Nonostante costituisca uno dei punti chiave dell’economia circolare, consumando meno acqua ed energia, riducendo le emissioni in atmosfera e i rischi di approvvigionamento, l’industria del remanufacturing viene sottovalutata e la sua sostenibilità poco riconosciuta e sostenuta.
Un Rapporto del Progetto “ERN”, finanziato dalla Commissione UE, evidenzia che il suo valore di mercato (dominato per un terzo dalle imprese tedesche), attualmente di 30 milioni di euro l’anno, potrebbe triplicare al 2030, portando il numero degli addetti dai 190.000 attuali a 445.000.
La Commissione europea sta finanziando con 1,5 milioni di euro, nell’ambito di Horizon 2020 – NMP-34-2014 (Rete e condivisione delle migliori pratiche nella gestione di nuovi materiali avanzati attraverso la progettazione ecologica dei prodotti, eco-innovazione e la gestione del ciclo di vita del prodotto), il Progetto European Remanufacturing Network (ERN), a cui partecipa un Consorzio di istituti universitari di 8 Paesi membri, coordinati dall’inglese Oakdene Hollins, Società di Consulenza che gestisce il Centro per la rigenerazione e il riutilizzo del DEFRA (Università di Strathcycle in Scozia, Università delle Tecnologie di Delft nei Paesi Bassi, Fraunhofer-Gesellschaft in Germania, Università di Linköping in Svezia, Technical Research Centre (VTT) in Finlandia, Istituto Politecnico(INP) di Grenoble in Francia e la cooperativa Circle Economy di Amsterdam nei Paesi Bassi), il cui obiettivo è di aiutare i rigeneratori esistenti a migliorare le loro operazioni, aumentare la competitività nazionale, europea e internazionale, dare più ampia visibilità al settore.
La rigenerazione (remanufacturing) è una componente importante di un uso efficiente delle risorse e costituisce una strategia-chiave all’interno dell’economia circolare recentemente riproposta dalla Commisione UE: mantenendo i componenti e i materiali incorporati in uso più a lungo, si evita un consumo significativo di energia, di acqua e si riducono le emissioni.
Nonostante questi vantaggi, la rigenerazione è attualmente una parte sottovalutata del paesaggio industriale e la sua sostenibilità è poco riconosciuta. Senza un sostegno coordinato, la rigenerazione europea potrebbe perdere competitività nei confronti dei concorrenti, quali USA, Cina e Corea del Sud, che hanno già una visione e una strategia comune per la rigenerazione, con cospicui investimenti.
Studiare il valore di mercato di questo settore, le sue dimensioni e la struttura dell’attuale industria europea di rigenerazione in settori chiave, come ad esempio l’industria automobilistica, ha costituito una delle operazioni iniziali del Progetto ERN.
In occasione del Workshop della Rete “Challenges and Perspectives in Remanufacturing”, svoltosi il 21 gennaio 2016 a Bayreuth (Germania), in collaborazione con il Dipartimento di Manufacturing and Remanufacturing Technology (Università di Bayreuth) e il Fraunhofer Science Factory Bayreuth (Fraunhofer Project Group Process Innovation), è stato presentato “Il mercato dei beni riprodotti” ovvero dei prodotti scartati che sono stati riparati e rivenduti, con l’obiettivo di conoscere lo stato dell’arte del settore e identificare le opportunità e le sfide affrontate dalle imprese che forniscono servizi di rigenerazione.
Secondo il Rapporto, il suo attuale valore di mercato si aggira attorno a 30 miliardi di euro all’anno che potrebbe triplicarsi al 2030, portando il numero degli addetti dai 190.000 attuali a 445.000, creando 255.000 nuovi posti di lavoro in Europa, qualora le politiche di governo e gli investimenti privati si combino per creare i presupposti di una rapida crescita del settore.
Oggi, sono le imprese tedesche a dominare il mercato con circa un terzo del fatturato della rigenerazione di tutta l’UE.
“I motivi principali per fare impresa nel settore della rigenerazione sono gli elevati margini di profitto, la responsabilità ambientale, il vantaggio strategico e la maggiore quota di mercato – ha affermato Seigo Robinson, Consulente senior presso Oakdene Hollins, che ha condotto e presentato nell’occasione lo Studio – Tutti questi aspetti costituiscono una prospettiva incoraggiante per il futuro del settore della rigenerazione”.
Nel Rapporto si sottolinea, inoltre, che le imprese potrebbero essere motivate a rigenerare prodotti dal desiderio di garantirsi la fornitura di ricambi, la riduzione dei prezzi dei prodotti, l’accesso a nuove fonti di finanziamento, la riduzione dei rischi da approvvigionamento delle materie prime, la salvaguardia della reputazione del marchio e il miglioramento delle loro prestazioni ambientali.
Scopo ultimo del Progetto è di dar vita ad un Consiglio Europeo della Rigenerazione per dare voce al settore e costituire un referente per i policy maker dell’UE.
Nonostante l’Italia vanti buone prestazioni a livello europeo per il riciclaggio dei rifiuti, non si dedica l’attenzione che merita al riuso che nella gerarchia europea viene subito dopo la prevenzione.
Per poter dar vita ai ri-prodotti bisogna che quelli a fine vita intercettati dai Centri di Raccolta siano adeguatamente selezionati per essere destinati sia alla preparazione per il riutilizzo che al riutilizzo.
Anche la Legge “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, conosciuta come “Collegato Ambientale”, approvata di recente dopo un iter parlamentare di oltre due anni, avrebbe potuto dare indicazioni più dettagliate in merito, visto che alla gestione dei rifiuti sono stati dedicati ben 27 articoli!