Un articolo di un folto gruppo internazionale di ricercatori, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, sottolinea l’urgente necessità di progettare farmaci più sostenibili, dal momento che le immissioni nell’ambiente durante la produzione, l’uso e lo smaltimento dei farmaci stanno provocando rischi crescenti sia per la fauna selvatica che per la salute umana.
La diffusa contaminazione degli ecosistemi da parte dei prodotti farmaceutici rappresenta una minaccia seria e crescente per la biodiversità, i servizi ecosistemici e la salute pubblica. È necessaria un’azione urgente per progettare farmaci più sostenibili che mantengano l’efficacia riducendo al minimo l’impatto ambientale.
L’appello per la riduzione degli API (Active Pharmaceutical Ingredients), materie prime farmacologicamente attive, viene dallo Studio “The urgent need for designing greener drugs”, pubblicato il 5 giugno 2024, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, su Nature Sustainability e condotto da un Gruppo internazionale di ricercatori.
“Nel nostro mondo sempre più medicalizzato, i prodotti farmaceutici sono indispensabili nell’assistenza sanitaria moderna, avendo rivoluzionato la prevenzione e il trattamento delle malattie – ha affermato Michael Bertram, Professore presso l’Università svedese di scienze agrarie di Umeå e co-autore principale dello studio – Tuttavia, la nostra crescente dipendenza dai prodotti farmaceutici ha un costo notevole. Gli scarichi nell’ambiente durante la produzione, l’uso e lo smaltimento dei farmaci stanno riversando miscele di ingredienti farmaceutici attivi (API), nonché di loro metaboliti, e di additivi, adiuvanti, eccipienti e prodotti di trasformazione. Infatti, quando i pazienti assumono medicinali, solo una parte di essi viene assorbita dall’organismo, mentre la parte restante viene evacuata e spesso rilasciata direttamente nell’ambiente”.
Contaminanti farmaceutici sono stati rilevati in campioni ambientali e nei tessuti della fauna selvatica in tutti i continenti della Terra, compresa l’Antartide. La diffusione pervasiva di questi contaminanti, che si trovano anche nelle acque sotterranee utilizzate per l’acqua potabile, ha portato all’inclusione di diversi prodotti farmaceutici come sostanze prioritarie nell’aggiornamento della Direttiva quadro europea sulle acque e del Regolamento sulle acque reflue a livello europeo.
“Da decenni si stanno accumulando prove che tracce di concentrazioni di inquinanti farmaceutici e loro miscele possono causare gravi cambiamenti nello sviluppo, nella fisiologia e morfologia, nonché nei comportamenti della fauna della fauna selvatica – ha affermato Bob Wong, Professore presso la School of Biological Sciences della Monash University di Melbourne e co-autore dello studio – Ad esempio, i pesci maschi esposti agli estrogeni presenti nella pillola anticoncezionale mostrano femminilizzazione e fallimento riproduttivo, portando al collasso della popolazione, mentre gli avvoltoi esposti ai farmaci antinfiammatori hanno subito gravi crolli demografici a causa degli effetti tossici. Gli impatti degli inquinanti farmaceutici possono avere effetti a cascata sull’ecologia e sull’evoluzione delle popolazioni e delle comunità selvatiche, causando potenzialmente il declino della popolazione e l’estinzione locale”.
L’inquinamento farmaceutico rappresenta una minaccia anche per gli esseri umani, come il rilascio di antibiotici nell’ambiente che promuove la diffusione di geni di resistenza antimicrobica.
Il problema si sta aggravando per effetto di altre pressioni antropiche, tra cui il cambiamento climatico, la distruzione degli habitat e le specie invasive. Secondo gli autori, le interazioni tra gli inquinanti chimici e questi altri fattori di stress possono essere aggiuntivi o sinergici, mettendo ulteriormente in pericolo la biodiversità e i servizi ecosistemici. Di qui la sollecitazione a progettare prodotti farmaceutici più ecologici che tengano conto del degrado ambientale, e alle Agenzie di regolamentazione a fissare valori limite standardizzati di persistenza ambientale, per limitare la presenza di farmaci dannosi nell’ambiente.
“Riconoscere la crescente minaccia ambientale e dare urgentemente priorità alla progettazione sostenibile di farmaci più ecologici per prevenire ulteriori danni ambientali – ha sottolineato Gorka Orive, Professore di Farmacia e Tecnologia Farmaceutica presso l’Università dei Paesi Baschi di Vitoria e co-autore dello studio – I farmaci devono essere progettati non solo per essere efficaci e sicuri, ma anche per avere un rischio potenziale ridotto per la fauna selvatica e la salute umana quando presenti nell’ambiente”.