La Strategia sulla Bioeconomia, settore che in Italia vale 330 miliardi di euro di fatturato annuo e 2 milioni di posti di lavoro, si è adeguata alle modifiche di quella della Commissione UE e ai nuovi investimenti previsti dal prossimo Programma Horizon 2021-2027.
Durante la Conferenza di alto livello “La Bioeconomia Italiana: una Strategia riveduta e una nuova roadmap per intensificare il contributo alla crescita sostenibile del Paese”, tenutasi a Roma il 14 maggio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata presentata la nuova Strategia per la bioeconomia (“BIT Bioeconomy in Italy. A New bioeconomy strategy for a sustainable Italy”) redatta dal tavolo di coordinamento nazionale avviato nell’ambito del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita.
Avviata nel 2016 e approvata nel 2017, la Strategia è stata concordata con la Commissione UE e predisposta dai Referenti dei Ministeri di Ambiente (MATTM), Agricoltura (MiPAFF), Istruzione (MIUR) e Sviluppo Economico (MiSE), dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dall’Agenzia per la coesione territoriale e da alcuni Cluster tecnologici nazionali.
Il suo adeguamento è conseguenza della nuova Strategia adottata dalla Commissione UE lo scorso ottobre, e anche dalle nuove priorità individuate nell’ambito del nuovo programma quadro della ricerca europea Horizon Europe 2021-2027, nonché dai conseguenti nuovi investimenti previsti dall’Impresa Comune per le Bioindustrie (BBI JU) per lo sviluppo di un settore industriale sostenibile basato sulla bio-based in Europa.
“È un passo importante per la nostra bioeconomia, oggi terza in Europa dopo Germania e Francia, con circa 330 miliardi di euro di fatturato annuo e 2 milioni di posti di lavoro – ha affermato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Giancarlo Giorgetti – Si tratta di un adeguamento necessario alla strategia europea, con un coordinamento che affianca ministeri e regioni in questo percorso insieme a cluster privati e pubblici“.
La Bioeconomia ricomprende quelle attività economiche che utilizzano bio-risorse rinnovabili del suolo e del mare – come colture agricole, foreste, animali e micro-organismi terrestri e marini – per produrre cibo, materiali ed energia. Della Bioeconomia, quindi, fanno parte il comparto della produzione primaria (agricoltura, foreste, pesca e acquacoltura) e i settori industriali che utilizzano o trasformano biorisorse (agroalimentare, carta e cellulosa, parte dell’industria chimica, delle bio-tecnologie e dell’energia).
Questi fattori sono il cuore dello sviluppo sostenibile, che conduce le Comunità più solide verso un’economia prospera e rispettosa dell’ambiente, in cui: si riduce la dipendenza dai combustibili fossili e dalle risorse non rinnovabili; si limita così la perdita di biodiversità e le grandi trasformazioni nell’uso del suolo, rigenerando l’ambiente e creando nuova crescita economica e occupazione a partire dalle specificità e sulle tradizioni locali, in particolare nelle aree rurali, costiere e industriali (incluse le aree abbandonate).
L’aumento demografico a livello globale, i cambiamenti climatici e la riduzione della capacità di resilienza degli ecosistemi esigono ormai un aumento dell’uso di risorse biologiche rinnovabili, ad esempio per una produzione primaria più sostenibile e sistemi di trasformazione più efficienti capaci di produrre alimenti, fibre e altri prodotti a base biologica con un minor utilizzo di fattori produttivi, minor produzione di rifiuti e di emissioni di gas serra, con benefici per la salute umana e l’ambiente.
Un sistema di gestione dei rifiuti che valuti adeguatamente il potenziale dell’agricoltura, delle foreste e dei rifiuti urbani organici è anch’esso fondamentale per assicurare un’economia circolare.
Il nostro Paese è, inoltre, secondo in Europa in termini di ricerca e innovazione e spesso il primo per
ricchezza in biodiversità e di prodotti innovativi e di qualità immessi sul mercato, “tuttavia, la Bioeconomia italiana ha sofferto di una carenza di coordinazione tra istituzioni e fra gli attori del pubblico e privato che operano nel settore – ha rilevato il Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita, Andrea Lenzi – Il nostro compito è interconnettere il meglio della parte scientifica e della politica del nostro Paese, convogliando le forze per la bioeconomia che ha un impatto su PIL, occupazione, salute e ambiente fondamentale per l’Italia e per l’Europa, per cui oggi abbiamo fatto un grande passo avanti ed un ulteriore messa in competizione delle politiche italiane a livello europeo“.
La Bioeconomia italiana punta a superare la produzione sostenibile di risorse biologiche rinnovabili e la conversione di queste risorse e dei rifiuti in prodotti ad alto valore aggiunto come alimenti, mangimi, prodotti a base biologica e bioenergia.
La Strategia mira ad offrire una visione condivisa delle opportunità economiche, sociali ed ambientali e delle sfide connesse all’attuazione di una Bioeconomia italiana radicata nel territorio. Inoltre rappresenta un’opportunità importante per l’Italia di rafforzare il suo ruolo nel promuovere la crescita sostenibile in Europa e nel bacino del Mediterraneo.
L’interconnessione pubblico-privato, è emerso dalla Conferenza, deve riguardare ogni ambito della Bioeconomia: dalle acque reflue come risorsa al biometano, fino a nuovi sistemi di packaging e alla digitalizzazione tesa a migliorare l’efficienza produttiva e la qualità dei prodotti.
Alla Conferenza sono intervenuti numerosi rappresentanti della Commissione UE.
“La nuova strategia italiana è ambiziosa e ci piace molto, ma dobbiamo iniziare insieme e aiutare gli altri Paesi, magari fornendo un modello – ha dichiarato Giovanni De Santi, Direttore della Risorse Sostenibili del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE – L’UE non parteciperà solo economicamente, ma in tema di governace, di approccio e innovazione: in Europa oggi 9 Paesi hanno adottato la Strategia nazionale sulla Bioeconomia, un settore per cui la sostenibilità è il mantra, senza non c’è futuro“.