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Rapporto Nexus IPBES: le 5 interconnessioni da affrontare insieme

Il Rapporto Nexus dell’IPBES, diffuso al termine dell’11ma Sessione della Piattaforma intergovernativa, considerata una sorta di IPCC sulla biodiversità, fornisce una valutazione critica delle prove sulle interconnessioni tra perdita di biodiversità, disponibilità e qualità dell’acqua, insicurezza alimentare, rischi per la salute e cambiamento climatico, i 5 elementi del Nexus che non dovrebbero essere affrontati in modo isolato, poiché le sfide all’interno di ciascun elemento sono interconnesse con gli altri elementi su più scale spaziali e temporali.

Le crisi ambientali, sociali ed economiche, come la perdita di biodiversità, l’insicurezza idrica e alimentare, i rischi per la salute e il cambiamento climatico, sono tutte interconnesse. Interagiscono, si sovrappongono e si aggravano a vicenda in modi che rendono inefficaci e controproducenti gli sforzi separati per affrontarle.

Il monito arriva dal Rapporto The Assessment Report on the Interlinkages Among Biodiversity, Water, Food and Health”, denominato Rapporto Nexus, e presentato il 17 dicembre 2024 nel corso di un evento trasmesso in streaming, dopo essere stato approvato dall’undicesima Sessione plenaria dell’Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), considerata una sorta di IPCC (Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) dedicato alla Biodiversità, svoltasi in Namibia (Windhoek, 10-16 dicembre 2024).

Il Rapporto, frutto di 3 anni di lavoro di 165 importanti esperti internazionali di 57 paesi, offre ai decisori di tutto il mondo la valutazione scientifica più ambiziosa mai intrapresa delle complesse interconnessioni dei 5 “elementi nexus” (biodiversità, acqua, cibo, salute e cambiamento climatico), dal momento che le azioni intraprese non riescono a gestire la complessità dei problemi e si traducono per lo più in una governance incoerente. 

Dobbiamo spostare decisioni e azioni oltre i compartimenti monotematici per gestire, governare e migliorare meglio l’impatto delle azioni in un elemento di correlazione sugli altri elementi – ha dichiarato la Paula Harrison, Professoressa di Modellazione di Suoli e risorse idriche presso il Centre for Ecology & Hydrology di Gran Bretagna, co-Presidente del Gruppo di Valutazione Nexus – Prendiamo ad esempio la sfida sanitaria della schistosomiasi (nota anche come bilharziosi), una malattia parassitaria che può causare problemi di salute per tutta la vita e che colpisce più di 200 milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto in Africa. Trattata solo come una sfida sanitaria, solitamente tramite farmaci, il problema spesso si ripresenta quando le persone vengono reinfettate. Un progetto innovativo nelle zone rurali del Senegal ha adottato un approccio diverso, riducendo l’inquinamento delle acque e rimuovendo le piante acquatiche invasive per ridurre l’habitat delle lumache che ospitano i vermi parassiti che trasmettono la malattia, con conseguente riduzione del 32% delle infezioni nei bambini, migliore accesso all’acqua dolce e nuove entrate per le comunità locali“.

Concetti chiave e definizioni utilizzate nella valutazione del nesso (Fonte, IPBES, 2024)

Il modo migliore per colmare i silos di singole questioni è attraverso un processo decisionale integrato e adattivo – ha sottolineato l’altra co-Presidente Pamela McElwee, Professoressa presso il Dipartimento di Ecologia alla School of Environmental and Biological Sciences dell’Università Rutgers del New Jersey – Gli “approcci Nexus” offrono politiche e azioni più coerenti e coordinate, spingendoci verso il cambiamento trasformativo necessario per soddisfare i nostri obiettivi di sviluppo e sostenibilità“.

