L’Associazione europea dei costruttori di pneumatici e articoli in gomma (ETRMA) ha pubblicato i dati consolidati relativi al 2019 di gestione degli pneumatici fuori uso (PFU) da cui si rileva che in UE+ Norvegia, Serbia Svizzera, Regno Unito e Turchia, il 94% degli Pneumatici fuori uso (PFU) è stato raccolto, riciclato per il recupero di materie prime secondarie o avviato a recupero energetico, ma in Italia (89%) ha pesato il fenomeno dei quantitativi stoccati o in attesa di trattamento.
In Europa (UE-27 più Norvegia, Serbia Svizzera, Regno Unito e Turchia) nel 2019 gli pneumatici fuori uso (PFU) raccolti, riciclati o avviati a recupero energetico sono stati 3,45 milioni di tonnellate (-3% sul 2018), pari al 94% dell’immesso al consumo, percentuale non diversa da quella degli anni precedenti (92-95%).
Lo comunica l’European Tyre and Rubber Manufacturers’ Association (ETRMA) che rappresenta l’industria europea degli pneumatici, le cui aziende associate rappresentano il 70% delle vendite globali, e che collabora con le istituzioni dell’UE per rafforzare la sostenibilità e la circolarità del comparto.
Gli PFU vengono raccolti e il loro trattamento è organizzato nei Paesi europei prevalentemente in regime di responsabilità estesa del produttore (EPR). Il materiale recuperato dagli PFU costituisce risorsa importanti per settori quali l’edilizia, l’automotive e il cemento.
Degli PFU recuperati nel 2019 , 1,88 milioni di tonnellate (oltre il 50%) sono state rigenerate in forma di materiale e 1,37 milioni di tonnellate (40%) sono state avviate a recupero energetico, mentre la restante parte è stata suddivisa tra pirolisi, fonderie e altro fine vita.

Per quanto concerne il riciclo vero e proprio, l’ETRMA sottolinea che 1,34 milioni di tonnellate sono state inviate al processo di granulazione; 458.000 tonnellate sono state inglobate nel processo di formazione del cemento, 82.300 tonnellate sono state utilizzate nel settore dell’ingegneria civile.
La quantità degli PFU stoccati o sconosciuti, e in attesa di trattamento, è stata della metà rispetto ai livelli del 2018.
Dalla tabella allegata si evidenzia che in Italia gli PFU sottoposti a trattamento nel 2019 sono stata pari all’89% di quelli emersi (-5% rispetto alla media europea), la quantità avviata a recupero energetico è stata pari a quella riciclata, ma è rilevante il quantitativo (32.000 tonnellate) stoccato/sconosciuto.

La differenza tra l’arising degli PFU, ovvero il quantitativo di pneumatici fuori uso di cui viene effettivamente fatta richiesta di raccolta, e la quantità degli PFU contabilizzata, ossia la quantità di pneumatici per cui è stato pagato il contributo ambientale necessario per coprire i costi di gestione a fine vita, è un fenomeno conosciuto per l’Italia dove, a causa dei flussi illegali degli pneumatici che entrano nel mercato, non ci sono le coperture finanziare ordinarie sufficienti per gestire in continuità il 100% delle richieste di servizio inviate dai punti di ricambio degli pneumatici (o punti di generazione degli PFU) e che si debba ricorrere, a discrezione degli operatori di gestione degli PFU, a interventi straordinari (raccolta oltre al target di gestione) per cercare di dare risposte concrete alle necessità degli operatori del cambio gomme.
Tant’è che il MATTM (ora MiTE) è dovuto intervenire alla fine dello scorso anno con una Direttiva per disporre che tutte le forme associate alla gestione degli PFU e i sistemi individuali di gestione con immesso superiore alle 200ton, raccolgano e gestiscano quantità ulteriori del 15% rispetto alle quantità prescritte, avvalendosi del contributo ambientale rideterminato per le nuove quantità.