Sta montando la polemica sulla tariffa elettrica che farebbe pagare ai piccoli consumatori gli sconti sul costo dell’energia concessi alle grandi aziende energivore. Dal Coordinamento FREE, alle Associazioni dei Consumatori, alla Confartigianato, arrivano segnali di dissenso per le modalità con cui si vorrebbe procedere o si è già provveduto a modificare il peso della bolletta.
Dopo l’approvazione il 4 aprile 2014 da parte del Governo dello schema di D. Lgs. di recepimento della Direttiva 2012/27/UE sull’Efficienza Energetica che, tra l’altro, all’art. 11 demanda all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) l’adeguamento delle componenti della tariffa elettrica da essa stessa definite, con l’obiettivo di superare la struttura progressiva rispetto ai consumi e di adeguare le componenti ai costi dell’effettivo servizio secondo criteri di gradualità, il Coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), che raccoglie più di 20 Associazioni di imprese del settore, in una nota ha lamentato che in tal modo, oltre al fatto che in quell’articolo vengono introdotte disposizioni che nulla hanno a che vedere con l’oggetto del provvedimento, si delega all’AEGG la facoltà di “modificare radicalmente due cardini dell’attuale normativa che disciplina il mercato elettrico: il meccanismo con il quale si forma il prezzo all’ingrosso del KWh e la tariffa per i consumatori tutelati. Non è accettabile che, in modo surrettizio, in una sede non pertinente, si cerchi una scorciatoia per affrontare questioni che, per la loro importanza, richiedono un confronto preliminare con tutte le parti interessate e con gli esperti della materia”.
Le preoccupazioni di FREE, che ha chiesto alle Commissioni parlamentari di cancellare questa parte del provvedimento, hanno trovato eco nelle Associazioni dei Consumatori (Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori) che in una nota congiunta hanno ribadito, a loro volta, non solo come non vi sia stata alcuna discussione sulla materia, ma che “con questo decreto si modifica radicalmente la struttura della bolletta elettrica, eliminando la ‘progressività’, all’insaputa di 30 milioni di utenze domestiche e premiando chi consuma di più. Un vero paradosso se pensiamo che da tempo i Consumatori chiedono che l’introduzione delle politiche sull’efficienza e dei comportamenti degli utenti finali siano volte al risparmio e alla riduzione degli sprechi alla luce della grande crisi che stiamo vivendo e del peso che le bollette energetiche hanno sempre più nei bilanci familiari e che la struttura tariffaria attuale, nata nel 1973 (quindi in piena emergenza energetica), è coerente perché incentiva il risparmio“.
“La revisione di un testo così importante non può subire le indicazioni delle lobby – continua la nota delle associazioni – né tantomeno precludere ampie discussioni e dibattiti necessari per un provvedimento tanto importante per il tessuto sociale italiano, anche in vista del semestre di presidenza europea durante il quale l’Italia sarà responsabile del recepimento della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica nel resto dell’UE“.
Sotto il mirino di Confartigianato è finito, poi, il D. M. 5 aprile 2013 “Definizione delle imprese a forte consumo di energia”, attuato con la Delibera 641/2013 dell’AEGG che ha previsto agevolazioni sulle accise e riduzioni sugli oneri di sistema sull’energia acquistata dalle imprese energivore, identificate non più in termini di consumi assoluti, bensì sulla base dell’incidenza percentuale del costo dell’energia sul fatturato, scaricando di fatto sui piccoli consumatori gli sconti concessi alle grandi imprese.
Secondo un Rapporto realizzato dall’Ufficio Studi della Confederazione che rappresenta più di 700.000 imprese e imprenditori, tra il II semestre 2013 e il 2014 la bolletta elettrica costerà alle PMI e alle famiglie 900 milioni di euro in più per finanziare sussidi a un ristretto numero (per l’esattezza 2.982) di grandi imprese energivore. In particolare, lo studio di Confartigianato ha evidenziato che oltre alla componente Ae, voce di costo tra gli oneri generali di sistema, già in vigore dal II semestre 2013, che determina per il 2014 un aumento per le PMI del 16,1% degli oneri nella bolletta elettrica nel 2014 (per una piccola impresa tipo è pari a 684 euro in più l’anno), ad aprile 2014 è scattato un ulteriore aumento del 3,3% per le componenti A2 (per la disattivazione delle centrali nucleari) e UC3 (perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura), che farà lievitare di ulteriori 162 euro la bolletta elettrica per una PMI tipo.
“Paradossalmente, a dispetto del principio del Protocollo di Kyoto ‘Chi inquina paga‘ – si legge nel Comunicato stampa Confartigianato-Energia – ad essere maggiormente penalizzati sono ancora una volta proprio i piccoli consumatori a vantaggio dei grandi. Infatti, una impresa che consuma 10 volte di più di una piccola impresa, con un consumo di 504.000 KWh/anno, ha un onere fiscale 21 volte inferiore. E un’impresa che consuma 20 volte di più di una piccola impresa, ha un onere fiscale inferiore del 30%. E ancora, una grande impresa che consuma 40 volte di più di una piccola azienda, subisce un onere fiscale inferiore del 65% rispetto alla piccola impresa. Ma gli sconti alle grandi imprese energivore non sono previsti per 97.963 piccole imprese, che occupano 445.438 addetti, ad alto consumo di energia elettrica. Tra queste, 33.699 imprese sono artigiane, pari all’11,9% dell’artigianato manifatturiero, che contano 137.181 addetti, pari al 13,3% dell’occupazione artigiana manifatturiera”.
Perciò, Confartigianato ha impugnato la Delibera dell’AEGG e tutti gli atti presupposti presso il TAR della Lombardia, con l’obiettivo di far dichiarare l’illegittimità dell’agevolazione concessa alle aziende energivore, al fine di alleggerire le bollette di tutte le piccole imprese che sono i soggetti su cui grava principalmente l’onere di questa agevolazione.