Cambiamenti climatici Clima

Regioni transnazionali europee: cooperare per adattarsi al clima

Un briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente fornisce lo stato aggiornato sui modi con cui le regioni transnazionali europee, alcune delle quali sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici, stanno lavorando per adattarsi.

Le regioni transnazionali e le aree marittime condivise si trovano ad affrontare maggiori impatti negativi a causa dei cambiamenti climatici, ma i Paesi e le regioni responsabili di queste aree stanno già adottando misure su scala transnazionale per adeguarsi, ma non tutte le opportunità vengono sfruttate.

È questo l’assunto del briefing Addressing climate change adaptation in transnational regions in Europe”, pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) l’11 dicembre 2018, che offre uno stato aggiornato del modo in cui i Paesi e le regioni europee stanno lavorando insieme per adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici in queste regioni condivise, alcune delle quali sono considerate “punti caldi” ovvero più vulnerabili ai cambiamenti.

Il briefing integra i Rapporti precedentemente pubblicati dall’AEA sugli impatti climatici e sulladattamento ai cambiamenti climatici in Europa, che sottolineavano l’urgenza di affrontare gli impatti degli eventi meteorologici estremi e climatici e la necessità di adottare politiche innovative ed azioni di riduzione dei rischi.

La Strategia dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, infatti, era stata  avviata nel 2013 e aveva sollecitato tutti gli Stati membri dell’UE ad adottare strategie di adattamento globali, anche affrontando questioni transfrontaliere.

La recente valutazione effettuata dalla Commissione UE sulla stato di implementazione della Strategia, oltre a quantificare in 34 miliardi di euro i costi annuali alla fine del secolo imputabili ai cambiamenti climatici, qualora gli scenari restassero immutati, ha osservato che alcuni Stati membri hanno intrapreso positivamente azioni di contrasto sui rischi per le regioni transfrontaliere, in particolare per i bacini fluviali e le aree alpine, ma che sono necessarie ulteriori azioni, soprattutto nelle altre aree vulnerabili.

Il briefing dell’AEA si concentra su 12 delle 15 regioni transnazionali europee, tra cui il Mare del Nord, l’Europa nordoccidentale, il Northern Periphery e Artica ( le aree settentrionali e periferiche dell’Europa che includono parti di Svezia, Finlandia, Norvegia, Irlanda del Nord, Irlanda, nonché le isole Fær Øer, Islanda e Groenlandia, la cui superficie si estende per lo più oltre il Circolo Polare Artico), il Mar Baltico, il Danubio, l’Area atlantica, lo Spazio Alpino, l’Europa centrale, l’Adriatico-Ionica, Balcani -Mediterranea, Europa sud-occidentale e Mediterraneo.

Tutte queste regioni coprono molti Paesi membri dell’AEA, dove le questioni ambientali e quelle relative ai cambiamenti climatici vengono affrontate tramite varie iniziative di cooperazione regionale e dell’UE, tra cui il cosiddetto Interreg V B, il Programma di cooperazione transnazionale dell’UE che copre tutte le regioni transnazionali e mira a promuovere una migliore cooperazione e lo sviluppo regionale per affrontare sfide comuni come quelle poste dai cambiamenti climatici, che influenzano negativamente l’economia, le infrastrutture, la salute umana e gli ecosistemi.

L’Italia è coinvolta in 4 regioni transnazionali che sono altrettanti hot spot climatici

Mediterraneo. L’area interessa l’intero territorio nazionale,  ad esclusione del Trentino Alto Adige, ed è l’area più “calda” per gli impatti climatici previsti:
– aumento della temperatura dell’aria (superiore alle medie globali);
– diminuzione delle precipitazioni;
– aumento della durata e dell’intensità delle ondate di calore;
– aumento della frequenza e dell’intensità della siccità;
– diminuzione della disponibilità di acqua e dei deflussi fluviali;
– aumento delle temperature superficiali del mare;
– aumento dell’acidificazione dell’acqua marina;
– innalzamento del livello del mare;
– perdita di biodiversità negli ecosistemi marini.

Spazio Alpino. Ne sono interessate  tute le regioni dell’Italia settentrionale, con impatti climatici altrettanti “pesanti”:
– aumento delle temperature dell’aria (sopra le medie globali ed europee);
– aumento delle precipitazioni nel margine alpino settentrionale) e una diminuzione nel margine meridionale delle Alpi;
– aumento della frequenza di eventi di intense precipitazioni su piccola scala;
– aumento della frequenza delle siccità estive;
– diminuzione dell’estensione dei ghiacciai, del manto nevoso e della durata annuale del manto nevoso;
– cambiamenti nei regimi di flusso dei fiumi;
– aumento dello scioglimento del permafrost e aumento dell’instabilità della pendenza;
– spostamento della biodiversità.

Adriatico-Ionica. Copre tutte le regioni d’Italia, ovviamente che si affacciano sul Mare Adriatico e sullo Jonio, dove attese attesi i seguenti impatti:
– aumento delle temperature dell’aria;
– diminuzione delle precipitazioni estive nell’Adriatico settentrionale;
– aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore;
– aumento della frequenza e dell’intensità della siccità;
– spostamento della biodiversità.

Europa Centrale. Tutte le regioni settentrionali italiane ne fanno parte e dove sono previsti:
– aumento delle temperature dell’aria;
– diminuzione delle precipitazioni estive e aumento delle precipitazioni invernali;
– aumento della frequenza e/o dell’intensità degli estremi di calore e delle ondate di calore;
– aumento della frequenza e/o intensità della siccità;
– aumento della frequenza e/o intensità di gravi tempeste;
– aumento della frequenza e/o dell’intensità delle inondazioni fluviali;
– riduzione della copertura di neve e ghiaccio;
– spostamento della biodiversità.

Alcune di queste regioni hanno già convenzioni internazionali di lunga data che mirano a rafforzare la cooperazione su molte questioni transfrontaliere e hanno intensificato gli sforzi per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Esistono anche varie strategie macroregionali dell’UE, alcune delle quali includono strategie di adattamento climatico. Queste convenzioni e strategie (EUSALP, Convenzione delle Alpi, EUSAIR, Convenzione di Barcellona, ecc.)in molti casi comprendono sforzi per integrare l’adattamento, ad esempio nella protezione e nel miglioramento degli ecosistemi o nella gestione delle risorse idriche, tuttavia, osserva l’Agenzia, il livello di implementazione varia.

I progetti relativi all’adattamento regionale si sono concentrati sul miglioramento delle conoscenze, tra cui la sensibilizzazione, il rafforzamento delle capacità e la creazione di reti per lo scambio di informazioni, come la Piattaforma europea di adattamento al clima (Climate-ADAPT) che in una sezione fornisce la panoramica delle informazioni sui quadri politici e le iniziative, comprese quelle relative alla creazione e alla condivisione delle conoscenze, ma questa possibilità non è sempre ben sfruttata, secondo l’AEA.

 

In copertina; Fonte AEA

 

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.