Presentato a “Planetary Health Festival” (Verona, 3-5 ottobre 2024) il rapporto di meta-analisi “Tutta la plastica che non vediamo”, commissionato da VERA Studio ad un gruppo di esperti dell’Università degli Studi “Vanvitelli” di Napoli, che documenta l’accumulo negli organi umani di micro e nanoplastiche, particelle invisibili derivanti dalla frammentazione di materiali plastici, diffuse nell’ambiente e presenti in molti prodotti di uso quotidiano.
A Planetary Health Festival (Verona, 3-5 ottobre 2024), il Festival Italiano della Salute Planetaria che offre un palcoscenico di conferenze, laboratori e attività interattive, riunendo esperti, attivisti e cittadini per affrontare le sfide globali legate ai cambiamenti climatici, alla biodiversità e alla salute pubblica, nel corso di un evento dedicato è stato presentato il 4 ottobre 2024 “Tutta la plastica che non vediamo”, Rapporto sulla presenza di micro e nanoplastiche nel corpo umano” commissionato da VERA, Studio di consulenza specializzato in comunicazione strategica, ad un gruppo di esperti dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Di recente, il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli ha condotto uno Studio che ha suscitato grande interessa nella comunità medica che fornisce inedita delle presenza di micro e nanoplastiche nelle placche aterosclerotiche con un rischio almeno 2 volte più alto di infarti, ictus e mortalità rispetto a placche aterosclerotiche che non sono infarcite di plastica.
La ricerca presentata a Planetary Health Festival si propone di colmare una lacuna significativa nella letteratura scientifica: l’assenza di una meta-analisi che documenti l’accumulo negli organi umani di micro e nanoplastiche, particelle invisibili derivanti dalla frammentazione di materiali plastici, diffuse nell’ambiente e presenti in molti prodotti di uso quotidiano.

“Questo rapporto è importante perché racchiude, per la prima volta, i risultati di tutte le ricerche pubblicate a livello internazionale – ha affermato Raffaele Marfella, Professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate (DAMSS) dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli, che ha curato il Rapporto insieme al collega Pasquale Iovino del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche (DISTABiF), e Francesco Prattichizzo, Ricercatore presso CCS MultiMedica al Polo Scientifico e Tecnologico di Milano – Nell’indagine emerge con chiarezza che le quantità di micro e nanoplastiche presenti in molti organi del corpo umano sono rilevanti, persino nel cervello. In alcuni casi è stata anche dimostrata l’incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer. Come ricercatori continueremo ad indagare, ma mi pare necessario che il tema plastica nei prossimi anni diventi centrale anche per il Ministero della Salute e non solo per quello dell’Ambiente”.
Lo studio evidenzia come le principali fonti di esposizione includano l’acqua potabile, sia in bottiglia che del rubinetto, diversi alimenti come sale, miele, carne e verdure, e bevande come latte e vino. Anche l’uso di contenitori di plastica per conservare e riscaldare cibi contribuisce al rilascio di miliardi di particelle plastiche, così come i tessuti sintetici, che rilasciano microfibre durante il lavaggio, e i prodotti per la cura personale che contengono microsfere di plastica.
Una revisione sistematica di articoli che hanno valutato la possibile esposizione da fonti multiple ha stimato un’assunzione annuale basata sulla massa che va da 15 a 287 grammi per persona, evidenziando la natura multiforme e potenzialmente su larga scala dell’esposizione umana le micro e nanoplastiche.
Le concentrazioni più elevate di micro e nanoplastiche sono state riscontrate in organi vitali come il cervello, la placenta e l’albero cardiovascolare. Uno studio, in particolare, ha osservato che i livelli di micro e nanoplastiche in un cervello di peso medio di un adulto corrispondevano all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.

Sebbene le prove disponibili che dimostrino un collegamento tra microplastiche e patologie siano ancora insufficienti, se ne osserva un aumento nel caso delle patologie cardiovascolari.
Per mitigare l’esposizione alle micro e nanoplastiche i Governi dovrebbero attuare strategie preventive di riduzione di uso e diffusione nell’ambiente della plastica. Tuttavia, i cittadini possono adottare abitudini della vita quotidiana che possono portare ad enormi vantaggi in termini di minore esposizione dell’uomo alle microplastiche e minore dispersione di plastica nell’ambiente.
Tra le indicazioni esemplificative offerte dal Rapporto per ridurre l’esposizione a tali sostanze:
– non utilizzare contenitori di bevande ed alimenti in plastica;
– non scaldare gli alimenti al microonde in contenitori di plastica;
– evitare l’utilizzo della modalità di prelavaggio degli indumenti;
– evitare l’utilizzo di indumenti sintetici, in particolare quelli in poliestere riciclato.
“Leggendo questo report, condotto con estremo rigore scientifico, emerge la pervasività della presenza di plastiche nel nostro organismo – ha dichiarato Francesco Schlitzer, Managing Director di VERA Studio – Purtroppo, la sola presenza non è sufficiente a dichiarare la pericolosità delle plastiche per l’essere umano. Sono necessari approfondimenti per capire quale impatto abbia nel nostro organismo, occorrono ulteriori ricerche e studi multidisciplinari che ci permettano di giungere a conclusioni definitive circa l’incidenza diretta su alcune malattie. Allo stesso tempo, nessuno di noi può essere tranquillo nel sapere che abbiamo in media dai 15 ai 280 grammi di micro e nano plastiche distribuite pressoché in tutti i nostri organi, persino nel cervello. È la plastica che non vediamo e che pochi raccontano. Noi abbiamo deciso di raccontarla”.