È stata presentata il 28 marzo 2025 la XX edizione del Rapporto sulla Comunicazione dal titolo “I Media e la Libertà”, realizzato dal Censis in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000, che analizza qual è l’impatto che i nuovi media hanno sulla pluralità dell’informazione e sulla libertà personale. In particolare, è stato approfondito il modo in cui l’Intelligenza artificiale e i social network, tramite l’algoritmo, influiscono sulle scelte individuali, mentre il mondo degli influencer conosce la prima crisi.
Si conferma il protagonismo dei media digitali: gli utenti di internet superano il 90%, gli smartphone raggiungono l’89,3%, i social network salgono all’85,3%. Instagram è la piattaforma più usata dai giovani (78,1%), seguita da YouTube (77,6%) e TikTok (64,2%). Di nuovo in calo i lettori di libri (-5,6%). La spesa dei consumi mediatici delle famiglie raggiunge i 14,9 miliardi di euro. 6 italiani su 10 si sentono indirizzati dall’algoritmo di motori di ricerca, feed dei social e piattaforme tv a compiere determinate scelte. Per il 55,9% i social media dovrebbero permettere ai propri utenti di esprimersi liberamente senza restrizioni sui contenuti.
È il quadro che emerge dalla XX edizione del Rapporto sulla Comunicazione dal titolo “I Media e la Libertà”, realizzatodal Censis concontributo di Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000, e presentato a Roma il 28 marzo 2025 nel corso di un Convegno presso il Senato della Repubblica, che oltre a riprendere l’analisi delle diete mediatiche degli italiani, ha analizzato qual è l’impatto che i nuovi media hanno sulla pluralità dell’informazione e sulla libertà personale, approfondendo, in particolare, il modo in cui l’Intelligenza artificiale (AI) e i social network, tramite l’algoritmo, influiscono sulle scelte individuali, mentre il mondo degli influencer conosce la prima crisi.
La televisione resta regina. Se da una parte si conferma il protagonismo dei mezzi digitali, dall’altra si attesta la capacità di alcuni mezzi di raccogliere più di altri intorno a sé un ampio pubblico. Tra tutti i media, quello in grado di svolgere meglio questo compito è la televisione, guardata nel 2024 dal 94,1% degli italiani. Ad eccezione di una lieve contrazione della tv digitale terrestre (-1,8%), infatti, aumentano gli utenti di tutte le televisioni: nel 2024 la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la web tv sale al 58,4% (+2,3%) e la mobile tv si consolida con il 35,0% dell’utenza (+1,4%).
Radio evergreen. La radio dimostra di tenere grazie alla sua capacità di ibridazione che si conferma anno dopo anno (i radioascoltatori sono il 79,1%). Stabili tutti i sistemi di ascolto, con la radio tradizionale che subisce un piccolo rialzo passando dal 45,6% di utenza al 46,8% (+1,3%). Stesso aumento dell’1,3% per la radio mobile che giunge al 25,4%, mentre l’autoradio resta la modalità più seguita dagli italiani (68,9%).
Internet, smartphone e social network sempre più protagonisti. Nel 2024 si conferma solido l’impiego di internet da parte degli italiani con il 90,1% (+1,0% rispetto al 2023) e si evidenzia una sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (cresciuti dell’1,2%, hanno raggiunto l’89,3%). In crescita i social network, che nell’ultimo anno fanno un balzo in avanti, passando dall’82,0% all’85,3% (+3,3%).

Il declino della carta stampata e l’ascesa dei media digitali. Incontrovertibile la crisi dei media a stampa, a cominciare dai quotidiani cartacei che, nel 2024, hanno toccato il picco minimo di lettori con il 21,7% (-45,3% dal 2007). Si registra anche una contrazione dei lettori dei settimanali (-2,2%) che arrivano a 18,2%, mentre i mensili restano stabili (16,9%). Stabilità per gli utenti dei quotidiani online: sono il 30,5%, mentre salgono del 2,9% quanti utilizzano i siti web d’informazione (passati dal 58,1% al 61,0%).
Torna negativa la curva dei libri. Nel 2024 si arresta il trend in crescita riguardante i libri: i lettori di libri cartacei, che erano il 45,8% nel 2023, scendono del 5,6% arrivando a quota 40,2%. Nonostante il rapporto ormai imprescindibile che hanno gli italiani con il mondo digitale e la tecnologia, non si sbloccano gli e-book, fermi al 13,4%.
