Cambiamenti climatici Clima

Clima: a Bonn le sale climatizzate hanno impedito di coglierne l’emergenza

Si è chiusa a Bonn, in un’ondata di calore record sulla Germania, la Conferenza sul Clima degli Organismi sussidiari dell’UNFCCC, dove si è evidenziata la volontà dei Paesi “fossili” di sminuire i risultati scientifici delle conseguenze del riscaldamento globale.

Si è conclusa a Bonn con le sessioni dei cosiddetti “organismi sussidiari” dell’UNFCCC (17-27 giugno 2019) i Climate Talks per la definizione delle decisioni da adottare alla prossima Conferenza ONU sul Clima (COP25) in Cile (Santiago, 2-13 dicembre 2019).

I Governi hanno compiuto progressi in diversi settori importanti – ha dichiarato alla conferenza stampa di chiusura la Segretaria esecutivo dell’UNFCCC, Patricia EspinosaSebbene l’atmosfera sia stata costruttiva, c’è bisogno di risolvere tutte le questioni in sospeso per la COP25 per essere all’altezza della nostra responsabilità collettiva e assicurare che l’ambizione aumenti nella misura in cui possano essere evitati i peggiori impatti dei cambiamenti climatici”.

I colloqui si sono svolti in un clima “torrido” (fuor di metafora), perché nell’ultima settimana i negoziatori hanno vissuto un’ondata di calore record che ha investito la Germania, come peraltro gran parte dell’Europa con temperature al di sopra dei 40 °C, ma, a giudicare dai risultati, le sale climatizzate dove avvenivano le discussioni sui cambiamenti climatici non hanno permesso ai delegati di cogliere l’emergenza di una situazione che rischia di oltrepassare le possibilità di un controllo.

Non possiamo più permetterci progressi incrementali quando affrontiamo il cambiamento climatici – ha aggiunto la Espinosa cogliendo l’occasione – Sono necessari cambiamenti profondi, trasformazionali e sistemici in tutta la società, fondamentali per un futuro a basse emissioni, fortemente resiliente e più sostenibile“.

Per raggiungere l’obiettivo centrale dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale il più vicino possibile a 1,5 °C, le emissioni di gas ad effetto serra devono essere ridotte del 45% entro il 2030 e la neutralità climatica raggiunta entro il 2050.

I Governi a Bonn hanno discusso l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, relativo ai cosiddetti “meccanismi di mercato”, in particolare sul Clean Development Mechanism, che i Paesi potrebbero utilizzare per soddisfare una parte dei loro obiettivi interni per ridurre le emissioni di gas serra e che erano stati uno dei punti su cui si era arenata la discussione alla Conferenza di Katowice (COP24), rinviando la decisione di continuare ad utilizzarli o sostituirli alla Conferenza in Cile.

Il neo-Presidente del Brasile Jair Bolsonaro era intervenuto personalmente alla COP24 per scongiurarne la soppressione visto che il suo Paese è il maggior beneficiario di questi progetti, ma che secondo le Ong ambientaliste hanno contribuito ad aumentare le emissioni a livello globale e fatto del male alle popolazioni indigene.

Anche a Bonn, il Brasile ha continuato a ribadire la necessità che l’eventuale nuovo meccanismo di contabilizzazione dei crediti alle emissioni, recepisca il CDM, così com’è, spalleggiato nell’occasione da Arabia Saudita che detiene attualmente la Presidenza dei Paesi LMDC (Like Minded Developing Countries) ed Egitto a nome dei Paesi della Lega Araba.

Esorto i Governi a utilizzare la parte restante dell’anno per trovare soluzioni, consentendo finalmente di formulare regole solide per i mercati del carbonio – ha sottolineato la Espinosa, ben consapevole che la questione rischia di essere dirimente – Le aziende li vogliono e stanno cercando segnali positivi dai Governi che sono intenzionati ad adottarli, essendo un buon modo per ridurre le emissioni a livello globale“.

Le persone stanno chiedendo risultati, sia online che nelle strade, e dobbiamo dimostrare che ci assumiamo delle responsabilità – ha concluso la Segretaria esecutiva dell’UNFCCC – L’accordo di Parigi parla chiaro: questo è il nostro lavoro. Abbiamo il mandato di farlo. Dobbiamo essere in grado di attuarlo”.

Al di là delle dichiarazioni diplomatiche, resta il fatto che la 50ma sessione dell’Organismo sussidiario per la consulenza scientifica e tecnologica (SBSTA) che avrebbe assumere le conclusioni del Rapporto speciale dell’IPCC (ARs), espressamente richiesto dall’UNFCCC alla Conferenza di Parigi, per analizzare le reali possibilità di contenere l’innalzamento della temperatura globale “ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura anche a 1,5 °C “, come punto di riferimento per ogni trattativa formale, è stato di fatto aggirato per l’aperta opposizione dei Paesi produttori di petrolio, in particolare dell’Arabia Saudita che ha fatto da testa di ponte.

Così il Comunicato conclusivo dei Lavori della 50ma SBSTA si limita semplicemente “a prendere atto delle opinioni espresse su come rafforzare la conoscenza scientifica sul  riscaldamento globale a +1,5 °C e ha convenuto che il suo lavoro nell’ambito di questa sottovoce dell’agenda è stato portato a termine”.

Si continua a negare le verità scomode della scienza, che fanno male soprattutto ai Paesi ricchi che preferiscono continuare sulla stessa falsariga, con eventuali aggiustamenti, non certo con radicali cambiamenti, nonostante il RapportoCambiamenti climatici e povertà”, presentato formalmente oggi al Consiglio ONU sui Diritti Umani, abbia messo in evidenza come i cambiamenti climatici abbiano impatti sui diritti umani e sulla stessa democrazia.

 

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