste tenute da tali Stati membri.
– La Commissione dovrebbe chiedere agli Stati membri di considerare la semplificazione delle loro attuali procedure amministrative nel settore dell’energia da fonti rinnovabili, al fine di accelerarne la diffusione e di incoraggiare gli investimenti.