Secondo le Associazioni della coalizione #CambiamoAgricoltura c’è chi strumentalizza le proteste degli agricoltori per attaccare le strategie del Green Deal europeo, in particolare la Strategia dalla “Fattoria alla tavola” e la Strategia “Biodiversità 2030”, ma la crisi dell’agricoltura europea avrebbe origine dalla dipendenza dalle fonti fossili e da un sistema agro-alimentare che sopravvive grazie ai sussidi. Un dialogo e un maggior coinvolgimento degli operatori per la transizione verde dell’agricoltura europea è essenziale per la Presidente della Commissione UE che ha avviato i lavori del Forum “Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura europea”, da lei stessa annunciato in settembre nel discorso sullo Stato dell’Unione, “per superare la polarizzazione”.
Le Associazioni agricole, i politici e i commentatori indicano nelle Strategie del Green Deal europeo la causa principale del disagio degli agricoltori espresso dalle manifestazioni di protesta che si stanno svolgendo in queste settimane in Europa, Italia compresa.
Ma la crisi dell’agricoltura europea avrebbe origine dalla dipendenza dalle fonti fossili e da un sistema agro-alimentare fallimentare che sopravvive solo grazie ai sussidi dell’UE, secondo quanto affermato in un Comunicato stampa di #CambiamoAgricoltura, la coalizione di Associazioni nata nel 2017 per chiedere una riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente, a cui aderiscono alla oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia).
Le Associazioni esprimono il loro profondo dissenso verso i molti commentatori italiani che attribuiscono le proteste degli agricoltori agli obiettivi e impegni previsti dalle Strategie del Green Deal europeo, la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030. Anzi, per #CambiamoAgricoltura, queste politiche sarebbero di fatto sabotate dalle ultime decisioni delle Istituzioni europee: il voto contrario del Parlamento europeo sul Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi; l’eliminazione degli allevamenti bovini dalla normativa europea sulle emissioni industriali; la liberalizzazione dei nuovi OGM;
l’indebolimento del Regolamento europeo sul ripristino della natura per le aree agricole e, infine, la decisione della Commissione UE di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni. Queste decisioni hanno ridotto gli obiettivi delle Strategie del Green Deal a mere enunciazioni di principio, senza alcuna concreta attuazione nel settore primario dell’agricoltura e della zootecnia.
Per la coalizione #CambiamoAgricoltura questi risultati, dovuti in particolare all’azione di lobby delle potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria, hanno determinato un sostanziale ridimensionamento delle ambizioni delle Strategie del Green Deal a danno degli interessi pubblici dei cittadini europei, dell’ambiente e della salute, a vantaggio degli interessi economici delle corporazioni agroindustriali che, ottenuto il ridimensionamento del Green Dea, puntano a cancellare anche i deboli obiettivi ambientali della PAC 2023-2027 e preparare un drammatico ritorno al passato con la sua prossima riforma.
Le Associazioni rilevano che in Germania la protesta degli agricoltori e autotrasportatori ha origine soprattutto dall’annunciata eliminazione delle agevolazioni per il gasolio, una protesta comprensibile ma non condivisibile, che in Italia viene abilmente strumentalizzata per contestare in particolare due impegni previsti dalla nuova condizionalità della PAC: l’obbligo delle rotazioni (BCAA7) e l’obbligo del 4% delle aree agricole a seminativi da destinare alla conservazione della Natura (BCAA8). Questa due misure ambientali della nuova PAC sono entrate in vigore solo da gennaio di quest’anno dopo le deroghe concesse dalla Commissione con il pretesto della guerra in Ucraina. Misure ambientali sempre contestate dalle Associazioni agricole, in Italia in particolare da Confagricoltura, che confidavano nel rinnovo delle deroghe per tutto il periodo di attuazione della nuova PAC.
Un paradosso, secondo le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura, considerato l’esito della riforma della PAC 2023-2027 che ha confermato il sostegno all’agricoltura e zootecnia intensive dipendenti dal petrolio e gas, attraverso sussidi che promuovono l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi e che favoriscono le grandi aziende agricole a discapito delle piccole, oltre l’80% dei fondi della PAC vengono ancora distribuiti al 20% delle aziende agricole europee.
