L’Osservatorio mondiale dei mercati dell’energia (WEMO 2019) della Società di consulenza Capgemini mette in evidenza gli aspetti chiave che continuano a minacciare il conseguimento degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.
Nonostante la continua crescita e il calo dei costi delle fonti energetiche rinnovabili, carbone, petrolio e gas rimangono la pietra angolare del crescente consumo di energia. La transizione energetica è anche minacciata da tensioni geopolitiche e commerciali e dal calo del livello degli investimenti nell’energia pulita. Senza misure più audaci che vadano oltre le politiche di transizione energetica esistenti, molto probabilmente il mondo non riuscirà a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
È questo in estrema sintesi l’assunto del Rapporto 2019 “World Energy Markets Observatory” (WEMO) di Capgemini, Società leader globale nei settori della consulenza e della fornitura dii servizi tecnologici e della trasformazione digitale, con un’organizzazione multiculturale con più di 200.000 membri in oltre 40 Paesi, compresa l’Italia, in collaborazione con De Pardieu Brocas Maffei, Studio legale francese con 34 partner, e Vaasa EET, Società di Consulenza finlandese sui mercati energetici.
I punti chiave dell’edizione 2019 del Rapporto dell’Osservatorio sui mercati mondiali dell’energia di Capgemini includono:
– I gas ad effetto serra sono in aumento, minacciando la possibilità di conseguire gli obiettivi climatici. Gli sforzi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) si sono arrestati nel 2018, con una crescita del 2% rispetto a un aumento dell’1,6% nel 2017, anche se in Europa si sono fermate. Sono aumentate soprattutto in Cina (2,3%), negli Stati Uniti (3,4%) e in India (6,4%), trainati dal boom dei consumi energetici cresciuti a livello globale del 2,3% nel 2018, quasi il doppio del tasso di crescita medio annuo dal 2010. Quasi il 75% di tale crescita è stata trainata dal consumo di petrolio, gas e carbone, complessivamente la quota maggiore dal 2013. In tutto il mondo, c’è stato un aumento del 4% nel consumo di carbone, con una crescita significativa nella produzione di energia elettrica.
– Le energie rinnovabili rimangono il settore con la più rapida crescita, trainate dall’evoluzione tecnologia che consente di ridurre i costi. Le rinnovabili sono cresciute a livello globale del 14,5% nel 2018, sotto la spinta delle riduzioni dei costi dell’elettricità prodotta da solare fotovoltaico ed eolico onshore e dell’1% di quello offshore. Ciononostante gli investimenti nell’energia pulita sono in calo. Nella prima metà del 2019 hanno raggiunto i 217,6 miliardi di dollari, il 14% in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. Gli investimenti sono diminuiti drasticamente in Cina, in calo del 39% e più moderatamente negli Stati Uniti (6%) e in Europa (4%); mentre in India sono aumentati del 10%, attestandosi a 5,9 miliardi.
– Entro il 2040, saranno possibili cambiamenti significativi indotti dalle combinazioni tecnologiche e digitali. I costi delle energie rinnovabili continuano a diminuire, ma i costi di esercizio, l’intermittenza e la distribuzione impediscono per il momento che queste tecnologie siano definitivamente più competitive rispetto alla maggior parte della fonte di generazione di elettricità programmabile. Non si prevede che le scoperte tecnologiche correlate all’energia siano sviluppate industrialmente prima del 2040, tuttavia, il miglioramento di quelle esistenti continuerà a consentire un costo inferiore delle energie rinnovabili, delle batterie elettriche, dei veicoli elettrici e di piccoli reattori nucleari modulari. Inoltre, l’idrogeno per lo stoccaggio e la mobilità nonché la superconduttività dovrebbero essere, secondo il rapporto, nella fase industriale. Anche gli impianti rinnovabili ibridi dovrebbero espandersi.
“La quota di generazione da fonti rinnovabili variabili dovrebbe aumentare – ha affermatoColette Lewiner, Senior advisor di Energy and Utilities di Capgemini – sotto la spinta di leve digitali come sensori, oggetti connessi, raccolta dati, Intelligenza artificiale, reti intelligenti implementate su scala e risposta alla domanda, migliorando previsione ed efficienza operativa“.
– L’Europa guida il percorso verso basse emissioni di carbonio. L’Europa si sta dimostrando finora la regione leader nella lotta ai cambiamenti climatici e nell’attuazione della transizione energetica, con una crescita della domanda di energia nettamente inferiore rispetto al resto del mondo, pari solo allo 0,2% nel 2018 rispetto al livello globale del 2,3%, e la Germania ha trainato questo risultato con una riduzione dei consumi del 2,2%.
L’Europa è sulla buona strada per raggiungere due dei tre obiettivi climatici fondamentali fissati dall’UE per il 2020: effettuare una riduzione del 20% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990 e garantire che le energie rinnovabili rappresentino almeno il 20% del consumo di energia. I Governi nazionali hanno recentemente confermato piani di riduzione del carbonio: la Francia interromperà la produzione di elettricità da impianti a carbone entro il 2022 e produrrà solo il 50% di elettricità dal nucleare entro il 2035; l’Italia ha previsto il phase out dal carbone entro il 2025 e in Germania tutte le centrali a carbone, che hanno rappresentato nel 2018 il 37% della sua produzione elettrica, entro il 2038. Tuttavia la sfida per il 2030 rimane difficile da affrontare.

