Sostenibilità

Fish Dependence Day 2024: in luglio l’UE ha esaurito il suo pesce

In occasione della riunione del Comitato per la Pesca della FAO (Roma, 8-12 luglio 2024), il WWF ricorda come l’evento coincida con il Fish Dependence Day, ovvero il momento in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei, e deve ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori.

Con il suo consumo di pesce, l’Europa a luglio ha già esaurito virtualmente le risorse ittiche del Mediterraneo. Il fenomeno della sovrapesca è aggravato dalla pesca illegale e dal cambiamento climatico. Occorre aumentare la protezione degli ecosistemi marini e il consumo consapevole di pesce.

Lo ricorda il WWF che, in occasione della 36esima edizione del Comitato per la Pesca (COFI) della FAO (Roma, 8-12 luglio 2024), il più importante forum intergovernativo globale in cui i Paesi membri della FAO si incontrano per discutere di temi che riguardano la pesca, che sottolinea come l’evento coincida con il “Fish Dependence Day“, ovvero il momento in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei.

Il Fish Dependence Day creato dalla New Economics Foundation, un think tank britannico che ha come finalità l’individuazione e la promozione del reale benessere economico, attraverso la promozione di soluzioni innovative che sfidino il pensiero convenzionale sulle questioni economiche, ambientali e sociali, è una ricorrenza simile a quella più generale dell’Overshoot Day del Global Footprint Network, giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno ed entra in debito ecologico.

Con ben il 58% degli stock ittici sovrapescati, evidenzia la nota stampa del WWF, il Mediterraneo è il secondo mare più sovrasfruttato al mondo (contro il 37,7% degli stock ittici sovrasfruttati a livello globale), condizioni acuite dagli altri impatti cui è soggetto l’ecosistema marino, in primo luogo dal cambiamento climatico.

Se nei primi sei mesi dell’anno avessimo consumato solo risorse dei nostri mari, da luglio alla fine dell’anno queste non sarebbero più disponibili e l’Europa dovrebbe ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori. La domanda europea di prodotti ittici è infatti troppo alta: ogni cittadino europeo consuma in media circa 24 chili di pesce l’anno, egli italiani superano la media con i loro 31,21 chili di pesce pro capite l’anno.

In Italia, il Fish Dependence Day mostra l’impatto devastante dei consumi eccessivi sugli stock ittici del Mediterraneo, con una domanda sempre più in aumento da parte dei consumatori, soprattutto nel periodo estivo, che alimenta una pesca eccessiva. Le specie più colpite includono il nasello, la sardina, i gamberi (viola e rosa) e la triglia di fango. Questa situazione è ulteriormente aggravata dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), che mette a rischio gli ecosistemi marini e le economie locali. Per questo il WWF richiama l’attenzione sull’importanza di comportamenti di consumo responsabili dei prodotti ittici.

Alle azioni umane si aggiunge un altro elemento che si fa sempre più sentire. La crisi climatica mette a rischio ben la metà della produzione mondiale di pesce, con gravi conseguenze per le piccole comunità che vivono di pesca. Il riscaldamento degli oceani sta riducendo le popolazioni ittiche.

Il Rapporto, presentato dalla FAO proprio al COFI36 e che offre le proiezioni globali della biomassa ittica sfruttabile, indica che in scenari di elevate emissioni, con un riscaldamento globale che raggiungesse un riscaldamento globale di 3-4,0 °C ci sarebbero cali di pescato di oltre il 10% entro la metà del secolo in quasi tutte le regioni del mondo e del 30% in 48 Paesi al 2100.

La tropicalizzazione del Mediterraneo costringe specie autoctone a spostarsi a causa dell’aumento delle temperature, lasciando il posto alle specie invasive (quasi 126 specie ittiche, sono entrate nel Mare Nostrum) con conseguenti riduzioni di quelle  autoctone fino al 40% in alcune aree, per motivi di competizione o predazione; la riduzione degli stock ittici e l’eutrofizzazione delle alghe provocano i bloom di meduse; la riduzione delle praterie di posidonia fa diminuire la capacità di immagazzinamento della CO2.

Le evidenze scientifiche confermano come aumentando la protezione in aree chiave del Mediterraneo, gli habitat marini potrebbero riprendersi, gli stock ittici chiave essere ricostituiti e noi potremmo combattere al meglio l’impatto del cambiamento climatico – ha affermato Giulia Prato, Responsabile Mare del WWF ItaliaMa anche ridurre il nostro consumo di pesce soprattutto per quanto riguarda le specie più sovrasfruttate, diversificando le nostre scelte di prodotti ittici è fondamentale per contrastare la pesca eccessiva, incoraggiare la transizione verso una pesca più sostenibile e supportare la resilienza dell’ecosistema marino. Il WWF Italia invita i consumatori a fare scelte di consumo responsabili, come contributo agli obiettivi di conservazione e tutela del nostro mare. Acquistare pesce adulto, locale e di stagione, meglio ancora, scegliere specie poco comuni, evitando quelle più sovrasfruttate, così da bilanciare la pressione sulle risorse marine, favorendo il mantenimento della biodiversità marina e la rigenerazione degli stock ittici”.

Controllare l’etichetta del pesce che si vuole acquistare è fondamentale. Verificare la provenienza e il metodo di cattura, e orientare la propria scelta verso stock in buone condizioni e pratiche di pesca meno impattanti, permette di muovere l’offerta del mercato verso una pesca più sostenibile. In questo contesto, risulta fondamentale accompagnare la pesca verso un percorso di sostenibilità, tracciabilità e trasparenza.

Il WWF ha messo a disposizione una Guida per aiutare il consumatore all’acquisto del pesce.

Immagine di copertina: Fonte, New Economics Foundation

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