Dipendenza dalle risorse fossili, volatilità dei prezzi alla produzione e speculazioni finanziarie, sono le vere cause della crisi del settore primario in Europa. L’aumento dei costi di produzione, determinato soprattutto dall’aumento dei costi energetici e quindi del gasolio, dei fertilizzanti e dei pesticidi chimici di sintesi, ha penalizzato essenzialmente gli agricoltori, mentre l’agroindustria e la grande distribuzione sono riusciti a tutelare meglio i loro risultati economici. La situazione di crisi per gli agricoltori è stata aggravata anche dall’inflazione e dai provvedimenti assunti per contrastarla; confermando per gli agricoltori il ruolo di anello debole della filiera agroalimentare.
Le Associazioni di #CambiamoAgricoltura ribadiscono che la soluzione di questa crisi strutturale del settore primario non può essere la cancellazione delle norme e degli impegni per la tutela dell’ambiente e il rinvio dell’indispensabile transizione ecologica dell’agricoltura, rinvio che rischia di aggravare colpevolmente la situazione di crisi e confermare il ruolo negativo dei sussidi che l’Unione Europea riconosce oggi all’agricoltura (il 30% dell’intero budget della UE è destinato alla PAC), a fronte delle stime allarmanti dell’EU Soil Observatory che segnalano il 60- 70% dei suoli in Europa è in cattive condizioni per cui, senza adeguate misure di tutela ambientale, sarà sempre più difficile produrre cibo.
Infine, le Associazioni rilevano che la cancellazione dei sussidi al gasolio agricolo che hanno dato inizio alle proteste degli agricoltori tedeschi, è prevedibile anche in Italia per gli impegni assunti con il PNRR. Tra i diversi sussidi ambientalmente dannosi compaiono anche le agevolazioni al gasolio agricolo e sull’IVA per i fertilizzanti chimici e prodotti fitosanitari. Con l’approvazione da parte della Commissione UE del nuovo PNRR italiano proposto dal Governo, avvenuta contestualmente alla concessione della quarta rata dei fondi del PNRR, l’Italia si è impegnata ad adottare le misure del Piano RePower EU tra cui, a partire dal 2026 ed entro il 2030, una razionalizzazione ed eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Da questo impegno emerge la necessità di una politica agricola che favorisca la transizione ecologica e liberi il sistema primario dalla dipendenza dell’energia fossile.
Una parziale soluzione per questi problemi è indicata proprio dalle Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030 che prevedono la crescita delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica, i cui costi di produzione sono legati in misura minore alla variabilità dei costi degli input chimici derivanti da petrolio e gas, oltre a essere più remunerativa per gli agricoltori. L’Italia con il suo Piano Strategico della PAC 2023-2027 ha deciso di investire nel biologico e la recente approvazione del Piano di Azione nazionale per il biologico è un altro passo avanti nella giusta direzione.
C’è da osservare, comunque, che la rottura del dialogo con gli operatori agricoli è un rischio che deve essere evitato e che la transizione ecologica dell’agricoltura deve prevedere il loro coinvolgimento, al di là delle strumentalizzazioni che in questo momento di vigilia delle elezioni europee sono inevitabili. Tant’è che la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, aprendo i lavori del Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE, un Forum di 27 personalità da lei stessa annunciato nel suo discorso sullo Stato dell’Unione (settembre 2023) e formalmente avviato il 25 gennaio 2024, con l’obiettivo di definire una visione condivisa per il futuro del sistema agricolo e alimentare dell’UE, ha dichiarato “Penso che tutti avvertiamo una crescente divisione e polarizzazione quando si tratta di temi legati all’agricoltura. Sono profondamente convinta che solo attraverso il dialogo potremo superare questa polarizzazione che tutti avvertiamo […] stiamo tutti compiendo enormi sforzi per contribuire ai nostri obiettivi collettivi del Green Deal europeo […] E anche se certamente non sempre siamo d’accordo su tutte le questioni, siamo tutti d’accordo sul fatto che le sfide sono senza dubbio crescenti – sia che si tratti della concorrenza dall’estero, sia dell’eccessiva regolamentazione interna, sia del cambiamento climatico o della perdita di biodiversità o dello stesso declino demografico in atto. Ciò di cui il settore agroalimentare in Europa ha bisogno è una prospettiva a lungo termine per affrontare queste sfide, una via da seguire prevedibile […] Trovare un consenso e una visione comune sulla via da seguire non è certamente un compito facile. Ne sono pienamente consapevole. Ma penso anche che quella che abbiamo qui sia un’immensa opportunità. Un’opportunità per dare forma al futuro e una parte essenziale dell’economia di domani. È un’opportunità per preservare una parte essenziale della nostra anima europea, il nostro modo di vivere. Perché dipendiamo tutti dalla nostra campagna. Viviamo tutti con la natura e nella natura”.