L’Emissions Gap Report 2024, il Rapporto dell’UNEP sul divario delle emissioni diffuse in atmosfera rispetto a quelle che sarebbero necessarie per mantenere il riscaldamento globale entro i limiti previsti dall’Accordo di Parigi, rileva che con gli attuali impegni assunti dai Governi il mondo si sta avviando verso un aumento della temperatura globale tra 2,6-2,8 °C.
– È ancora tecnicamente possibile raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C, ma solo con una massiccia mobilitazione globale guidata dal G20 per ridurre tutte le emissioni di gas serra, a partire da oggi.
– Continuare con le attuali politiche comporterà un aumento catastrofico della temperatura fino a 3,1 °C.
– Gli impegni al 2030 non vengono attualmente rispettati e qualora lo fossero, l’aumento della temperatura sarebbe limitato solo a 2,6-2,8 °C.
L’Emissions Gap Report (EGR) 2024, l’annuale Rapporto del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), presentato il 24 ottobre 2024 nel corso di una Conferenza stampa online, lancia un chiaro monito fin dal titolo “Basta con l’aria fritta… per favore!” e l’immagine di un pupazzo di neve con la bandierina degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite completamente disciolto.
Per consuetudine l’Emissions Gap Report viene pubblicato qualche settimana prima della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP), che quest’anno (COP29) si svolgerà in Azerbaigian (Baku, 11-24 novembre 2024), della quale costituisce, insieme al Bollettino sulla situazione della concentrazione in atmosfera dei gas ad effetto serra ad opera dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), un punto di riferimento preliminare ai lavori della COP.
“La COP29 farà partire il cronometro affinché i paesi realizzino nuovi piani nazionali di azione per il clima entro l’anno prossimo – ha affermato nel suo messaggio video, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres – I governi hanno concordato di allineare questi piani a 1,5 °C. Ciò significa che devono ridurre tutte le emissioni di gas serra in tutta l’economia, promuovendo il progresso in ogni settore. Il rapporto mostra che le tecnologie esistenti e accessibili possono realizzare le riduzioni delle emissioni di cui abbiamo bisogno entro il 2030 e il 2035 per rispettare il limite di 1,5°C, ma solo con un aumento di ambizione e sostegno. Stiamo barcollando su una corda tesa sul pianeta. O i leader colmano il divario delle emissioni o finiremo a capofitto nel disastro climatico, con i più poveri e vulnerabili a soffrire di più”.
Oltre a monitorare, come richiesto dall’UNFCCC, gli impegni politici assunti dai Paesi, analizzando come questi si tradurranno in termini di riduzione delle emissioni al 2030, per essere in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere ben al di sotto di 2 °C il riscaldamento globale alla fine del secolo e di fare tutto il possibile per limitarlo a 1,5 °C, esamina anche quel che sarebbe necessario per mettersi su un percorso coerente: le emissioni devono scendere del 28% entro il 2030 e del 37% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2035.
“Il momento critico per il clima è arrivato – ha sottolineato Inger Andersen, Direttrice esecutivo dell’UNEP. Abbiamo bisogno di una mobilitazione globale su una scala e ad un ritmo mai visti prima, a partire da adesso, prima del prossimo ciclo di impegni sul clima [Ndr: anticipati, come richiesto dalla Troika al prossimo febbraio 2025, anziché come previsto entro la fine 2025] altrimenti l’obiettivo di 1,5 °C sarà presto morto e ben al di sotto dei 2 °C prenderà il suo posto in terapia intensiva. Esorto ogni nazione: niente più aria fritta, per favore. Sfruttate i prossimi colloqui della COP29 a Baku, in Azerbaijan, per aumentare l’azione ora, preparare il terreno per NDC più forti e poi dare il massimo per intraprendere un percorso di 1,5 °C. Anche se il mondo superasse di 1,5 °C, e le probabilità che ciò accada aumentano ogni giorno, dobbiamo continuare a impegnarci per un mondo a zero emissioni nette, sostenibile e prospero. Ogni frazione di grado evitato conta in termini di vite salvate, economie protette, danni evitati, biodiversità preservata e capacità di ridurre rapidamente qualsiasi superamento della temperatura“.

