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Natura e imprese: 15 transizioni per un “grande ripristino”

Il World Economic Forum ha pubblicato il secondo Rapporto della serie New Nature Economy, per ripristinare una relazione positiva tra natura ed economia, che mostra come 15 transizioni introdotte in 3 sistemi socio-economici chiave (cibo da terra e oceani; infrastrutture e ambiente costruito; estrazione di materie prime ed energia) potrebbero generare 10,1 trilioni di dollari e 395 milioni di posti di lavoro al 2030.

La perdita di biodiversità e il collasso dell’ecosistema era stato indicato dai leader del mondo degli affari, di governo e della società civile come una delle cinque principali minacce che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi 10 anni nel “Global Risks Repport 2020”, pubblicato dal World Economic Forum (WEF) alla vigilia del meeting di Davos (21-24 gennaio 2020).

Per promuovere soluzioni e transizioni sistemiche che creeranno un’economia globale “positiva per la natura“, il WEF ha promosso l’Agenda di azione per la natura (NAA), un movimento multisettoriale che catalizza l’azione economica per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030 e consentire agli esseri umani di vivere in armonia con la natura.

Per fornire percorsi alle imprese affinché possano svolgere un ruolo chiave nella transizione verso un’economia positiva per la natura, il WEF pubblica dei Rapporti (New Nature Economy Report).

Il primo Rapporto della serie (Nature Risks Rising: Why the Crisis Engulfing Nature Matters for Business and the Economy), pubblicato lo scorso gennaio dimostra come la gran parte delle imprese dipenda essenzialmente dalla natura e dai suoi servizi ecosistemi, le cui perdite potrebbero interrompere la catena di approvvigionamento prima di quanto previsto, con rischi per l’economia e il benessere dell’umanità, considerato che più della metà del PIL globale dipende dalla natura.

Ora il WEF ha pubblicato il secondo Rapporto dal titolo “The Future of Nature and Business“, in collaborazione con AlphaBeta, che mostra come 15 transizioni strategiche possano arrestare la perdita di natura entro il 2030.

Gli attuali modelli di produzione e consumo, l’uso del territorio e l’urbanizzazione, le dinamiche demografiche, il commercio, l’industria e i modelli di governance sono responsabili di questa perdita”, sottolineano nel redazionale di lancio il Direttore del WEF, Dominic Waughray, e Akanksha Khatri  a Capo dell’Agenda Azione per la Natura  del WEF. 

Per effetto della pandemia di Covid-19, sono già morte oltre mezzo milione di persone e sono a rischio 305 milioni di posti di lavoro a tempo pieno (ILO) e la crescita globale sarà quest’anno di -4,9% (FMI) , pensare di continuare a fare “affari come al solito” non è più possibile.

La crisi e la risposta che deve essere data chiariscono due cose: che dobbiamo abbandonare la gestione consueta delle attività e possiamo farlo con la velocità che la situazione richiede. La pandemia richiede un chiarimento senza precedenti – e opportunità – per cambiare radicalmente il modo in cui viviamo, mangiamo, cresciamo, lavoriamo, costruiamo e alimentiamo le nostre vite”.

Il WEF ha chiamato questo cambiamento “The Great Reset”, un impegno a costruire congiuntamente e urgentemente le basi del nostro sistema economico e sociale per un futuro più equo, sostenibile e resiliente, che sarà il tema del prossimo WEF di Davos (gennaio 2021).

Un ‘grande ripristino’ è necessario per costruire un nuovo contratto sociale che onori la dignità di ogni essere umano – ha affermato Klaus Schwab, Fondatore e Presidente esecutivo del WEF, annunciando lo scorso giugno il tema – La crisi sanitaria globale ha messo a nudo l’insostenibilità del nostro vecchio sistema in termini di coesione sociale, la mancanza di pari opportunità e inclusività. Né possiamo voltare le spalle ai mali del razzismo e della discriminazione. Dobbiamo integrare in questo nuovo contratto sociale la nostra responsabilità intergenerazionale per garantire il rispetto delle aspettative dei giovani”.

Il Rapporto sottolinea che per affrontare la crisi della natura bisogna operare un cambiamento in 3 sistemi socio-economici chiave: cibo da terra e oceaniinfrastrutture e ambiente costruitoestrazione di materie prime ed energia. Insieme, questi sistemi mettono in pericolo quasi l’80% delle specie in via di estinzione o minacciate della Lista Rossa della IUNC e rappresentano oltre un terzo dell’economia globale, generando fino a due terzi di tutti i posti di lavoro, e più contribuiscono in termini di opportunità commerciali e di redditività. Trasformare questi tre sistemi trasformerebbe il mondo come lo conosciamo.

Il sistema cibo da, terra e oceani, rappresenta circa 10 trilioni di dollari (12% del PIL globale), ma i costi nascosti di operazioni inefficienti ammontano a 12 trilioni di dollari. I prodotti di origine animale forniscono solo il 18% delle calorie, ma rappresentano oltre l’80% dei terreni agricoli e il 58% delle emissioni di gas serra correlate all’alimentazione. Oltre l’80% delle acque reflue viene scaricato non trattato nei corsi d’acqua. E quasi la metà di tutte le grandi miniere si trovano in foreste ricche di biodiversità: la sola estrazione di nichel ha causato il 10% della deforestazione in Amazzonia dal 2000.

La trasformazione del sistema cibo da terra e oceani ha il potenziale per creare opportunità commerciali per quasi 3,6 trilioni di dollari e 191 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Ad esempio, se l’agricoltura rigenerativa oceanica fosse praticata nel 5% delle acque degli Stati Uniti, potrebbe assorbire 135 milioni di tonnellate di carbonio. La diffusione del modello all’1% degli oceani potrebbe creare 50 milioni di posti di lavoro.

Le 5 transizioni nel sistema infrastrutture e ambiente costruito potrebbero generare 3 trilioni di dollari e 117 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Capitalizzare l’impennata di domanda di modelli di lavoro flessibili indotta dal Covid è un esempio lampante. La Fondazione Ellen MacArthur (EMF) stima che se le società immobiliari adottassero modelli basati su principi di economia circolare, il settore potrebbe ottenere significativi rendimenti finanziari, riducendo al contempo il consumo di risorse e contribuendo alla decarbonizzazione del settore.

Le opportunità commerciali legate alla trasformazione del settore energetico ed estrattivo sono immense. Entro il 2030 potrebbero essere generati circa 3,5 trilioni di dollari e 87 milioni di posti di lavoro. Nel settore automobilistico, ad esempio, i modelli circolari – massimizzando il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali – potrebbero fare risparmiare 870 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.

Nell’insieme le 15 transizioni proposte per natura da parte delle imprese potrebbero generare 10,1 trilioni di dollari e 395 milioni di posti di lavoro al 2030.

È tempo che le aziende facciano pressioni per la natura e colgano questo momento unico di disgregazione globale per fare cambiamenti. Con i governi che si trovano ad affrontare gravi vincoli di budget e gli impatti immediati del Covid-19, è fondamentale che le imprese assumano un atteggiamento più proattivo”.

Per guidare la trasformazione, i leader aziendali dovrebbero identificare le transizioni più rilevanti per le loro operazioni e il mix di fattori abilitanti, inclusi nuovi investimenti di capitale e le innovazioni tecnologiche della Quarta Rivoluzione Industriale, concludono Waughray e e Khatri.

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