Le previsioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia indicano che l’aumento della domanda di gas al 2024 arriverà a 4,3 trilioni di m3 (+10%), lasciando intravedere che il suo ruolo di “ponte” verso la decarbonizzazione energetica continuerà per molto tempo ancora, mentre quello di destabilizzazione del clima è tutt’altro che marginale.
La domanda mondiale di gas ha continuato a crescere negli ultimi anni ed è aumentata nel 2018 del 4,6% rispetto al 2017, e le previsioni al 2024 indicano che arriverà a 4,3 trilioni di metri cubi (+10%), spinta dall’aumento dei consumi nelle nuove economie asiatiche e dal perdurare dello sviluppo del commercio internazionale del gas.
È quanto emerge dal recente Rapporto di sintesi “Gas 2019. Analysis and forecast to 2024” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), il cui testo completo sarà disponibile dalla fine di giugno..
“Il gas ha contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico e le emissioni di CO2 correlate alla produzione di energia nei settori dell’elettricità, del riscaldamento e degli usi industriali – ha dichiarato il Direttore esecutivo della IEA, Fatih Birol – Il gas naturale può contribuire a un sistema energetico che globale più sostenibile, anche se deve risolvere alcuni problemi, tra cui la diminuzione delle emissioni di metano nella filiera di produzione e distribuzione”.
Secondo la IEA, la Cina, da sola, arriverà a utilizzare più del 40% del gas distribuito nel 2024, quale naturale conseguenza della spinta governativa verso fonti alternative al carbone. Il consumo di gas naturale da parte della potenza asiatica nel 2018 è cresciuto di uno straordinario 18%, ma nei prossimi anni ci si aspetta invece di assistere a un rallentamento, contemporaneo a quello della crescita economica della nazione, che determinerà una crescita media dei consumi di gas dell’8% al 2024.
Sono previste prospettive di crescita nei consumi di gas naturale anche per altre nazioni asiatiche, in particolare in Bangladesh, India e Pakistan, dove il settore industriale sarà il più grande attore coinvolto nell’aumento dei consumi di gas, specialmente per la produzione di fertilizzanti per le esigenze alimentari delle loro popolazioni in forte crescita.
La recente convergenza dei prezzi del gas naturale nei maggiori mercati internazionali appare come un evidente indicatore dell’aumento della globalizzazione del commercio di questo combustibile. Nonostante ciò, sottolinea l’Agenzia, stabilire dei meccanismi di prezzo che dipendano esclusivamente dal mercato è una sfida aperta, in modo particolare nelle economie che stanno vivendo un recente e veloce sviluppo.
Nei prossimi anni il consumo di gas naturale dovrebbe rimanere complessivamente costante, mentre la produzione domestica dovrebbe crollare ad un tasso medio del 3,5% circa, come conseguenza del processo di phase-out del giacimento olandese di Groningen e del calo della produzione dal Mare del Nord.
Questo declino strutturale nella produzione locale, combinato con la chiusura di numerosi contratti di lungo termine per la gestione dei gasdotti apre a nuove interessanti opportunità di fornitura, che includono anche la possibilità di importazione gas naturale liquido (LNG), per effetto della politica statunitense volta a favorire l’esportazione degli idrocarburi estratti dagli scisti (shale gas). La IEA stima che gli USA arriveranno ad esportare 113 miliardi di m3 di LNG nel 2024, rispetto ai 28 miliardi di m3 commercializzati nel 2017.
Stabili i consumi di gas In Europa dove salirà il consumo per la generazione di energia elettrica, ma calerà quello in altri settori, soprattutto nel settore riscaldamento/raffrescamento degli edifici grazie alle misure di efficienza e alla progressiva elettrificazione degli usi energetici finali, con pompe di calore e piani a induzione.
Secondo l’IEA, l’Europa dovrà importare quantità maggiori di gas liquefatto, a causa del declino produttivo dei suoi giacimenti e della scadenza di molti contratti per le forniture via terra.
Queste previsioni rischiano di rinfocolare polemiche sul ruolo del gas come “ponte” verso la transizione energetica. Se è pur vero che è il più “pulito” tra gli idrocarburi, le sue emissioni hanno un ruolo importante nella destabilizzazione climatica e indugiare a lungo su tale fonte, secondo Associazioni e Organizzazioni , ritarderebbe la transizione verso le fonti rinnovabili.
Anche il recente Studio di Transport & Environment che ha preso in esame i Piani Nazionali Energia e Clima al 2030 (PNEC), presentati alla Commissione UE dai Paesi membri, fare affidamento sul gas non permetterà di raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni nel settore, come l’Italia che nel ranking stilato occupa la 17ma posizione su 28 Paesi, penalizzata “dai forti investimenti sul gas naturale”.