Uno Studio condotto da ricercatori del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE che ha analizzato i livelli di inquinamento nelle città con più di 50.000 abitanti di UE, Svizzera, Norvegia e Regno Unito, ha rilevato che le attività di combustione nel settore residenziale, compresi elettrodomestici, stufe e caldaie, rappresentano la principale fonte di inquinamento da PM2.5 nel 56% delle città considerate.
In tutto il mondo, il particolato fine (PM2.5) è il fattore ambientale che presenta il rischio maggiore per la salute e la maggior parte dei cittadini europei continua a essere esposta a livelli di PM2.5 ben al di sopra delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) nel suo ultimo Rapporto sulla qualità dell’aria in Europa stima che il 96% della popolazione urbana nell’UE è esposta a livelli superiori ai 5 µg/m3 fissati dall’OMS, con conseguenti circa 238.000 morti premature in Europa ogni anno.
Uno Studio condotto da ricercatori del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE e pubblicato su Nature-Scientific Reports con il titolo “Ridurre la combustione di biomassa è fondamentale per diminuire l’esposizione al PM2.5 nelle città europee” che ha analizzato i livelli di inquinamento nelle città con più di 50.000 abitanti di UE, Svizzera, Norvegia e Regno Unito, rileva che le attività di combustione nel settore residenziale, compresi elettrodomestici, stufe e caldaie, rappresentano la principale fonte di inquinamento da PM2.5 nel 56% delle città considerate.
Attraverso calcoli eseguiti da SHERPA (Screening for High Emission Reduction Potential on Air), uno strumento del JRC in grado di identificare le origini delle concentrazioni locali di PM2,5 per settore, i ricercatori hanno determinato che il contributo medio della combustione di legna da ardere e carbone nel settore residenziale alla formazione di PM2,5 si aggira intorno al 27%, ma alcune città del Nord Italia e dell‘Europa orientale (Polonia, Romania, Croazia e Paesi baltici) vi contribuiscono per oltre il 50%. Industria, agricoltura e trasporti su strada mostrano contributi medi rispettivamente del 18%, 17% e 14%.
La maggior parte delle emissioni dai settori residenziali sono PM2.5 primari antropogenici che sono i precursori con il contributo più elevato nella maggior parte delle città (72%), contribuendo in media al 35% ai livelli di PM2.5 urbani. Le emissioni di PM2.5 primario antropogenico del settore residenziale sono quasi interamente (con l’eccezione di pochi paesi) dovute alla combustione di biomassa.

L’energia prodotta dalla biomassa rappresenta circa il 60% del consumo di energia rinnovabile nell’UE. In alcune parti dell’UE, l’uso della biomassa tradizionale o della legna da ardere è considerato una fonte alternativa di calore nel contesto della riduzione delle emissioni di gas serra (GHG).
Tuttavia, “la biomassa tradizionale è anche una delle principali fonti di inquinamento atmosferico nell’UE, in particolare nelle città, e le emissioni cittadine tendono a contribuire in modo significativo alle concentrazioni complessive di PM nel paese e nell’UE – sottolineano i ricercatori – Passare dall’uso della legna da ardere per il riscaldamento domestico a un migliore isolamento di una casa o a pompe di calore e solare termico contribuirebbe ad aumentare lo standard di vita dei cittadini dell’UE”.
Uno dei risultati dello studio è che sono necessarie politiche più complete e integrate per affrontare contemporaneamente i problemi del cambiamento climatico e della qualità dell’aria, esaminando i benefici collaterali e tenendo conto delle circostanze specifiche di ogni luogo.

Dall’ultimo “Urban 2.5 Atlas. Air Quality in European Cities”, redatto dai ricercatori del JRC, è possibile trarre le schede sulle fonti di inquinamento, in particolare da PM2.5, di 150 città europee, che interessano sia le aree urbane interne che quelle più grandi, aiutando a determinare dove e come affrontare i problemi dovuti all’inquinamento atmosferico, secondo gli obiettivi del Piano d’azione dell’UE Zero Pollution.
In copertina: Emissioni prodotte dal riscaldamento privato degli edifici cittadini nelle prime ore del mattino. © UE 2018