Dai dati diffusi da Eurostat emerge che l’Unione europea è sulla giusta traiettoria per raggiungere l’obiettivo del 20% al 2020 di utilizzo di fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia.
L’Italia ha di fatto conseguito l’obiettivo assegnatole, pur con il solo 5% (ma l’UE nell’insieme non va molto meglio) di utilizzo delle rinnovabili nei carburanti.
L’Eurostat, Ufficio statistico dell’Unione europea, ha pubblicato i dati al 2013 relativi all’utilizzo delle rinnovabili in Europa, da cui emerge che il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili è salito al 15% nell’UE, rispetto all’8,3% del 2004, il primo anno in cui sono iniziate le rilevazioni.
È questa la prova, osserva l’Eurostat che è in corso un costante progresso verso l’obiettivo fissato dall’UE di raggiungere nel 2020 il 20% di utilizzo di fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia.
Poiché alcuni Paesi non hanno ancora pienamente attuato tutte le disposizioni della Direttiva sulle energie rinnovabili, alcuni biocarburanti e i bioliquidi non sono conteggiati come sostenibili nel periodo 2011-2013.
Altri Paesi, inoltre, non hanno ancora perfezionato i propri sistemi statistici nazionali in modo da tener conto pienamente di tutte le fonti energetiche rinnovabili (ad esempio per l’energia da fonti rinnovabili in merito alle pompe di calore).
L’aumento della quota tra il 2010 e il 2011 non è dovuto al maggiore uso di energie rinnovabili, ma piuttosto a causa di un calo nell’uso di energie fossili (prodotti petroliferi e gas naturale).
Tenendo conto degli effetti conseguenti agli obiettivi al 2020 della Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, si attende un ulteriore calo nei consumi energetici dell’UE.
Dal 2004 ad oggi sono 13 gli stati dell’EU che hanno raddoppiato la loro quota di energie rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. La Svezia con il 52,1%, è il primo Paese UE per consumo di rinnovabili, seguita dalla Lettonia (37,1%). Finlandia (36,8%), e Austria (32,6%).
Fanalini di coda sono Lussemburgo (3,6%), Malta (3,8%), Olanda (4,5%) e Gran Bretagna (5,1%).
Ogni Stato membro, ricorda l’Eurostat ha un proprio target da raggiungere che dipende dalla situazione di partenza, dal potenziale delle energie rinnovabili e dalla situazione economica.
Tre Paesi hanno già raggiunto il loro target nazionale per il 2020: Bulgaria, Svezia ed Estonia. Lituania, Romania e Italia sono a meno di 0,5 punti percentuali dai loro obiettivi del 2020 (per esattezza l’Italia è al 16,7%).
Sono al di sotto della traiettoria prevista dalla Direttiva sulle Rinnovabili, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Francia e Irlanda.
Nel 2013, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, con adeguamenti necessari per l’energia eolica e idroelettrica, ha contribuito al 25,4% al totale del consumo UE-28 di energia elettrica, ma sussiste una grande differenza tra gli Stati membri: per Malta il livello è molto basso (1,6%), mentre per l’Austria è al 68,1%, seguito dalla Svezia (61,8%).
Nel 2013, le energie rinnovabili hanno rappresentato il 16,5% del consumo totale di energia per riscaldamento e raffrescamento nell’UE-28. Si tratta di un significativo aumento dal 9,9% del 2004. Sono stati gli incrementi nei settori dell’industria, dei servizi e del residenziale che hanno contribuito a questa crescita.
Si è tenuto conto anche dell’energia aerotermica, geotermica e idrotermica catturata da pompe di calore, secondo quanto riportato dagli Stati membri.
Per quanto riguarda gli obiettivi europei nei trasporti per l’utilizzo del 10% di carburanti da fonti rinnovabili, l’UE è solo al 5,4% (al massimo raggiungerebbe il 5,8% se venissero conteggiati anche quelli non conformi al criterio della “sostenibilità” di cui si è fatto cenno sopra). Solo la Svezia, con il 16,7% ha superato l’obiettivo e la Finlandia è molto vicina (9,9%). L’Italia è al 5%. I Paesi più distanti dall’obiettivo sono Estonia (0.2%), Spagna (0.4%) e Portogallo (0.7%).