Dal Rapporto 2013 del Comitato Termotecnico Italiano emerge che la certificazione energetica in Italia ha dato qualche risultato, nonostante il quadro di riferimento non sia ancora del tutto definito. A confondere operatori e utenti ci mette del suo però il Governo con il pasticcio creato con la contraddittorietà di decreti e leggi che in pochi giorni ha reintrodotto, modificato e, quindi, annullato l’obbligo di allegare l’APE nei contratti di vendita, negli atti di trasferimento di immobili a titolo gratuito o nei nuovi contratti di locazione di edifici o di singole unità immobiliari.
La certificazione energetica degli edifici non ha avuto in Italia un iter normativo lineare, sia per l’inadeguato o tardivo recepimento delle Direttive UE in merito, sia per la confusione e la contraddittorietà delle norme che sono state emanate.
Ad offrire una quadro esauriente sulla materia è intervenuto il Rapporto “Attuazione della Certificazione Energetica degli Edifici in Italia”, curato dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI) e presentato il mese scorso presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE).
Il Rapporto che ha lo scopo, come dichiarato dal Presidente CTI, Cesare Boffa “da un lato evidenziare i risultati ad oggi ottenuti a livello nazionale con l’applicazione della Direttiva EPBD, dall’altrofavorire l’evoluzione verso una maggiore uniformazione dei metodi e delle procedure di calcolo delle prestazioni energetiche e il relativo rilascio degli attestati oggi vigenti nelle diverse regioni, così come richiesto dal mondo operativo e dall’industria del settore”.
Il Rapporto, tuttavia si ferma ai risultati al 2012 e per quanto attiene alla parte normativa, non ha potuto commentare quel che è successo negli ultimi mesi a proposito dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) ex ACE (Attestato di Certificazione Energetica), da allegare nei contratti di vendita, negli atti di trasferimento di immobili a titolo gratuito o nei nuovi contratti di locazione di edifici o di singole unità immobiliari.
Introdotto con il D.lgs. 311/2006 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia”, l’Attestato era stato poi tolto nel 2008 e ripristinato in occasione del recepimento della nuova Direttiva 2010/31/UE”, la sua abrogazione.
Nelle ultime settimane, poi, il Decreto “Destinazione Italia” prima, la “Legge di Stabilità” poi, Il Decreto “Milleproroghe”, infine, sono intervenuti sulla questione, definendo disposizioni che, in breve lasso di tempo hanno di fatto introdotto, modificato e quindi annullato l’obbligo dell’Attestato.
Vedremo come il Parlamento sbroglierà la matassa, dal momento che i Decreti dovranno essere convertiti in Legge.
Peraltro, il CTI riconosce la “complessità” della situazione italiana, determinata anche dal fatto che Regioni e Province Autonome hanno avuto la possibilità di recepire la prima Direttiva UE in modo autonome, dando vita ad una serie di regole, diverse da regione a regione, come sono risultati diversi i criteri di classificazione e di metodologie di calcolo, come pure varie sono risultate le competenze richieste per i certificatori.
Nonostante tutto, nel Rapporto si sottolinea che “il numero ufficiale dei certificati emessi ad oggi, data di pubblicazione di questo terzo rapporto, ha superato ampiamente i due milioni di unità; sono ormai decine di migliaia i tecnici certificatori che svolgono in modo spesso esclusivo tale attività professionale, perchè di attività professionale, a nostro parere importante e strategica, si tratta”.
A nostro avviso, sussiste il sospetto che molti Attestati siano “falsi” ovvero che siano stati rilasciati per poche decine di euro senza alcuna verifica. Anche il CTI sembra avvalorare in qualche modo questa tesi, laddove scrive che “Ad un’analisi qualitativa, qualche dubbio rimane sulla quantità e qualità dei certificati emessi”.
Per il CTI, l’Attestato ha inciso effettivamente sul mercato delle nuove costruzioni, diventando elemento di traino verso la qualità energetica e, cosa importante, lo ha fatto in un periodo non particolarmente favorevole. Ha diffuso la cultura della qualità energetica tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i cittadini.
Una spinta, anche in termini di chiarezza, dovrebbe derivare dall’obbligo dell’APE per poter usufruire degli incentivi fiscali (Ecobonus) del 65% sugli interventi di riqualificazione energetica, in tal caso l’Attestato dovrà essere compilato e sottoscritto anche da un tecnico abilitato coinvolto nei lavori, come ha chiarito l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e le spese per la sua compilazione sono detraibili, mentre l’Agenzia delle Entrate ha ribadito che non è dovuta l’imposta di registro e bollo, a meno che non se ne richieda volontariamente la registrazione, come chi voglia attestare una data certa dell’APE.
Fino a qualche anno fa gli aspetti energetici degli edifici non venivano presi in considerazione, perché agli eventuali acquirenti e inquilini non interessava troppo, oggi gli italiani sono sempre più attenti alla Classe energetica degli edifici che comprano o in cui vanno ad abitare.
Proprio la Certificazione ha stimolato “il mercato delle tecnologie edilizie ed impiantistiche, un mercato molto diverso rispetto a quello degli anni passati, magari non dal punto di vista quantitativo ma certamente dal punto di vista qualitativo – si osserva nel Rapporto – Intervenire a livello nazionale o a livello regionale per migliorare l’istituto della certificazione energetica crediamo che sia un dovere per la classe politica, ma che sia un dovere anche per le associazioni di categoria interessate, da quelle dei professionisti a quelle dei consumatori”.
Se lo sforzo intrapreso dal CTI per fornire un quadro di riferimento completo, aggiornato e qualificato sul tema della certificazione energetica è notevole e meritorio, ci pare, viceversa, che la strada da percorrere da parte della governance sia ancora lunga, come dimostra il “pasticcio” creato e al quale abbiamo fatto sopra riferimento.