Sfide passate e attuali
Il rapporto afferma che la biodiversità, la ricchezza e la varietà di tutta la vita sulla Terra, sta diminuendo a ogni livello, da quello globale a quello locale, e in ogni regione. Questi continui declini in natura, in gran parte dovuti all’attività umana, tra cui il cambiamento climatico, hanno impatti diretti e disastrosi sulla sicurezza alimentare e la nutrizione, sulla qualità e la disponibilità dell’acqua, sui risultati in termini di salute e benessere, sulla resilienza al cambiamento climatico e su quasi tutti gli altri contributi della natura alle persone.

Basandosi sui precedenti report dell’IPBES, in particolare il Global Assessment Report del 2019, che ha identificato i più importanti fattori diretti della perdita di biodiversità, tra cui il cambiamento dell’uso del suolo e del mare, lo sfruttamento non sostenibile, le specie aliene invasive e l’inquinamento, il Nexus Report sottolinea ulteriormente come i fattorisocioeconomici indiretti, come l’aumento dei rifiuti, il consumo eccessivo e la crescita della popolazione, intensifichino i fattori diretti, peggiorando gli impatti su tutte le parti del nexus. La maggior parte dei 12 indicatori valutati in questi fattori indiretti, tra cui il PIL, i livelli di popolazione e l’approvvigionamento alimentare complessivo, sono tutti aumentati o accelerati dal 2001.

Gli sforzi dei governi e di altri portatori di interesse hanno spesso fallito nel tenere conto dei fattori indiretti e del loro impatto sulle interazioni tra gli elementi di collegamento – ha aggiunto Harrison – rimanendo frammentati, con molte istituzioni che lavorano in modo isolato, spesso con conseguenti obiettivi contrastanti, inefficienze e incentivi negativi, che portano a conseguenze indesiderate“.

Il Rapporto evidenzia che più della metà del PIL globale, ovvero più di 50 trilioni di dollari di attività economica annuale in tutto il mondo, dipende in modo moderato o elevato dalla natura.

Ma l’attuale processo decisionale ha dato priorità ai rendimenti finanziari a breve termine, ignorando i costi per la natura e non è riuscito a tenere a bada gli attori responsabili delle pressioni economiche negative sul mondo naturale – ha sottolineato McElwee – Si stima che i costi non contabilizzati degli attuali approcci all’attività economica, che riflettono gli impatti sulla biodiversità, l’acqua, la salute e il cambiamento climatico, inclusa la produzione alimentare, siano di almeno 10-25 trilioni di dollari all’anno“.

L’esistenza di tali costi non contabilizzati, insieme ai sussidi pubblici diretti alle attività economiche che hanno un impatto negativo sulla biodiversità (circa 1,7 trilioni di dollari all’anno), aumenta gli incentivi finanziari privati ​​a investire in attività economiche che causano danni diretti alla natura (circa 5,3 trilioni di dollari all’anno), nonostante le crescenti prove di rischi biofisici per il progresso economico e la stabilità finanziaria.

Ritardare l’azione necessaria per raggiungere gli obiettivi politici aumenterà anche i costi per realizzarla. Ad esempio, ritardare l’azione sugli obiettivi di biodiversità potrebbe raddoppiare i costi, aumentando anche la probabilità di perdite insostituibili come l’estinzione delle specie. Ritardare l’azione sul cambiamento climatico aggiunge almeno 500 miliardi di dollari all’anno in costi aggiuntivi per raggiungere gli obiettivi politici.

Impatti diseguali e necessità di un processo decisionale inclusivo
Un altro messaggio chiave del rapporto – ha proseguito Harrison – è che gli effetti sempre più negativi delle crisi globali interconnesse hanno impatti molto diseguali, colpendo in modo sproporzionato alcuni più di altri”.

Oltre la metà della popolazione mondiale vive in aree che subiscono i maggiori impatti derivanti dal declino della biodiversità, della disponibilità e qualità dell’acqua e della sicurezza alimentare, e dall’aumento dei rischi per la salute e degli effetti negativi del cambiamento climatico. Questi oneri colpiscono in particolar modo i paesi in via di sviluppo, compresi i piccoli stati insulari in via di sviluppo, le popolazioni indigene e le comunità locali, nonché coloro che si trovano in situazioni vulnerabili nei paesi ad alto reddito. Il 41% delle persone vive in aree che hanno visto un declino estremamente forte della biodiversità tra il 2000 e il 2010, il 9% in aree che hanno subito oneri sanitari molto elevati e il 5% in aree con alti livelli di malnutrizione.

