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Agrivoltaico sostenibile: produrre energia e coltivare i terreni

È stata presentata la prima rete italiana per l’Agrivoltaico sostenibile, l’iniziativa coordinata dall’ENEA che si inserisce nel più ampio contesto della missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR, per contribuire alla diffusione di conoscenze e promuovere le eccellenze italiane nei settori delle nuove tecnologie per l’energia rinnovabile, dell’agricoltura e del paesaggio.

In occasione del SolarPower Summit (10-12 maggio 2021), l’evento annuale di SolarPower Europe, con oltre 2000 partecipanti tra rappresentanti di istituzioni, associazioni, aziende e policy maker del settore energetico europeo, ENEA ha presentato la prima rete italiana,aperta a imprese, istituzioni, università e associazioni di categoria, per l’Agrivoltaico sostenibile che consente di produrre energia elettrica da fotovoltaico e, al tempo stesso, di coltivare i terreni.

All’iniziativa, coordinata appunto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), hanno già manifestato il sostegno: l’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (AIAPP), Confagricoltura, Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali (CONAF), FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), Italia Solare, Legambiente, REM Tec, Società Italiana di Agronomia (SIA) e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

L’obiettivo del network è di arrivare alla definizione di un quadro metodologico e normativo, di linee guida per la progettazione e valutazione degli impianti, di strumenti di supporto ai decisori e di contribuire alla diffusione di conoscenze e promuovere le eccellenze italiane nei settori delle nuove tecnologie per l’energia rinnovabile, dell’agricoltura e del paesaggio.

A livello operativo, ENEA ha costituito un’apposita task force multidisciplinare nell’ambito di due dipartimenti – “Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili” e “Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali” – con la possibilità di utilizzare laboratori, infrastrutture e professionalità pluriennali nei settori delle tecnologie green e dell’agroindustria.

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) inviato alla Commissione UE per la Missione 2. “Rivoluzione verde e transizione ecologica” – Componente 2. Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile, per lo Sviluppo dell’Agrivoltaico è previsto l’investimento di 1,1 miliardi di euro, con l’obiettivo di installare a regime una capacità produttiva da impianti agrivoltaici di 2,43 GW, con una riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 e di riduzione dei costi di approvvigionamento energetico.

Inoltre, lo sviluppo dell’agrivoltaico potrebbe contribuire a superare alcune delle criticità che oggi ostacolano la crescita del fotovoltaico.
“La specificità dei contesti urbani italiani e il limitato potenziale di integrazione del fotovoltaico negli edifici, ma anche le incertezze legate al cambiamento di uso del suolo e alla trasformazione del paesaggio bloccano le autorizzazioni – ha sottolineato Ezio Terzini, responsabile divisione ENEA di Fotovoltaico e Smart Devices – I sistemi agrivoltaici possono quindi rappresentare una valida risposta e per incoraggiarne la diffusione è necessario sviluppare soluzioni tecnologiche innovative e criteri di progettazione e valutazione delle prestazioni degli impianti”.

Secondo lo StudioInnovative agrivoltaic systems to produce sustainable energy: An economic and environmental assessment” condotto da ENEA e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e pubblicato lo scorso gennaio sulla rivista scientifica Applied Energy, le prestazioni economiche e ambientali degli impianti agrivoltaici sono simili a quelli degli impianti fotovoltaici a terra, soprattutto se si utilizzano tensostrutture per limitare l’impiego di acciaio e cemento: il costo dell’energia elettrica prodotta risulta essere di circa 9 centesimi di euro per kWh, mentre le emissioni di gas serra ammontano a circa 20 g di CO2eq per megajoule di elettricità.

