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Le misure del Decreto Legge con lo “spalma incentivi”

Le misure del Decreto Legge con lo spalma incentivi

Quantunque gli imprenditori del settore avessero avanzato proposte alternative agli annunci di misure obbligatorie e retroattive, il Governo ha illustrato i provvedimenti del Decreto che sarebbe stato approvato nel Consiglio dei Ministri del 13 giugno, confermando sostanzialmente i timori che tali manovre continueranno ad alimentare la produzione di energia elettrica da fonti tradizionali.

Dopo le ipotesi annunciate di un intervento sugli incentivi alle rinnovabili e le controproposte formulate da assoRinnovabili e dal Coordinamento FREE, il Governo ha presentato il suo pacchetto di misure, o meglio, il Ministro dello Sviluppo Economico e quello dell’Economia e delle Finanze, hanno annunciato il 18 giugno 2014 le “Misure per la competitività” che sarebbero contenute nel Decreto Legge approvato dal Governo venerdi 13 giugno 2014, il cui testo definitivo non è ancora conosciuto, anche se sul sito di Qualenergia è possibile scaricare il testo, quale entrato nel Consiglio dei Ministri.

Tale Decreto, secondo quanto si legge nelle slide di presentazione conterrebbe, tra l’altro, il taglio della bolletta per garantire una riduzione media della spesa per l’energia elettrica di un miliardo e mezzo di euro a regime. Lo sconto riguarderà prevalentemente le piccole e medie imprese (70% dei risparmi complessivi a favore di circa 700 mila soggetti), ma avrà effetti benefici anche per le famiglie (30%):
– eliminando le rendite, tagliando i sussidi alle fonti fossili e rimodulando gli incentivi alle fonti rinnovabili;
– eliminando i sussidi incrociati ingiustificati;
– facendo funzionare la concorrenza;
– rafforzando i controlli su chi percepisce gli incentivi.

Revisione dei maxi incentivi al fotovoltaico”, così titola la nota stampa del MiSE il capitolo al cosiddetto “Spalma incentivi”.
Il decreto non penalizza il fotovoltaico ma attenua i colossali incentivi (oltre 6 miliardi di euro l’anno per un ventennio) erogati a favore dei grandi operatori con la stessa logica che ha portato a far pagare di più chi ha ricevuto di più, ad esempio negli investimenti finanziari speculativi (la recente maggiorazione della ritenuta sulle plusvalenze realizzate in Borsa). Gli interventi toccano soltanto gli 8.600 soggetti (su un totale di 200.000 operatori) che percepiscono il 60% degli incentivi e che potranno optare per una erogazione in 24 anni anziché 20 (con contestuale sostegno creditizio) oppure per una equivalente autoriduzione degli incentivi erogati su 20 anni.
Per i piccoli produttori fotovoltaici vengono invece previste agevolazioni e misure di liberalizzazione”.

Gli interventi toccheranno soltanto i titolari di impianti con una potenza superiore ai 200 kW, che in caso dell’opzione dell’allungamento a 24 anni potranno beneficiare di provvista dedicata o di garanzia CDP.

Per i piccoli produttori del fotovoltaico sono previste semplificazioni, tra cui l’introduzione di un modello unico per le comunicazioni, la riduzione dei documenti da presentare, la liberalizzazione degli impianti sui tetti di edifici non vincolati.

Altre misure previste riguardano:
– la riduzione dell’interoperatività;
– l’attuazione della spalmatura per le rinnovabili non fotovoltaiche;
– l’adeguamento alle regole di mercato (in particolare, l’introduzione dei prezzi negativi);
– gli interventi contro gli abusi di potere di mercato;
– l’intensificazione dei controlli sui beneficiari degli incentivi;
– la riduzione dei colli di bottiglia sulla rete e riduzioni degli impianti essenziali;
– l’introduzione di regole più stringenti nella remunerazione delle reti elettriche nel nuovo periodo regolatorio;
– la realizzazione di infrastrutture energetiche.

Per quanto attiene alle misure per il gas, sono previste:
– l’eliminazione dei sussidi per le centrali a olio;
– l’introduzione di regole più stringenti nella remunerazione delle reti gas nel nuovo periodo regolatorio.

Bisognerà attendere ora la trasformazione in Legge del provvedimento, per verificare come si muoverà il Parlamento.
Non c’è dubbio che provvedimenti retroattivi come quelli proposti solleveranno ricorsi da parte degli imprenditori coinvolti che potrebbero risultare non soccombenti, come avvenuto di recente con la sentenza del Consiglio di Stato del 10 giugno 2014, con cui è stata bocciata, su ricorso di assoRinnovabili, la Delibera dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) che aveva reintrodotto l’obbligo per i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili di pagare gli oneri di sbilanciamento.

Al di là di possibili ricorsi, non crediamo che le PMI con i benefici conseguibili con le misure proposte dal Governo riconquisteranno la competitività sui mercati, con il rischio viceversa di dare un ulteriore colpo ad un settore in crescita di efficienza e fondamentale per la decarbonizzazione dell’economia, incidendo anche sulla riduzione dei costi ambientali.
Sempre che si voglia contribuire alla riduzione delle emissioni e, di conseguenza, comprimere la produzione di energia elettrica da centrali termiche che usano fonti fossili, come accade tuttora.

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