– Tensioni geopolitiche e sicurezza energetica sono sempre più correlate. Sia gli Stati Uniti che la Cina hanno sfruttato la loro predominanza sul mercato energetico per trarne vantaggi politici. Negli Stati Uniti la crescita dello sfruttamento degli scisti ha permesso di superare la dipendenza dal Medio Oriente: entro il 2025 dovrebbero rappresentare oltre la metà della crescita globale della produzione di petrolio e gas (rispettivamente 75% e 40%). Questa indipendenza petrolifera emergente ha permesso all’Amministrazione USA di fare pressioni politiche su Paesi dell’OPEC come l’Iran e il Venezuela. La Cina, a sua volta, tra vantaggi geopolitici grazie alla produzione del 95% di terre rare e metalli necessari per accelerare la transizione energetica.
– I Paesi grandi consumatori di energia e grandi emettitori di CO2, quali sono Cina e India, hanno posizioni molto diverse sui mercati energetici. LaCina ha consolidato la sua posizione di leader con un gigantesco mercato ormai maturo, in cui l’energia viene fornita a tutti gli abitanti tramite lo sviluppo delle centrali a carbone, con il 70% della quota di mercato mondiale e capacità di accumulo installata (61%). La Cina è leader nella fornitura della maggior parte delle tecnologie correlate, sia per combustibili fossili, che per le energie rinnovabili, e come pure per l’accumulo: 7 dei 10 maggiori fornitori mondiali di apparecchiature sono cinesi). Mentre i suoi pannelli solari a basso costo si stanno diffondendo, il Rapporto di Capgemini evidenzia come in un prossimo futuro la Cina potrebbe anche guidare la tecnologia nucleare, con i reattori 2 EPR (reattore ad acqua pressurizzata di terza generazione) già connessi con successo alla rete
In India, la domanda è più focalizzata sulla fornitura di elettricità per tutti, secondo il Programma governativo Saubhagya ( “Power for All”) che a giugno 2019 aveva permesso l’accesso all’elettricità al 91% delle famiglie rurali.
Entrambi Paesi rimarranno fortemente dipendenti dalle centrali a carbone per almeno altri 2 decenni per soddisfare la crescente domanda di energia domestica e rimarranno grandi emittenti di CO2.
– Bisogna fare di più per raggiungere gli
obiettivi climatici.
Il Rapporto ha rilevato che,
sulla base degli attuali trend di consumo, gli attuali obiettivi sui cambiamenti climatici sembrano irrealistici. Tuttavia,
per creare un impatto significativo, i Governi devono mettere in campo
ulteriori misure per la transizione energetica, oltre a quelle messe in atto o
programmate finora.
A tal fine Capgemini raccomanda di:
– aumentare i prezzi del carbonio in modo da far aumentare gli investimenti per l’energia pulita;
– utilizzare e dipendere di più dalle energie rinnovabili;
– implementare le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici;
– aumentare l finanziamenti di supporto alla ricerca e sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per la cattura e lo stoccaggio del carbonio;
– promuovere le tecnologie per il cosiddetto carbone pulito, volte alla riduzione dell’impatto ambientale delle centrali a carbone sia in termini di riduzione delle emissioni che di efficienza energetica;
– indirizzare il 100% dei proventi delle tasse ambientali a progetti di transizione energetica (attualmente vengono dedicate allo scopo risorse inferiori al 50%;
– aprire la strada alla ristrutturazione degli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico;
– affidarsi ad Utility e Istituzioni finanziarie per partecipare allo sforzo;
– avviare programmi per favorire cambiamenti comportamentali di ogni individuo.
“I dati offerti dal Rapporto costituiscono un campanello d’allarme per il mondo – ha dichiarato Philippe Vié, Responsabile del settore Energia e Servizi pubblici di Capgemini e a Capo della redazione del Rapporto i cui risultati ha presentato all’European Utility Week (Parigi, 12-14 novembre 2019) – Con l’aumento della domanda globale di energia e soprattutto del consumo di combustibili fossili, gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sembrano più lontani che mai. È da notare che stiamo assistendo a queste preoccupanti tendenze anche se le fonti di energia rinnovabile diventano più diffuse e convenienti. Abbiamo bisogno di misure e politiche a breve termine più audaci per ridurre le emissioni ed evitare ulteriori scostamenti rispetto agli obiettivi dell’Accordo, a partire dall’impegno che ogni dollaro riscosso in tasse ambientali vada a progetti di transizione energetica“.
Se il messaggio finale è lo stesso di quello contenuto nel WEO 2019, il Rapporto ben più conosciuto e diffuso dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), questo di Capgemini, peraltro diffuso prima, si segnala per le Raccomandazioni che coinvolgono tutti, perché i cambiamenti climatici interessano i Paesi, le Imprese e gli Individui, che debbono tutti adattare i propri modi di agire se si vuole contrastare i catastrofici effetti che, diversamente, debbono attendersi.