Diritto e normativa

Infrazioni ottobre 2024: Italia deferita alla Corte di giustizia europea

Nel Pacchetto di infrazioni di ottobre 2024, l’Italia trova un deferimento alla Corte di giustizia europea per aver abusato di contratti a tempo determinato ai danni del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche. Le altre procedure avviate riguardano una lettera di costituzione in mora per le norme sulle attività transfrontaliere degli intermediari assicurativi in regime di libera prestazione di servizi, e un parere motivato supplementare per il mancato allineamento alla legislazione applicabile ai magistrati onorari al diritto del lavoro dell’UE.

La Commissione UE ha adottato il 3 ottobre 2024 il mensile pacchetto di infrazioni che, per quanto riguarda l’Italia, contiene un deferimento alla Corte di giustizia europea, un parere motivato e una lettera di costituzione in mora.

Il deferimento alla Corte di giustizia europea attiene al settore Lavoro e diritti sociali. La Commissione UE ha deciso il deferimento in quanto l’Italia non ha posto fine all’utilizzo abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie, in violazione della Direttiva 1999/70/CE attuativa dell’Accordo quadro sui contratti a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999 fra le organizzazioni intercategoriali a carattere generale (CES, CEEP e UNICE) che si applica alle “condizioni di impiego“, comprese la retribuzione e l’anzianità di servizio o le possibilità di promozione, che devono essere le stesse sia per i lavoratori a tempo determinato sia per quelli a tempo indeterminato, eccetto quando criteri diversi in materia di periodo di anzianità siano giustificati da motivazioni oggettive. L’Accordo quadro impone inoltre agli Stati membri di prevenire l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato.

La Commissione UE ritiene che l’Italia non disponga delle norme necessarie per vietare la discriminazione in relazione alle condizioni di lavoro e l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato. Secondo la Commissione, la legislazione italiana che determina la retribuzione dei docenti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio. Ciò costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno invece diritto a tale progressione salariale. Inoltre, contrariamente al diritto dell’UE, l’Italia non ha adottato provvedimenti efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato ai danni del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche. Ciò configura una violazione del diritto dell’UE in materia di lavoro a tempo determinato.

La Commissione aveva avviato la procedura di infrazione con l’invio di una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da un’ulteriore lettera di costituzione in mora nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell’aprile 2023. La decisione di deferire il caso alla Corte di giustizia europea dà seguito alle censure formulate nel parere motivato, in quanto la risposta dell’Italia non ha risolto in misura sufficiente le preoccupazioni della Commissione, lasciando impregiudicate un’ulteriore valutazione e possibili azioni future in riferimento alla mancanza di misure efficaci per sanzionare e compensare l’abuso dei contratti a tempo determinato e la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato in altri ambiti del settore pubblico.

Anche il parere motivato supplementare si riferisce al settore al settore Lavoro e diritti sociali. Secondo la Commissione UE l’Italia non solo non ha allineato la propria legislazione alla succitata Direttiva 1999/70/CE, ma anche a quelle sull’Accordo quadro sul lavoro a tempo parziale (Direttiva 97/81/CE) e sull’organizzazione dell’orario di lavoro (Direttiva 2003/88/CE).

Diverse categorie di magistrati onorari (giudici onorari di pace, vice procuratori onorari e giudici onorari di tribunale) non godono dello status di “lavoratore” in base al diritto nazionale italiano e sono considerati volontari che prestano servizio a titolo “onorario”. Ricevono un trattamento meno favorevole rispetto ai giudici togati ad essi comparabili per quanto riguarda varie condizioni di lavoro, quali le indennità per malattia, infortunio e gravidanza, il trattamento fiscale, le ferie annuali retribuite come pure le modalità e il livello di retribuzione. Non ricevono alcun risarcimento in caso di abuso. Inoltre non esiste alcun sistema di misurazione del loro orario di lavoro. La Commissione ha avviato la procedura di infrazione in questione a luglio 2021 inviando una lettera di costituzione in mora, seguita da una lettera complementare di costituzione in mora nel luglio 2022 e da un parere motivato nel luglio 2023. Nonostante le modifiche legislative previste al fine di garantire il rispetto del diritto dell’UE relativamente ai magistrati onorari in servizio al 15 agosto 2017, l’Italia non ha presentato piani finalizzati ad affrontare la problematica in questione per i giudici onorari assunti dopo tale data. La Commissione ha pertanto deciso di emettere un parere motivato nei confronti dell’Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.

Infine, la lettera di costituzione in mora riguarda il settore Stabilità finanziaria, servizi finanziari e Unione dei mercati dei capitali, in particolare il non corretto recepimento da parte dell’Italia delle disposizioni della Direttiva sulla distribuzione assicurativa (UE/2016/97)che stabilisce requisiti minimi per la distribuzione dei prodotti assicurativi nel mercato unico al fine di garantire un livello elevato di professionalità, trasparenza e protezione dei consumatori. L’Italia non avrebbe recepito adeguatamente le norme che riguardano le attività transfrontaliere degli intermediari assicurativi in regime di libera prestazione di servizi . L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, qu

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