In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, la FAO ci ricorda che l’ultimo Rapporto sullo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo (SOFI 2020), ha stimato in 690 milioni le persone che hanno sofferto la fame nel 2019, con un aumento di 10 milioni rispetto al 2018 e di quasi 60 milioni in cinque anni, che si sono aggiunte al numero di quanti soffrono di denutrizione cronica, mentre i Paesi nel mondo continuano a lottare con molteplici forme di malnutrizione.
Oggi (16 ottobre 2020) è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, ma anche il 75° Anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), creata pochi giorni prima della nascita dell’ONU, con lo scopo di promuovere le conoscenze in ambito agricolo e migliorare il benessere nutrizionale.
Il momento è eccezionale con i Paesi di tutto il mondo che affrontano gli effetti diffusi della pandemia di Covid-19 che minaccia di invertire gli importanti traguardi conseguiti finora nell’ambito della sicurezza alimentare, della nutrizione e dei mezzi di sussistenza, anche se tuttora sono ancora oltre 2 miliardi le persone che non hanno accesso a cibo sufficiente, sano e nutriente
“Ciò di cui abbiamo bisogno, ora come ora, è un’azione intelligente e sistemica per portare il cibo a coloro che ne hanno bisogno e, in generale, per migliorare la qualità del cibo per coloro che ne hanno – ha dichiarato per l’occasione il Direttore generale della FAO, QU Dongyu – Un’azione per impedire che i prodotti della terra marciscano nei campi per mancanza di efficienti catene di approvvigionamento. Un’azione per ottimizzare l’impiego degli strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale, così da prevedere le minacce ai raccolti, fare scattare automaticamente l’assicurazione sui raccolti e abbattere i rischi climatici. Un’azione per salvare la biodiversità da un’inesorabile erosione. Un’azione per trasformare le città nelle fattorie del futuro. Un’azione di governo per mettere a punto politiche che facilitino l’accesso a regimi alimentari sani. Un’azione avviata da agenzie come la FAO per diventare fucine d’idee da cui, al tempo stesso, scaturiscano azioni concrete, attraverso collaborazioni con la comunità di ricerca e il settore privato per realizzare tutte le potenzialità dell’innovazione”.
La recente assegnazione del Premio Nobel per la Pace al World Food Programme (WFP), la più grande organizzazione umanitaria al mondo impegnata nell’affrontare la fame e nell’intervenire nei Paesi in situazione di emergenza, che come la FAO a sede a Roma, dovrebbe rappresentare un nuovo stimolo a lavorare con maggiore solidarietà, decisione e impegno per porre, insieme, fine alla fame, che, come ha segnalato l’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite “State of Food Security and Nutrition in the World” (Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo), sono state quasi 690 milioni le persone che hanno sofferto la fame nel 2019, con un aumento di 10 milioni rispetto al 2018 e di quasi 60 milioni in cinque anni, che si sono aggiunte al numero di quanti soffrono di denutrizione cronica, mentre i Paesi nel mondo continuano a lottare con molteplici forme di malnutrizione.
Lo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo (SOFI 2020) è lo studio globale più autorevole che traccia i progressi verso il superamento della fame e della malnutrizione ed è prodotto congiuntamente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), dal Fondo Internazionale per l’Agricoltura (IFAD), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), dal World Food Programme (WFP) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nella prefazione, i Capi delle cinque agenzie) avvertono che “a cinque anni da quando il mondo si è impegnato a porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e a tutte le forme di malnutrizione, siamo ancora lontani dal raggiungere questo obiettivo entro il 2030”.
La fame nel mondo in cifre
Nel SOFI 2020, seppur
aggiornamenti sui dati dalla Cina e da altri Paesi popolosi dell’Asia abbiano portato
a una sostanziale riduzione della stima del numero globale di persone affamate,
fino agli attuali 690 milioni, la tendenza affermatasi dal 2014 della fame
cronica è proseguita inarrestabile, dopo un costante calo nei due precedenti
decenni.
L’Asia è il continente con il maggior numero di persone denutrite (381 milioni), seguita dall’Africa (250 milioni) e poi da America Latina e Caraibi (48 milioni). La prevalenza globale della denutrizione o la percentuale complessiva di persone affamate è scesa di poco fino all’8,9%, ma i numeri assoluti sono aumentati dal 2014. Ciò, a sua volta, nasconde grandi disparità regionali: in termini percentuali, l’Africa è la regione più colpita e sta peggiorando, con il 19,1% della sua popolazione denutrita, più del doppio dell’Asia (8,3%) e dell’America Latina e Caraibi (7,4%). Con il trend attuale, entro il 2030, l’Africa ospiterà più della metà degli affamati cronici del mondo.