Giovani e social network: il sorpasso di Instagram. Tra i 14 e i 29 anni si consolida l’impiego delle piattaforme legate all’immagine. Il 78,1% dei giovani, infatti, dichiara di utilizzare Instagram, il 77,6% è utente di YouTube, il 64,2% sceglie TikTok (contro il 35,4% della popolazione totale). Molto presenti i giovani sulle piattaforme di messaggistica (quasi totalmente rappresentati su WhatsApp con l’87,4%, ma rilevanti anche su Telegram con il 42,9%) e sulle multipurpose come Amazon (60,1%).
La spesa delle famiglie privilegia i dispositivi digitali. Nel 2023 il totale della spesa delle famiglie, che ha superato i 1.240 miliardi di euro, ha subito una riduzione, in termini reali, del 2,2% rispetto al 2007. Tuttavia, la spesa è finalmente tornata ai livelli precedenti alla pandemia. Esaminando nel dettaglio la spesa mediatica, si osserva una riduzione di quella per l’acquisto di libri e giornali (-37,6% rispetto al 2007, pari a poco meno di 10 miliardi di euro) e per i servizi di informazione e comunicazione (-25,9%). Al contrario, la spesa per l’acquisto di apparecchiature informatiche nel 2023 raggiunge 14,9 miliardi di euro. Nei fatti, la spesa si è quintuplicata: se nel 2007 le famiglie spendevano 100 euro per l’acquisto di apparecchiature informatiche e di comunicazione, diciassette anni più tardi spendono 503,7 euro.

Divisi sulla libertà d’espressione sui social. Il 55,9% degli italiani condivide l’opinione in base alla quale i social media dovrebbero permettere ai propri utenti di esprimersi liberamente su qualsivoglia argomento e in qualsiasi modo, senza restrizioni sui contenuti. Tuttavia, di questi, il 38,6% è d’accordo nel consentire la libertà di espressione, ma ritiene necessario introdurre alcune limitazioni minime per contenuti pericolosi. In una posizione più radicale si colloca il 17,3%, che ritiene, invece, prioritaria la garanzia di un’assoluta liberà di espressione. Sul versante opposto, il 40,4% considera necessaria l’introduzione di limiti alla libertà di espressione. Di questi, il 29,6% esprime una posizione più moderata ritenendo opportuno il rispetto di regole di base per moderare i contenuti, mentre solo il 10,8% pensa sia necessaria una rigorosa regolamentazione.
L’ibridazione (e l’importanza) dell’informazione. Oggi le prime cinque fonti di informazione più utilizzate dagli italiani sono: i telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), i motori di ricerca su internet (23,3%), le televisioni all news (18,9%) e i siti web di informazione (17,2%). Appena sotto questa classifica troviamo Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%). Sebbene il 50,7% degli italiani reputi che tv, radio e quotidiani non siano più così imprescindibili, il restante 49,3% non li considera superflui. Solo il 37,6% si definisce un patito dell’informazione online e il 62,4% dichiara di non avere un rapporto esclusivo con l’informazione digitale. Al contrario, tra i giovani si registra un rifiuto nei confronti dei media tradizionali (70,3%). In ogni caso, l’informazione interessa: l’85,0% degli italiani (e l’80,0% dei giovani) ritengono che sia un diritto e un dovere di tutti tenersi informati. Inoltre, il 75,5% degli italiani è d’accordo nell’affermare che, nonostante i molti difetti, l’informazione sia imprescindibile.
Algoritmo: scarsa conoscenza e condizionamento nelle scelte. Solo il 42,6% degli italiani sa esattamente cos’è un algoritmo. In molti casi si registra una diffidenza nei confronti dell’innovazione: per il 17,3% è uno strumento informatico che prende le decisioni al posto nostro, per il 13,8% uno strumento attraverso il quale, a nostra insaputa, ci vengono sottratti dati personali e per l’8,5% l’ultima invenzione del capitalismo per giustificare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Emerge anche chiaramente che vi è una percezione diffusa riguardante architetture e applicazioni dell’IA poco trasparenti: il 59,9% degli italiani si sente spesso indirizzato nelle scelte su motori di ricerca, feed dei social, piattaforme tv o altro, il 54,7% si sente influenzato quando utilizza una piattaforma social, il 28,4% quando utilizza determinate piattaforme commerciali e il 20,8% nella consultazione di portali di news e quotidiani online.
La prima crisi degli influencer. Il 71,2% della popolazione afferma di non aver mai seguito (nel senso stretto del termine, cioè di aver dato il “follow”) gli influencer (tra i più giovani questo dato scende al 51,4%). Il 34,4% dei 14-29enni dichiara di aver cambiato atteggiamento verso i macro-influencer a seguito del coinvolgimento della più celebre di tutte le influencer nell’ambito del Pandoro Gate, mentre per il 14,3% questo episodio non ha determinato una frattura tale da alimentare un abbandono degli influencer in generale.