Ma i valori aggiunti sono rilevanti – ha spiegato Alessandro Agostini, ricercatore ENEA della Divisione Produzione, Storage e Utilizzo dell’Energia ed autore principale dello studio –  in quanto alcune tipologie di installazioni agrivoltaiche (es. pannelli a 5 m di altezza, ricorso a tensostrutture) incidono in misura relativamente limitata sul consumo di suolo rispetto agli impianti a terra e, in specifiche condizioni ambientali (es. stress idrici), possono permettere di conseguire un aumento della resa di alcune colture in quanto l’ombra generata dagli impianti agrivoltaici, se ben calibrata, riduce la temperatura del suolo, e il fabbisogno idrico delle colture. In specifici contesti, l’agrivoltaico può contribuire ad aumentare la resilienza del settore agroalimentare rispetto agli impatti del cambiamento climatico e contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030”, spiega Alessandro Agostini,

Secondo il World Energy Outlook 2020 dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), il fotovoltaico rappresenta la fonte di elettricità più economica e pertanto la sua diffusione risulta cruciale nell’ambito degli obiettivi energetici europei e del Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) che al 2030 prevede un incremento della produzione elettrica da fotovoltaico da circa 24 TWh/ano a 73 TWh/anno e dell’ulteriore incremento previsto nell’ambito del Piano “Next Generation Italia”.

Il sistema agroalimentare deve affrontare i temi della decarbonizzazione, della sostenibilità e della competitività e, in questo contesto, l’agrivoltaico può rappresentare una nuova opportunità per gli agricoltori tramite modelli win-win che esaltino le sinergie tra produzione agricola e generazione di energia – ha commentato Massimo Iannetta, responsabile della Divisone ENEA di Biotecnologie e Agroindustria – Il settore, inoltre, può contribuire a rafforzare il tessuto produttivo agricolo attraverso l’approccio Nexus che guarda alla stretta interdipendenza tra produzione di cibo, energia e acqua, allargando la visione ad un altro fattore cruciale, il suolo, con le sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche che vanno salvaguardate”.

“L’agrivoltaico è un settore dalle caratteristiche uniche in grado di combinare energia, nuove tecnologie, agricoltura e conservazione del paesaggio anche a tutela delle comunità locali e delle loro attività, con benefici in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale – ha sottolineato Alessandra Scognamiglio, ricercatrice ENEA del Laboratorio Dispositivi innovativi presso il Centro ricerche di Portici e coordinatrice della task force AgrivoltaicoSostenibile@ENEARiteniamo che non esista un solo agrivoltaico, ma diverse soluzioni da declinare secondo le specifiche caratteristiche dei siti oggetto di intervento: la sfida è trasformare una questione tecnica in una questione di cultura complessa, con un approccio transdisciplinare supportato dai risultati della ricerca sulle migliori combinazioni colture/sistemi fotovoltaici”.

Occorre infatti valutare i potenziali impatti dell’agrivoltaico sotto diversi punti di vista, includendo i servizi ecosistemici associati ai sistemi agrari integrati con la produzione di energia e gli impatti ambientali e paesaggistici associati a tutto il ciclo di vita delle infrastrutture associate a questi impianti. Su questi temi è fondamentale il ruolo della ricerca scientifica a supporto delle decisioni politiche, rispetto allo sviluppo economico associato all’industria delle energie rinnovabili.

Il rischio è che una diffusione decontestualizzata di questi impianti porti di fatto a un cambio di destinazione d’uso di terreni agricoli – ha osservato Michele Perniola, Presidente della SIA – dal momento che la produzione di energia oggi permette redditi ben superiori alle coltivazioni, in quanto nella valutazione economica non vengono contabilizzati servizi ecosistemici, inclusi la qualità del paesaggio e del suolo, di cui la società beneficia senza che questi siano remunerati ai produttori”.

Luogo di confronto sulle varie iniziative nazionali, la rete è dotata di una piattaforma web, aperta al più ampio coinvolgimento dei diversi attori interessati con diverse modalità, tra cui la partecipazione al Comitato scientifico o al Comitato consultivo, lo sviluppo di dimostratori, lo scambio di informazioni su casi studio reali o su nuovi risultati scientifici.

In copertina: Monticelli d’Ongina (Piacenza). Fonte: REM Tec

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