Il prezzo della pandemia
Mentre la lotta alla fame sembra aver raggiunto una fase di stallo, la pandemia di Covid-19 sta intensificando le vulnerabilità e le inadeguatezze dei sistemi alimentari globali, intese come tutte le attività e i processi che incidono sulla produzione, la distribuzione e il consumo di cibo. Mentre è prematuro valutare il pieno impatto dei lockdown e delle altre misure di contenimento, il Rapporto stima che nel 2020, dagli 83 ai 132 milioni di persone potrebbero soffrire la fame a causa della recessione economica innescata pandemia, mettendo ulteriormente a rischio il raggiungimento dell’Obiettivo 2 (Fame Zero) dell’Agenda ONU al 2030.
Cattive abitudini alimentari, insicurezza alimentare e malnutrizione
Superare la fame e la malnutrizione in tutte le sue forme (tra cui denutrizione, carenze di micronutrienti, sovrappeso e obesità) significa molto più che garantire cibo sufficiente per sopravvivere: ciò che le persone mangiano- e soprattutto ciò che mangiano i bambini – deve anche essere nutriente. Tuttavia un ostacolo fondamentale è dato dall’alto costo dei cibi nutrienti e dal fatto che i regimi alimentare salutari non sono alla portata di un grande numero di famiglie.
Il rapporto presenta prove del fatto che una dieta sana costa molto di più di 1,90 dollari al giorno, ovvero la cifra fissata come soglia della povertà a livello internazionale. Secondo il SOFI 2020, anche la dieta sana più economica costa cinque volte di più di una dieta ad alto contenuto di amidi. Latticini ricchi di nutrienti, frutta, verdura e cibi ricchi di proteine (di origine vegetale e animale) sono i prodotti alimentari più costosi a livello globale.
Le ultime stime indicano che la sconcertante cifra di 3 miliardi di persone o più, non possono permettersi un’alimentazione sana. Nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale, si tratta del 57% della popolazione, sebbene nessuna regione, incluso il Nord America e l’Europa, venga risparmiata. La conseguenza, in parte, è che la spinta a porre fine alla malnutrizione appare compromessa. Secondo il Rapporto, nel 2019 tra un quarto e un terzo dei bambini al di sotto dei cinque anni (191 milioni) soffrivano di ritardi nella crescita o erano rachitici, troppo piccoli o troppo magri. Altri 38 milioni al di sotto dei cinque anni erano in sovrappeso. Al contempo, tra gli adulti, l’obesità è diventata una vera e propria pandemia.
Un invito ad agire
L’idea che emerge dal SOFI 2020 è che, considerando la
situazione dalla prospettiva della sostenibilità, una conversione globale a
un’alimentazione sana contribuirebbe, da un lato, a tenere sotto controllo il
dilagare della fame e, dall’altro lato, a ottenere enormi risparmi.
È stato calcolato che un tale trasformazione consentirebbe di compensare quasi interamente i costi sanitari derivanti da una cattiva alimentazione, che si stima raggiungeranno 1.300 miliardi di dollari l’anno nel 2030; mentre il costo sociale, in termini alimentari, delle emissioni di gas serra, stimato a 1.700 miliardi di dollari, potrebbe essere ridotto di tre quarti.
Il rapporto sollecita una trasformazione dei sistemi alimentari per ridurre il costo degli alimenti nutrienti e aumentare l’accessibilità economica alle diete sane. Mentre le soluzioni specifiche differiranno da Paese a Paese, e anche al loro interno, le risposte generali vanno ricercate negli interventi lungo l’intera filiera alimentare, negli ambienti legati al cibo e nell’economia politica su cui sono improntati il commercio, la spesa pubblica e le politiche di investimento.
SOFI 2020 esorta i Governi a:
– integrare l’alimentazione nei loro approcci all’agricoltura;
– lavorare per ridurre i fattori di aumento dei costi nella produzione, conservazione, trasporto, distribuzione e commercializzazione degli alimenti, anche attraverso la riduzione delle inefficienze e della perdita e spreco del cibo;
– sostenere i piccoli agricoltori a coltivare e a vendere alimenti più nutrienti e garantire il loro accesso ai mercati;
– dare la priorità alla nutrizione dei bambini quale categoria più bisognosa;
– favorire il cambiamento dei comportamenti attraverso l’educazione e la comunicazione;
– integrare la nutrizione nei sistemi nazionali di protezione sociale e nelle strategie di investimento.