Agroalimentare

Biologico: Italia resta leader in UE per superfici e aziende

I dati sul settore biologico riferiti al 2023, analizzati nell’ultima edizione del report “Bio In Cifre”, registrano un’ulteriore crescita della SAU biologica nazionale che arriva a coprire 2,46 milioni di ettari (+4,5% rispetto al 2022, pari a 106 mila ettari in più), circa un quinto di quella complessiva (19,8%), avvicinando ulteriormente il target del 25% da raggiungere al 2030 fissato dalla Commissione UE nell’ambito della Strategia Farm to Fork.

I dati del 2023 riferiti alla SAU biologica nazionale, anche grazie al sostegno offerto dalla nuova PAC, registrano, nel complesso, un’ulteriore crescita raggiungendo i 2,5 milioni di ettari (+4,5% rispetto al 2022, pari a 106 mila ettari in più). Con tale incremento la superficie biologica italiana rappresenta circa un quinto di quella complessiva (19,8%), un punto percentuale in più di incidenza rispetto alla quota del 2022, che accorcia ulteriormente le distanze dal target del 25% di SAU biologica da raggiungere entro il 2030 come prefissato dalla Commissione UE nell’ambito della Strategia Farm to Fork.

Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto Bio in cifre 2024”, curato da ISMEA e Sinab, con la collaborazione del CIHEAM (Centro Internazionale di Alti Studi Mediterranei di Bari) nell’ambito del Progetto di ricerca DimEcoBio 2021-2024 volto a definire le dimensioni economiche del settore, è stato presentato il 17 luglio 2024a Bracciano (Roma) in occasione del tradizionale “Appuntamento con il bio

L’incremento della SAU ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali, con il Mezzogiorno che mantiene l’incidenza più elevata (58%), ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel biologico. L’evoluzione più recente mostra, ma in pochi casi, situazioni anche in controtendenza, evidentemente dovute alle diverse politiche adottate delle amministrazioni regionali.

Con il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune (PAC) e il cambiamento di alcune regole, evidenzia il Rapporto, sono emerse alcune criticità sia dal lato delle amministrazioni regionali, che hanno dovuto revisionare una macchina organizzativa collaudata dopo anni di politiche di sviluppo rurale, cimentandosi per la prima volta con la programmazione delle misure del primo pilastro, sia dal lato delle aziende beneficiarie, nella difficile impresa di orientarsi nel fitto reticolato di vincoli, impegni e interventi, con questi ultimi talvolta in concorrenza tra loro per la non cumulabilità degli aiuti.

Emblematico il caso della Provincia autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della SAU biologica nel 2023 per la decisione dell’Autorità di gestione di concedere i pagamenti riservati alle superfici foraggere e ai pascoli alle sole aziende con allevamenti, nell’ambito di una strategia di rafforzamento della zootecnia biologica locale. Una flessione, seppure contenuta, si è riscontrata anche in Emilia-Romagna, nonostante il budget consistente sugli interventi a favore del biologico, anche se gli esperti tendono ad associare il fenomeno agli eventi catastrofali dello scorso anno, in particolare alla devastante alluvione del maggio 2023.

Uno scenario reso ancora più complesso dall’inasprimento, protrattosi nel 2023, dei costi di produzione, che ha accentuato nel settore la dipendenza dai sussidi pubblici, in un contesto aggravato dagli eventi climatici avversi che hanno colpito diverse aree del Paese, rendendo le operazioni in campagna, soprattutto per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica. Il bilancio del 2023 restituisce comunque un quadro positivo per l’agricoltura biologica italiana, che con 2,5 milioni di ettari, pari a quasi il 20% della SAU nazionale, riduce ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato, entro il 2030, dalla Strategia Farm to Fork. Risultati che rafforzano la leadership dell’Italia tra i Paesi dell’UE, ormai pluriennale.

L’analisi per tipologia colturale della SAU biologica nazionale evidenzia come questa sia composta per più di due terzi da seminativi (42,1%), seguiti da prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). Nel corso del 2023 l’incremento più significativo ha interessato la categoria dei prati e pascoli (+10,1%) con oltre 67 mila ettari in più rispetto al 2022, concentrati per circa l’80% nella P.A. di Bolzano, in Sicilia e in Sardegna. L’incidenza delle superfici biologiche per questa categoria, così come quella delle colture foraggere, è aumentata significativamente nell’ultimo anno in continuità con la dinamica positiva del biennio precedente. A trainare la crescita dei seminativi (+3,4%) sono state le colture industriali (+13,1%) e, soprattutto, le colture foraggere che, con un contributo netto di quasi 50 mila ettari in più rispetto al 2022 (+11,4%), costituiscono la seconda tipologia colturale per rilevanza nella crescita delle superfici biologiche nazionali, dopo i prati permanenti. Risultano, invece, in diminuzione le superfici delle colture proteiche (-7,1%) e dei cereali (-1,3%). Crescono, seppur a un ritmo inferiore, anche le ortive (+1,0%) mentre le colture permanenti sono pressoché stabili per effetto delle variazioni negative di vite (-2,0%), agrumi (-5,8%) e frutta (-8,7%), compensate da incrementi per olivo (+2,2%) e frutta in guscio (+6,8%), categoria nella quale, in particolare, crescono i noccioleti e i mandorleti, mentre si riducono i castagneti.

Oltre alle superfici, sono aumentati gli operatori che hanno raggiunto il numero complessivo di 94.441 unità, 1.642 in più rispetto al 2022. Il fenomeno ha riguardato soprattutto le circa 84 mila aziende agricole (l’89% del totale degli operatori biologici) e, tra queste, in particolare la componente dei produttori/preparatori, a conferma della tendenza a introdurre in azienda l’attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto.

Infine, i consumi domestici di prodotti biologici, relativi al solo canale della GDO, hanno toccato i 3,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,2% sul 2022 (si tratta del tasso di crescita più sostenuto degli ultimi anni), seppure a fronte di volumi invariati. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore ma scesi dell’1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico rispetto alla dinamica osservata per il carrello convenzionale.

Il biologico è centrale nelle ambizioni green dell’Europa e dell’Italia – ha dichiarato il Presidente ISMEA,  Livio Proietti  – e lo dimostra anche la pluralità di interventi normativi e di azioni strategiche  che il nostro Paese ha riservato al settore, tra cui il Piano nazionale per la produzione biologica, varato quest’anno, e il Decreto del 2023 che esalta il ruolo e l’importanza dei biodistretti, come quello del Lago di Bracciano e Martignano, di cui oggi abbiamo potuto apprezzare le qualitàDopo anni difficili, dovuti soprattutto ai forti aumenti dei prezzi seguiti allo shock energetico del 2022, il settore deve adesso recuperare appeal agli occhi dei consumatori, disorientati dai tanti prodotti che si fregiano di messaggi allusivi alla salute e alla sostenibilità, ma che a differenza del biologico, non sono sottoposti a rigidi controlli e a rigorose regole di produzione”.

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