Clima Energia

Decarbonizzazione: per Italia obiettivi al 2030 ancora lontani

La seconda edizione del Rapporto “Zero Carbon Policy Agenda” di Energy & Strategy Group del POLIMI evidenzia come il nostro Paese debba fare un notevole cambio di passo normativo in tutti i settori chiave della decarbonizzazione per conseguire l’obiettivo obbligatorio della riduzione delle emissioni di CO2 del 55% al 2030. I nodi da sciogliere per i policy maker sono quelli in cui non si è ancora individuata una strada condivisa di azione e per i quali sono necessari sforzi ancora maggiori.

Le emissioni di CO2 in Italia nel corso del 2022 sono calate dell’1% se confrontate con il 2019, ossia escludendo la parentesi pandemica, portando le riduzioni totali ad appena il 30% dal 2005. Per centrare l’obiettivo obbligatorio al 2030 del 55%, previsto dalla Legge UE sul Clima, bisognerebbe crescere ad una velocità 8 volte superiore a quanto fatto nell’ultimo trentennio, ma i settori che debbono maggiormente contribuire (mobilità ed efficienza energetica) sono quelli in maggiore difficoltà.

Sono questi i punti salienti emersi dal Rapporto Zero Carbon Policy Agenda 2023”che Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato il 18 ottobre 2023nel corso di un evento a cui hanno preso parte tutte le imprese Partner della ricerca in una discussione e approfondimento delle analisi svolte.

Complici il perdurare delle tensioni geo-politiche, la situazione economica non incoraggiante e un certo scetticismo circa l’efficacia delle azioni messe in campo per accelerare il passo della decarbonizzazione (a partire dalle misure per l’efficientamento energetico nell’edilizia, ora accusate di avere distratto fondi da problemi economici e sociali ritenuti più pressanti), anche l’Italia ha decisamente frenato su queste politiche, con la revisione al ribasso del PNRR e i ritardi nell’implementazione di quanto previsto, per ora ancora contenuti ma destinati ad aumentare. Anche sui brevetti tecnologici legati alla decarbonizzazione, il nostro Paese è fanalino di coda dopo Germania, Francia e Spagna.

Per colmare il gap e ripartire con il piede giusto è necessario un deciso cambio di marcia normativo, che acceleri lo sviluppo simultaneo di tutti i pillar della decarbonizzazione in un’ottica sinergica – ha commentato Davide Chiaroni, Vicedirettore di Energy&Strategy e responsabile dell’Osservatorio nato nel 2022 con l’obiettivo di comprendere e analizzare i principali pilastri (Pillar) della decarbonizzazione: Rinnovabili, Infrastruttura di rete, Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Energy communities, Circular economy, Cattura del Carbonio (CO2) e pratiche di compensazione e neutralizzazione del carbonio (Carbon in/offsetting) –  Va proprio in questa direzione la principale proposta che emerge nel Rapporto, frutto del confronto con gli operatori del settore e i partner della ricerca: lo sviluppo di una roadmap integrata per la decarbonizzazione, con orizzonte di lungo periodo, obiettivi intermedi chiari, regole certe per la misurazione di tutte le emissioni, attuazione delle riforme rimaste al palo, semplificazioni burocratiche e strumenti a supporto adeguati”.

E&S Group evidenzia che le sfide che ci attendono presuppongono la necessità di sviluppare diversi pillar insieme, perché un loro sviluppo sinergico porterebbe ad un maggior beneficio in termini di decarbonizzazione rispetto allo sviluppo di un singolo pillar in modo stand-alone.

Oggi ci sono più difficoltà a trovare spazio per la transizione ecologica nell’agenda politica – ha proseguito Chiaroni – ma questo rischia di disperdere il patrimonio di asset, competenze e imprese che nel nostro Paese si è via via costituito e rafforzato dal 2011, e a cui ci siamo rivolti per elaborare una Zero Carbon Policy”.

Gli investimenti e la diffusione delle tecnologie che abilitano gli 8 pilastri) hanno tutti registrato una crescita rispetto al 2021, tranne le immatricolazioni di veicoli elettrici, calate dell’8,9%.

Complessivamente, infatti, il mercato legato alla decarbonizzazione nel 2022 è aumentato del 12,6% rispetto all’anno precedente, passando da 30,5 miliardi di euro a 34,4 miliardi. In particolare, hanno performato bene le installazioni da rinnovabili, cresciute di 3 GW e, secondo i primi dati di Terna, in ulteriore aumento di circa 2,5 GW di capacità installata nel primo semestre 2023. Tuttavia, negli anni che ci separano dal 2030 si renderanno necessari sforzi ancora più consistenti, se si vuole mantenere l’incremento della temperatura media globale entro gli 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

Nonostante la presenza di missioni dedicate alla transizione ecologica e alla mobilità sostenibile, si evidenzia nel Rapporto, le riforme e gli investimenti del PNRR vengono valutati dagli operatori del settore come di medio impatto sulla decarbonizzazione e, soprattutto, di importo decisamente non sufficiente allo sviluppo dei pillar necessari.

Inoltre, l’erogazione di questi fondi è in ritardo, seppure di poco (-15% rispetto a quanto previsto dal Piano per settembre 2023), per la metà dei pillar, che hanno quindi sub’to un rallentamento nell’mplementazione.

L’area di intervento che conta più misure e maggiori investimenti all’interno del PNRR è la Mobilità sostenibile, che tuttavia si posiziona al quarto posto per il potenziale di riduzione delle emissioni percepito dagli operatori di mercato. Seguono, in termini di fondi stanziati, l’Efficienza energetica e le Rinnovabili, mentre non sono presenti misure dedicate alla cattura della CO2 e al carbon offsetting/insetting.

Brilla di luce propria invece la Circular economy, che nonostante i ritardi mostra il più alto grado di avanzamento medio tra riforme e investimenti.

Per quanto riguarda l’innovazione nelle tecnologie legate all’ambiente (Brevetti Ambientali), basandosi sul database ENV-TECH dell’OCSE, il Rapporto si è focalizzato sulle invenzioni a più alto potenziale per la decarbonizzazione.

Osservando l’andamento nei 4 principali Paesi europei per brevetti depositati – che sono Germania (310.000), Francia (75.000), Italia (38.000) e Spagna (34.000) – si nota un leggero aumento di registrazioni brevettuali legate alla decarbonizzazione, che tuttavia rappresentano solamente il 10-20% del totale nel quinquennio 2015-19 (l’ultimo con dati a disposizione), in particolare nel campo dell’efficientamento energetico e della generazione di energia pulita.

L’Italia soffre il confronto internazionale, perché anche se totalizza in generale un maggior numero di brevetti rispetto alla Spagna, in campo ambientale ne registra il 35% in meno: il nostro Paese infatti dimostra un minor interesse verso nuove soluzioni per la decarbonizzazione tramite l’infrastruttura energetica e l’impiego dell’idrogeno, mentre detiene il primato nelle tecnologie per la gestione dei rifiuti (purtroppo, la parte “meno nobile” della circular economy) e l’abbattimento di inquinamento atmosferico.

Rispetto all’idrogeno, tra il 2015 e il 2019 sono stati totalizzati tra i quattro Paesi oltre 6.000 brevetti, per l’85% di derivazione tedesca e per il 75% focalizzati nei trasporti.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.