Alcuni sforzi, come la ricerca e l’innovazione, l’istruzione e le normative ambientali, hanno avuto un successo parziale nel migliorare le tendenze tra gli elementi correlati, ma il rapporto rileva che è improbabile che abbiano successo pieno senza affrontare più a fondo le interconnessioni e i driver indiretti come il commercio e il consumo. Un processo decisionale più inclusivo, con un’attenzione particolare all’equità, può aiutare a garantire che i più colpiti siano inclusi nelle soluzioni, oltre a riforme economiche e finanziarie più ampie.

Scenari futuri
Il rapporto esamina anche le sfide future, valutando 186 scenari diversi da 52 studi separati, che proiettano interazioni tra tre o più elementi di collegamento, coprendo principalmente i periodi fino al 2050 e al 2100.

Un messaggio chiave di questa analisi è che se le attuali tendenze “business as usual” nei fattori diretti e indiretti del cambiamento continueranno, i risultati saranno estremamente negativi per la biodiversità, la qualità dell’acqua e la salute umana, con un peggioramento del cambiamento climatico e crescenti sfide per raggiungere gli obiettivi politici globali.

Allo stesso modo, un focus sul tentativo di massimizzare i risultati per una sola parte del nexus isolatamente probabilmente si tradurrà in risultati negativi per gli altri elementi del nexus. Ad esempio, un approccio “food first” dà priorità alla produzione alimentare con benefici positivi sulla salute nutrizionale, derivanti da un’intensificazione non sostenibile della produzione e da un aumento del consumo pro capite. Ciò ha impatti negativi sulla biodiversità, sull’acqua e sul cambiamento climatico. Un focus esclusivo sul cambiamento climatico può comportare risultati negativi per la biodiversità e il cibo, riflettendo la competizione per la terra. Una debole regolamentazione ambientale, aggravata dai ritardi, si traduce in impatti peggiori per la biodiversità, il cibo, la salute umana e il cambiamento climatico.

Esistono scenari futuri che hanno esiti positivi per le persone e la natura, fornendo co-benefici tra gli elementi del nexus – ha proseguito – Gli scenari futuri con i più ampi benefici del nexus sono quelli con azioni che si concentrano sulla produzione e sul consumo sostenibili in combinazione con la conservazione e il ripristino degli ecosistemi, la riduzione dell’inquinamento e la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico“.

Uno scopo importante del lavoro dell’IPBES è quello di fornire la scienza e le prove necessarie per supportare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), del Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, mostrando che gli scenari incentrati sulle sinergie tra biodiversità, acqua, cibo, salute e cambiamenti climatici hanno i risultati più probabili per gli SDG e che concentrarsi sull’affrontare le sfide in un solo settore, come cibo, biodiversità o cambiamenti climatici in isolamento, limita seriamente le possibilità di raggiungere altri obiettivi.

Opzioni di risposta
Il rapporto mostra che attualmente sono disponibili numerose risposte, a livello politico, di governance e di comunità, per gestire in modo sostenibile biodiversità, acqua, cibo, salute e cambiamenti climatici, alcune delle quali sono anche a basso costo.

Gli autori presentano più di 70 di queste “opzioni di risposta” per aiutare a gestire sinergicamente gli elementi del nexus, rappresentando 10 ampie categorie di azioni. Esempi di queste opzioni di risposta che hanno impatti ampiamente positivi sugli elementi del nexus sono:
– il ripristino di ecosistemi ricchi di carbonio come foreste, terreni, mangrovie;
– la gestione della biodiversità per ridurre il rischio di diffusione di malattie dagli animali agli esseri umani;
– il miglioramento della gestione integrata del paesaggio terrestre e marino;
– le soluzioni basate sulla natura urbana;
– le diete sane sostenibili;
 – il supporto dei sistemi alimentari tradizionali.

