Cambiamenti climatici Clima

cambiamenti climatici: potrebbero innescare aumento del livello del mare

cambiamenti temperatura acque antartiche

Per studiare i cambiamenti climatici del passato, gli scienziati stanno studiando i carotaggi effettuati nelle masse di ghiaccio eterno e sui fondali dei mari.
Il mese scorso abbiamo riportato le conclusioni di una ricerca, effettuata nel corso della Campagna oceanografica Swerus-C3 che aveva analizzato le carote di sedimenti depositati dalle alluvioni del fiume Lena nel Mar di Laptev (margine siberiano del Mar Glaciale Artico), durante l’ultima deglaciazione. In quel periodo l’aumento della temperata di 4 °C aveva fatto sciogliere il permafrost della regione con conseguente rilascio di notevoli quantità di carbonio e metano, suggerendo così che la nuova modellazione climatica dovrebbe tener conto anche della destabilizzazione del permafrost per prevedere gli scenari indotti dall’aumento del global warming.

Ora uno studio condotto su un nucleo orizzontale di ghiaccio prelevato da un carotaggio effettuato nel Mar di Weddel chiuso dalla Penisola antartica Occidentale (WAIS), risalente al periodo di una delle maggiori fusioni di ghiaccio antartico, che ha contribuito ad un aumento del livello del mare di 3m nel giro di pochi secoli, ha rilevato che alla fine dell’ultima era glaciale, i cambiamenti nella circolazione atmosferica-oceanica avevano provocato una stratificazione delle masse d’acqua con le più fredde in superficie e più calde al di sotto. In queste condizioni le masse di ghiaccio si sciolgono più velocemente di quanto non avvenga in condizioni di uniforme mescolamento delle acque.

La ragione di questa stratificazione è dovuta al riscaldamento globale in alcune aree dell’Antartide che ha causato lo scioglimento del ghiaccio terrestre, immettendo enormi quantità di acqua dolce sulla superficie dell’oceano – ha spiegato, Chris Fogwill del Centro di Ricerca dei Cambiamenti Climatici (CCRC) dell’Università di Sidney, l’autore principale dello Studio “Antarctic ice sheet discharge driven by atmosphere-ocean feedbacks at the Last Glacial Termination“, pubblicato online il 5 gennaio 2017 su Nature  Scientific Reports – Mentre lo strato superficiale si raffredda, in profondità l’oceano si scalda, accelerando il declino dei ghiacciai della Baia“.

Le attuali condizioni di riscaldamento globale sembrano replicare quelle che in passato hanno scatenato cambiamenti significativi nella stabilità della calotta antartica.
I cambiamenti climatici che sono attualmente in corso assomigliano in maniera preoccupante a quelli di 14.700 anni fa“, ha affermato il ricercatore dell’Università di Bonn, Michael E. Weber, uno dei numerosi altri autori dello Studio, tra i quali c’è anche il ricercatore italiano Mauro Rubino del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università della Campania.

Anche se l’attuale contributo dell’Antartide all’innalzamento del mare è ancora soltanto di 0,5mm all’anno, non bisogna dimenticare che lo scioglimento dell’intera calotta sarebbe in grado di far innalzare gli oceani di 58m. I diversi eventi accaduti negli ultimi decenni sulla penisola Antartica occidentale con il distacco di colossali iceberg dal ghiacciaio Larsen e il collasso di altre banchise glaciali, mostrano i primi evidenti segni dell’impatto dei cambiamenti climatici in Antartide, che fanno temere ulteriori più rapidi cambiamenti alla fine del secolo, allorché si rischia di avere un aumento della temperatura media globale di 4 °C, se non si interviene con misure drastiche per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra.

Attraverso una combinazione di modellazione climatica e di stratificazione del ghiaccio, i dati isotopici hanno mostrato che le acque intorno all’Antartide erano fortemente stratificate nel periodo di deglaciazione, tale che le lastre di ghiaccio si sono sciolte ad una velocità maggiore di quanto non sia avvenuto in seguito.

La questione è se lo strato di ghiaccio reagirà a queste condizioni di cambiamento delle masse oceaniche così rapidamente come avvenne allora” ha chiosato un altro co-autore, Nick Golledge del Centro di Ricerche Antartiche di Wellington (Nuova Zelanda).

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.