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Tornado in Italia: perché la Pianura Padana è un hot spot

Una ricerca congiunta dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC) e delle università di Bologna, Bari e Milano mostra come i tornado che si manifestano nel Nord Italia, e in particolare nella zona della Pianura Padana, si formino alla confluenza di tre masse d’aria con caratteristiche e provenienza diversa, con una dinamica simile a quella osservata nelle Grandi Pianure americane.

Sul Nord Italia in tornado si formano per lo più in corrispondenza di un “punto triplo”, cioè alla confluenza di tre masse d’aria provenienti da direzioni diverse e con caratteristiche differenti, come masse d’aria umida, secca e più fredda.

È quanto ha rilevato lo StudioA conceptual model for the development of tornadoes in the complex orography of the Po Valley”, condotto da ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera del Consiglio nazionale delle ricerca (CNR-ISAC) e delle Università di Bologna, Bari e Milano e pubblicato sulla Monthly Weather Review dell’American Meteorological Society, che pubblica ricerche rilevanti per l’analisi e la previsione delle circolazioni atmosferiche, compreso lo sviluppo di tecniche, l’assimilazione dei dati, la validazione dei modelli e casi di studio rilevanti.

I ricercatori si sono concentrati sui fenomeni legati ai tornado che si verificano con particolare frequenza tra Lombardia ed Emilia-Romagna, tra cui l’evento di notevole rilevanza accaduto il 19 settembre 2021, dove si sono sviluppati 7 tornado in poche ore, causando gravi danni in numerose località della Pianura Padana. Ben 4 di questi vortici sono stati classificati di grado F2 secondo la scala Fujita (che classifica i tornado da 0, debole, a 5, danni devastanti), mentre tre sono stati classificati di grado F1. Sebbene la Pianura Padana sia ritenuta un hot-spot per lo sviluppo di tornado in Europa, per via della complessa orografia della regione dove Alpi e Appennini modulano i flussi atmosferici nei bassi strati, la sequenza registrata ha rappresentato un evento inusuale, che ha spinto i ricercatori ad approfondire i meccanismi fisici che hanno portato alla genesi dei vortici.

Lo studio delle osservazioni al suolo durante l’evento ha evidenziato come i tornado si siano sempre sviluppati a non più di 20-30 km di distanza da una dryline, ossia da un fronte di aria secca che discendeva dagli Appennini, e nei pressi di una discontinuità fredda generata da temporali sulla pedemontana alpina – ha affermato Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca del CNR-ISAC – Contemporaneamente, correnti da sud-est molto umide soffiavano dal Mar Adriatico verso la Pianura Padana. Significativamente, altri temporali, che si sono sviluppati durante quella giornata in Pianura Padana, ma a distanza maggiore dal punto triplo, non hanno generato tornado”.

Particolarità dello studio è stata la realizzazione di simulazioni numeriche ad alta risoluzione con il modello meteorologico MOLOCH, in grado di fornire previsioni spazialmente dettagliate con rappresentazione esplicita dei fenomeni convettivi, sviluppato presso il CNR-ISAC di Bologna allo scopo di simulare le supercelle che hanno generato i tornado.

Il modello – ha osservato Silvio Davolio, Professore di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera presso il Dipartimento di Scienze della dell’Università Statale di Milano, associato al CNR-ISAC – è stato in grado di riprodurre correttamente lo sviluppo delle supercelle tornadiche e la complessa interazione dei flussi in superficie emersa dalle osservazioni”.

Il modello ha rivelato una marcata rotazione del vento nelle vicinanze della dryline in relazione alla quota: da sud-est nei pressi del suolo, a sud-ovest sopra il primo chilometro. Questo peculiare profilo del vento ha generato la vorticità che porta allo sviluppo dei tornado – ha precisato Mario Marcello Miglietta, Professore di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia presso l’Università degli Studi di Bari e associato anche lui al CNR-ISAC – Inoltre, nei pressi del punto triplo si è accumulata molta umidità, che incrementa l’instabilità potenziale, un altro elemento importante per la genesi di questi fenomeni violenti”.

Modello concettuale per la formazione di tornado in Pianura Padana (Fonte: CNR)

Il modello concettuale proposto, ottenuto da un’approfondita analisi di osservazioni e simulazioni numeriche, è ispirato alla dinamica osservata negli Stati Uniti nella cosiddetta ‘Tornado Alley’ [ndr: comprende gran parte del Texas settentrionale e verso nord l’Oklahoma, il Kansas, il Missouri e parti della Louisiana, dell’Iowa, del Nebraska e del Colorado orientale], dove i tornado si formano alla confluenza di masse d’aria umida provenienti dal Golfo del Messico, masse d’aria secca dalle Montagne Rocciose e masse d’aria più fredda dal Canada – ha concluso Francesco De Martin, dottorando presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna e autore corrispondente dello Studio – Nel caso della Pianura Padana si osserva qualcosa di simile, ma a scala molto più ridotta”.

Questo studio, grazie alla miglior comprensione delle dinamiche che generano i tornado, potrebbe contribuire a migliorarne le previsioni, anche se rimangono ancora caratterizzate da un certo grado di incertezza. Ancora oggi, infatti, è impossibile conoscere nel dettaglio se, dove e quando si svilupperà un tornado, anche a poche ore da un evento.

In copertina: Castiglion delle Stiviere (MN), foto scattata il 19 settembre 2021 da Emanuele Ravetti

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