Altre opzioni di risposta sono importanti, ma potrebbero non avere altrettanti benefici sinergici per tutti gli elementi del nexus. Alcune, come l’energia eolica offshore e le dighe, potrebbero avere impatti negativi su altri elementi del nexus se non implementate con attenzione.

Numero di obiettivi o target per 3 quadri politici globali supportati da ciascuna categoria di opzioni di risposta Fonte, IPBES, 2024)

Le oltre 70 opzioni di risposta presentate nel rapporto, prese insieme, supportano il raggiungimento di tutti i 17 SDG, tutti i 23 target del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework e gli obiettivi a lungo termine per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici dell’Accordo di Parigi. Inoltre, 24 delle opzioni di risposta promuovono più di 5 SDG e più di 5 target del GBF.

L’implementazione delle opzioni di risposta insieme o in sequenza può migliorare ulteriormente gli impatti positivi e ottenere risparmi sui costi. Garantire una partecipazione inclusiva, come quella delle popolazioni indigene e comunità locali nella progettazione congiunta, nella governance e nell’implementazione delle opzioni di risposta, può anche aumentare i benefici e l’equità di queste misure.

Alcuni buoni esempi includono aree marine protette che hanno incluso le comunità nella gestione e nel processo decisionale – ha aggiunto McElwee – Queste hanno portato ad aumenti della biodiversità, a una maggiore abbondanza di pesce per sfamare le persone e a un miglioramento dei redditi per le comunità locali e spesso anche a un aumento delle entrate turistiche“.

Approcci e azioni di governance di Nexus
Parlando di ciò che sarà necessario per promuovere risposte, politiche e azioni efficaci, la Prof.ssa McElwee ha affermato che “Le nostre attuali strutture e approcci di governance non sono sufficientemente reattivi per rispondere alle sfide interconnesse che derivano dalla velocità e dalla portata accelerate del cambiamento ambientale e dalle crescenti disuguaglianze. Istituzioni frammentate e isolate, così come politiche a breve termine, contraddittorie e non inclusive hanno un potenziale significativo per mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi globali di sviluppo e sostenibilità. Questo può essere affrontato spostandosi verso “approcci di governance del nesso”: approcci più integrati, inclusivi, equi, coordinati e adattabili“.

Road map per l’applicazione degli approcci nexus (Fonte, IPBES, 2024).

Il rapporto propone una serie di 8 passaggi specifici e deliberativi per aiutare i decisori politici, le comunità, la società civile e altre parti interessate a identificare problemi e valori condivisi per lavorare insieme verso soluzioni per un futuro giusto e sostenibile, presentati come una tabella di marcia grafica per l’azione di collegamento.

Gli ultimi due mesi hanno visto tre distinte importanti negoziazioni globali: la COP16 della Convenzione sulla diversità biologica, la COP16 della Convenzione per combattere la desertificazione, nonché la COP29 della Convenzione sul clima – ha concluso il Presidente dell’IPBES, il Dott. David Obura, Fondatore e Direttore di CORDIO East Africa, un’organizzazione di ricerca focalizzata sugli ecosistemi marini e costieri nell’Oceano Indiano  – Insieme all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e agli SDG, è chiaro che i governi del mondo stanno lavorando più duramente che mai per affrontare le sfide globali, radicate nelle crisi ambientali, che ci troviamo ad affrontare tutti. Il rapporto Nexus aiuta a informare meglio tutte queste azioni, politiche e decisioni, in particolare nell’affrontare le loro interconnessioni e i maggiori benefici ottenuti ideando soluzioni integrate a tutte le scale. Vorrei ringraziare e congratularmi con i copresidenti, gli autori e tutti coloro che hanno contribuito a questo processo di valutazione tremendamente complesso e importante“.

L’altro fondamentale Rapporto dell’IPBES sul Cambiamento trasformativo per la biodiversità è stato diffuso, anche questo con un evento online, il giorno successivo.

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