Con la crescita delle tensioni geopolitiche cresce la diffidenza dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici che i Paesi ricchi, oltre a fare maggior ricorso ai combustibili fossili, non siano disponibili a finanziare il meccanismo “Loss and Damage” di risarcimento per perdite e danni subiti dai Paesi più minacciati, senza esserne responsabili.
Si fa sempre più concreta l’eventualità che la questione “Loss and Damage” ovvero sugli aiuti finanziari per le perdite e i danni subiti dai Paesi vulnerabili per gli impatti dei cambiamenti climatici di cui sono in minima parte responsabili, sarà un aspetto dirimente per il successo della COP27 di Sharm-el-Sheikh (6-18 novembre 2022).
Negli ultimi mesi le piogge monsoniche che hanno messo sott’acqua un terzo del Pakistan, colpendo 33 milioni di individui, provocando oltre 1.500 vittime e lasciando senza mezzi di sussistenza 3,4 milioni di persone, l’ultimo super tifone Karding che in settembre ha devastato le Filippine e l’uragano Ian il cui occhio è rimasto sulla capitale di Cuba all’inizio di ottobre per circa 2 ore, distruggendo infrastrutture, case, campi agricoli, i servizi di elettricità e di telecomunicazione, hanno riproposto in maniera drammatica l’attenzione sul meccanismo “Loss and Damage”, instituito nel 2013 alla COP19 di Varsavia.
Se tutti i Paesi della Convenzione Quadro ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) sono d’accordo sulla necessità di trovare una soluzione, non si è trovato finora un accordo su chi dovrebbe finanziarlo. Così durante le successive COP la questione veniva riproposta senza trovare sbocchi, fino alla COP26 nel corso della quale le nazioni più ricche si erano dichiarate disponibili a discutere proposte (Glasgow Dialogue on Funding Arrangements for Loss and Damage).
Tuttavia i colloqui di Bonn dello scorso giugno hanno evidenziato scarsi progressi in merito, anche per le poche indicazioni offerte dalle nazioni industrializzate che temono il rischio di un’ammissione di responsabilità per avere causato i cambiamenti climatici, dando adito anche a richieste di risarcimento per tutte le future perdite correlate al clima.
Nell’occasione il Gruppo Vulnerable Twenty (V20) che fa parte del Climate Vulnerable Forum, fondato nel 2009 e composto da 55 Paesi tra i più minacciati dai cambiamenti climatici, dopo aver presentato un Rapporto commissionato ad un gruppo di istituti e organismi di ricerca indipendenti che evidenziava come i cambiamenti climatici negli ultimi due decenni avessero già eliminato un quinto della ricchezza di questi Paesi, pari a 525 miliardi di dollari, chiedeva l’istituzione immediata di un finanziamento internazionale separato dal Fondo per il Clima e dedicato per un’azione di adattamento a livello di crisi per danni e perdite.
Le tensioni geopolitiche seguite alla guerra in Ucraina hanno aumentato la diffidenza dei Paesi più vulnerabili nei confronti dei Paesi ricchi, temendo che i loro governi potrebbero aumentare la produzione nazionale di combustibili fossili in risposta all’impennata dei prezzi dell’energia e la crisi che si profila allungarsi potrebbe, inoltre, far dirottare i finanziamenti per clima di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020, che erano stati promessi per le azioni di mitigazione e adattamento ma non ancora completamente elargiti, verso la risoluzione di problemi socio-economici che si profilano nei Paesi industrializzati.
I colloqui di settembre del G20 sul clima di Bali, conclusi senza un comunicato congiunto, sono falliti anche per questo. Durante la New York Climate Week (19-25 settembre 2022), il negoziatore statunitense per il clima John Kerry ha respinto la necessità di finanziamenti specifici per perdite e danni e ha affermato che l’attenzione dovrebbe invece essere concentrata sul sostegno ai cosiddetti progetti di mitigazione e anche l’UE dovrebbe resistere all’idea di creare un fondo apposito alla COP27.
“Abbiamo assistito a disastri in tutto il mondo, uno dopo l’altro, e la maggior parte di questi disastri sono direttamente collegati alla crisi climatica che tutti dobbiamo affrontare. È anche chiaro che, sebbene l’intera umanità sia vulnerabile a questo, alcuni sono molto più vulnerabili di altri. Tendiamo a dire ‘siamo tutti sulla stessa barca’, ma francamente non lo siamo. Siamo tutti nello stesso oceano, ma non sulla stessa barca. Dobbiamo assicurarci che tutti abbiano una barca in grado di sopravvivere ai mari impetuosi che stiamo affrontando oggi e che dovremo affrontare nel prossimo futuro”.
Ha così esordito Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione UE e responsabile per l’Azione per il Clima, nel suo intervento al Climate Vulnerable Forum, svoltosi nel corso della pre-COP27 di Kinshasa (3-5 ottobre 2022), per discutere di questioni climatiche ed energetiche in vista della COP27.
Tuttavia, Timmermans, non si è esposto in termini di finanziamento apposito ma si è limitato a sottolineare che l’UE riconosce che le perdite e i danni associati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici rappresentano una sfida sempre più seria e che si impegna a rafforzare e aumentare il sostegno alle istituzioni e alle iniziative esistenti che assistono le comunità vulnerabili, e l’impegno ad un quadro finanziario internazionale che favorisca massicci investimenti di capitali privati ove possibile.
Peraltro, la posizione espressa il 4 ottobre 2022 dal Consiglio dell’UE sulla finanza climatica in vista della COP27, non ha fatto alcun cenno alla questione dell’istituzione di un fondo per perdite e danni, limitandosi a riaffermare che “l’impegno dell’UE e dei i suoi Stati membri per affrontare gli ostacoli e i vincoli che limitano l’accesso al finanziamento dell’adattamento e incoraggia i paesi in via di sviluppo a continuare a rafforzare la loro partecipazione a questo sforzo congiunto. In tale contesto accoglie con favore iniziative quali il gruppo dei campioni per il finanziamento dell’adattamento, che si sono impegnati ad aumentare il livello, l’accessibilità e l’efficacia del finanziamento dell’adattamento” (punto 11).
Intanto. la lettera inviata ai Capi delegazioni per i negoziati alla COP27 da CAN Europe, la coalizione di ONG europee che si batte per contrastare i cambiamenti climatici, per l’inserimento della questione del finanziamento per perdite e danni all’ordine del giorno della Conferenza, ha già superato oltre 400 adesioni di organizzazioni internazionali, e la Presidenza egiziana della COP27, secondo quanto riportato dal Guardian, sta lavorando per includere la questione nell’agenda formale del Vertice.