L’Emissions Gap Report 2024 evidenzia anche le conseguenze di un’azione ritardata. I tagli richiesti sono relativi ai livelli del 2019, ma le emissioni di gas serra sono da allora cresciute fino a un record di 57,1 Gton di anidride carbonica equivalente nel 2023. Mentre questo fa una differenza marginale rispetto ai tagli complessivi richiesti dal 2019 al 2030, il ritardo nell’azione significa che il 7,5% delle emissioni deve essere tagliato ogni anno fino al 2035 per 1,5 °C e il 4% per 2 °C. L’entità dei tagli annuali richiesti aumenterà con ogni anno di ritardo.
Esiste un potenziale tecnico per tagli delle emissioni al 2030 fino a 31 G.ton di CO2eq. ovvero circa il 52% delle emissioni nel 2023, e 41Gton nel 2035. Ciò colmerebbe il divario a 1,5 °C in entrambi gli anni, a un costo inferiore a 200 dollari USA per tonnellata di CO2eq.
Un maggiore utilizzo di tecnologie solari fotovoltaiche ed energia eolica potrebbe fornire il 27% del potenziale di riduzione totale nel 2030 e il 38% nel 2035.
L’azione sulle foreste potrebbe fornire circa il 20% del potenziale in entrambi gli anni.
Altre valide opzioni includono misure di efficienza, elettrificazione e cambio di combustibile nei settori dell’edilizia, dei trasporti e dell’industria.
Tale potenzialità, sottolinea il rapporto, dimostra che è possibile raggiungere gli obiettivi della COP28 di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e di raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030, abbandonare i combustibili fossili e conservare, proteggere e ripristinare la natura e gli ecosistemi.

Tuttavia, per sfruttare anche solo una parte di questo potenziale sarà necessaria una mobilitazione internazionale senza precedenti e un approccio “Whole-of-Government” [Ndr: si tratta delle attività congiunte svolte da diversi ministeri, pubbliche amministrazioni e agenzie pubbliche], concentrandosi su misure che massimizzino i benefici socio-economici e ambientali e riducano al minimo i compromessi.
È necessario un aumento minimo di 6 volte degli investimenti di mitigazione per raggiungere lo zero netto, sostenuto dalla riforma dell’architettura finanziaria globale, da una forte azione del settore privato e dalla cooperazione internazionale. Ciò è conveniente: l’investimento incrementale stimato per lo zero netto è di 0,9-2,1 trilioni di dollari all’anno dal 2021 al 2050, investimenti che porterebbero rendimenti in costi evitati da cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico, danni alla natura e impatti sulla salute umana. Per contestualizzare, l’economia globale e i mercati finanziari valgono 110 trilioni di dollari USA all’anno.
I membri del G20, responsabili della maggior parte delle emissioni totali, devono fare il grosso del lavoro. Tuttavia, questo gruppo è ancora fuori strada per soddisfare anche gli attuali NDC. I membri con le maggiori emissioni dovranno prendere l’iniziativa aumentando drasticamente l’azione e l’ambizione ora e nei nuovi impegni.
I membri del G20, hanno rappresentato il 77% delle emissioni nel 2023, evidenziando la necessità di responsabilità differenziate tra le nazioni. Un sostegno internazionale più forte e un finanziamento per il clima potenziato saranno essenziali per garantire che gli obiettivi climatici e di sviluppo possano essere realizzati equamente tra i membri del G20 e a livello globale.
Il rapporto indica anche come garantire che gli NDC aggiornati siano ben progettati, specifici e trasparenti in modo che possano soddisfare qualsiasi nuovo obiettivo stabilito. Gli NDC devono includere tutti i gas elencati nel Protocollo di Kyoto, coprire tutti i settori, stabilire obiettivi specifici, essere espliciti sugli elementi condizionati e incondizionati, fornendo trasparenza su come la presentazione riflette una giusta quota di sforzi e la massima ambizione possibile.
Devono anche specificare come gli obiettivi nazionali di sviluppo sostenibile possano essere raggiunti contemporaneamente agli sforzi per ridurre le emissioni, e includere piani di attuazione dettagliati con meccanismi di revisione e rendicontazione. Per le economie emergenti e in via di sviluppo, gli NDC dovrebbero includere dettagli sul supporto internazionale e sui finanziamenti di cui hanno bisogno.